La presidente della Regione ricorda il magistrato ucciso 28 anni fa a Palermo: «Appartengo a una generazione che ha vissuto quella terribile stagione»
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«“Potrei anche morire da un momento all'altro, ma morirei sereno pensando che resteranno giovani come voi a difendere le idee in cui credono. Ecco in quel caso non sarei morto invano”, disse Paolo Borsellino nel settembre del 1990 invitato ad un incontro politico con dei giovani militanti (di destra)». È l’incipit della nota stampa con cui la presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, a 28 anni della strage di via D’Amelio che uccise il giudice e la sua scorta, «ricorda un magistrato indipendente e di grande coraggio con le sue stesse parole. Quelle che egli stesso era solito rivolgere alle giovani generazioni che incontrava con particolare fervore».
«Non possiamo ricordare Paolo Borsellino e Giovanni Falcone - afferma il presidente Santelli - con la vuota retorica dell’antimafia militante che non risparmiò verso loro stessi veleni e complotti, trasformandoli in seguito in degli anonimi Santini utili a tutti. Appartengo ad una generazione che ha vissuto quella terribile stagione, ci siamo formati sul dolore e il lutto civile di aver perso grandi uomini delle istituzioni, e ora abbiamo il dovere di trasmettere alle giovani generazioni i veri valori che Paolo Borsellino ha sempre difeso. Un esempio, quello di Paolo Borsellino, che non dimenticheremo mai e che oggi in Calabria è ispiratore dell’opera quotidiana di quei magistrati che stanno mettendo alle corde le cosche criminali. E nel giorno del ricordo, il 19 luglio, noi lo vogliamo coniugare tutto al presente: Paolo Borsellino continua ad essere un esempio che ispira l’azione politica della mia Giunta e dei calabresi onesti di ogni generazione».