La richiesta sarebbe stata fatta via whatsapp. Irritazione tra i democrat. I due segnalati sarebbero vecchi nomi della nomenclatura sanitaria. Scalfari lo avrebbe definito un “compromesso malandrino tra parti politiche avversarie” (ASCOLTA L'AUDIO)
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Secondo una autorevole fonte, Amalia Bruni leader dell’opposizione della 12° legislatura della Regione Calabria, avrebbe bussato al decimo piano della Cittadella regionale, per chiedere al primo inquilino del Palazzo della giunta, la sua quota di potere di nomine nella gestione della sanità. La storia ha dell’incredibile, ma è vera, anche perché, ci sono tracce concrete della formulazione della richiesta. Il mezzo utilizzato è quello del whatsapp.
Negli ambienti del Pd non si parla d’altro. Ma quali sono stati i termini della richiesta? Dopo la formalizzazione del sub commissario alla Sanità in Regione nella persona del colonnello Maurizio Bortoletti, per il quale l’insediamento ufficiale è previsto nei prossimi giorni, gli occhi della politica e innanzitutto del presidente sono puntati sulla struttura del commissario ancora tutta da costruire.
Amalia Bruni, dunque, ha pensato bene di segnalare al presidente Occhiuto due nomi. Una segnalazione in perfetto stile consociativo da prima repubblica. Ai giorni nostri, potrebbe però essere descritto come un semplice tentativo di inciucio bello e buono. Una richiesta di spartizione del potere in ambito sanitario. Il tutto confezionato via whatsapp.
Qualche tempo fa Massimo D'Alema, con una battuta cercò di spiegare come in alcuni casi l’inciucio fosse utile e necessario, in certi momenti della vita politica. Scalfari gli rispose con un suo fondo sulla Repubblica, nel quale espresse tutta la sua riprovazione per la battuta dell’ex “migliore” della sinistra italiana, spiegando che, la parola "inciucio" denomina un compromesso malandrino tra parti politiche avversarie, un compromesso sporco e seminascosto che contiene segrete pattuizioni e segreti benefici per i contraenti, nascosti al popolo-bue. Scalfari non era uno qualunque, è stato uno di quei giornalisti che agli inizi degli anni 90 ha teorizzato la supremazia morale della società civile rispetto al ceto politico. In sostanza, il precursore di quell’antipolitica populista e di sinistra che ha aperto la strada al mostro antipolitico del grillismo. Amalia Bruni è figlia di quella stagione. È una di quei tanti esponenti della società civile ai quali il Pd e, prima di esso, i Ds, si sono rivolti quando le lacerazioni interne non consentivano soluzioni unitarie di tipo politico. In Calabria è successo con Callipo e con la ricercatrice lametina. Ma torniamo al fatto o se volete al misfatto.
A questo punto si tratta di capire se l’iniziativa della Bruni, tra l’altro maldestra, considerato il mezzo utilizzato per la richiesta, di partecipare alla spartizione della torta del potere sanitario, sia stata concordata con tutto il resto dell’opposizione, oppure è una iniziativa personale. Il punto è dirimente. Anche perché al di là del concetto dalemiano sull’utilità dell’inciucio o meno, è evidente che, la richiesta della Bruni, rischia di depotenziare il potere di controllo dell’opposizione sulla maggioranza. E, soprattutto, ne mina irrimediabilmente la credibilità.
Negli ambienti del Pd l’irritazione è palpabile. Tra l'altro si conoscono anche i nomi dei due potenziali raccomandati che, per scelta, almeno per il momento, abbiamo ritenuto di non pubblicare. Tuttavia, a quanto sembra, si tratterebbe di vecchi dirigenti sanitari. Nomi della nomenclatura sanitaria del passato. Quello che non è dato sapere, invece, è che cosa abbia risposto il presidente della Regione. Forse ne sapremo di più nelle prossime ore.