La deputata calabrese del M5S: «Il grido d’aiuto di Belcastro non può essere ignorato dal governo. Occhiuto agisca, servono fatti»
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Vittoria Baldino
«La provocazione del sindaco di Belcastro, che con un'ordinanza dal forte impatto simbolico ha vietato ai cittadini di ammalarsi, per denunciare l'assurda situazione sanitaria in cui versa il territorio, deve essere un campanello d'allarme per il governo e il ministero della Salute. Intere comunità sono lasciate sole davanti a un diritto così fondamentale come quello alla salute». Così in una nota Vittoria Baldino, vicecapogruppo M5S a Montecitorio.
«Il gesto del sindaco – prosegue – tanto drammatico quanto emblematico, quasi contestuale alla tragica morte di Serafino Congi per l'arrivo tardivo di un'ambulanza medicalizzata, mantiene accesi i riflettori sull'abbandono delle aree interne e montane, dove il diritto alla salute è quotidianamente calpestato da parte del sistema sanitario».
«La necessità di un piano straordinario per potenziare i servizi sanitari nelle aree interne e disagiate, come già ho denunciato con un'interpellanza urgente al ministro alla Salute – afferma la parlamentare – è sempre più impellente. È indispensabile garantire la piena operatività delle ex guardie mediche, un'adeguata copertura del 118 e il rafforzamento dei presidi ospedalieri incentivando il personale sanitario perché scelga di lavorare nelle aree interne e montane. Soprattutto è necessario agire e che lo faccia Occhiuto, in qualità di commissario del governo, perché servono fatti concreti sul punto e non più perdite di tempo».
«Non basta, per esempio, la previsione, come annunciata dal ministro Schillaci nei mesi scorsi, di far lavorare i medici di medicina generale qualche ora in più nelle case di comunità. Come denunciato dagli stessi medici serve una vera riforma strutturale delle cure primarie che dalla formazione al contratto sia funzionale ad un'organizzazione multiprofessionale e integrata intorno alle persone. Il grido di Belcastro – conclude Vittoria Baldino – non può restare inascoltato: il diritto alla salute non è negoziabile e non deve conoscere disparità territoriali».