Il ministro della Cultura chiude (per ora) il cerchio: «Non sono ricattabile perché per lei non ho speso un euro degli italiani». Sulle conversazioni private: «Diffonderle sarebbe un reato». Ed esclude di lasciare: «Meloni mi ha detto di andare avanti dicendo sempre la verità»
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«Chiedo scusa a mia moglie, la persona più importante per me. Chiedo scusa al presidente Meloni per l’imbarazzo che le ho creato. Chiedo scusa ai miei collaboratori, che senza colpa sono stati tirati dentro in questa storia».
Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano sceglie il Tg1 per parlare del caso Boccia. E lo fa con un’intervista “esclusiva”, come ostenta la Tv di Stato e, dunque, “controllata” dal Governo.
Sangiuliano comincia con piglio asciutto e carte alla mano per dimostrare che «neppure un euro degli italiani è stato speso» per i soggiorni e i viaggi della sedicente consigliera del ministro, Maria Rosaria Boccia. Ammette la «relazione sentimentale» e cede alla commozione quando chiede scusa alla moglie alla quale, dice, «non rinuncerei per nulla al mondo». Poi ammette anche che Boccia ha in mano chat compromettenti, che in una relazione sentimentale «chiunque si scambia, ma diffonderle sarebbe un reato».
Ma, al netto delle chat intime, dice di non essere ricattabile. E fa capire che non ha intenzione di dimettersi: «Ho detto al presidente Meloni che sono pronto a dimettermi, ma mi ha detto di andare avanti dicendo sempre la verità».