Il ministro è intervenuto agli Stati generali del Mediterraneo a Gizzeria Lido difendendo con le unghie e con i denti l'infrastruttura che dovrebbe collegare le due sponde dello Stretto: «Sarà occasione di lavoro e sviluppo, vero antidoto contro le mafie»
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
È stato il turno di Salvini ieri agli Stati Generali del Mediterraneo a Gizzeria Lido. Il ministro delle Infrastrutture non ha partecipato di persona, ma ha deciso di collegarsi da remoto per un solo scopo: difendere con le unghie e con i denti il Ponte sullo Stretto. E pazienza che era quasi un fuori tema rispetto all’oggetto della tre giorni.
«Mi ribello quando qualche giornale, sia in Calabria sia in Sicilia sia a livello nazionale, scrive – ed è vergognoso solo a pensarlo – che il Ponte non si può fare perché ci sono la ndrangheta e la mafia. Fesserie: la ‘ndrangheta e la mafia ci sono, ma non in Calabria e in Sicilia, ma in Italia, in Europa e nel mondo, e vanno debellate, vanno sterminate, vanno prosciugate. Il Ponte creerà occasioni di lavoro – si calcolano 100mila posti nell’arco di 5 anni – e di sviluppo che sono il vero antidoto alla mafia», ha detto il Ministro incurante del fatto che mafia e ‘ndrangheta sono un problema, ma certamente non l’unico in questa storia.
Non è un caso se l’opera, ipotizzata la prima volta nel 1876 dall’allora premier Giuseppe Zanardelli, abbia nel frattempo bruciato moltissimi quattrini senza che una sola pietra sia stata posta. Ma Salvini dice che questa è la volta buona. Lo ha detto ieri, lo ha detto in tv piazzando davanti Bruno Vespa un plastico (lo stesso che portò Berlusconi nel 2001?) e continua a rassicurare tutti, anche se il decreto varato dal Consiglio dei Ministri è stato approvato con la formula “salvo intese”. E di intese se ne debbono portare avanti diverse sia politiche, sia economiche, sia legali. Si perché sullo sfondo di questa storia c’è l’intricato contenzioso avanzato dalla ditta che vinse i lavori di realizzazione del Ponte, gara poi annullata dal Governo Monti. Qualora si riuscisse a rescindere il vecchio contratto, si dovrebbe avviare una nuova gara, difficilmente compatibile con quanto dichiarato anche ieri da Salvini a Gizzeria.
«Ovviamente è un’opera delicata, ho visto che il primo atto normativo risale al 1971, non ero nato e c’era Aldo Moro ministro degli Esteri. Dopo 52 anni conto di definire gli ultimi dettagli entro i prossimi giorni e poi ripartire con la società, con i contratti, con gli aggiornamenti dei progetti, con l’obiettivo di arrivare all’apertura lavori entro l’estate 2024». Tempistica difficile visti i chiarimenti che hanno richiesto alcuni Ministri del Governo.
Infine c’è la questione dei costi che non sono affatto chiari. Salvini sostiene che ci vorranno sette miliardi di euro «meno del reddito di cittadinanza», ma dove prenderli? Il decreto per il momento stanzia solo 50 milioni di euro per far uscire dalla liquidazione la società dello Stretto (controllata da Anas) e per aggiornare la nuova progettazione adeguandola alle normative ambientali e antisismiche. E gli altri? Salvini ha adombrato l’ipotesi che la Ue metta un suo contributo visto che il ponte è inserito nel corridoio Palermo-Berlino.
Resta sempre in piedi l’ipotesi di un coinvolgimento di privati (si prevede un traffico di seimila veicoli all’ora e 200 treni al giorno). Ma siamo al campo delle ipotesi che non spaventano il nostro Ministro. Anche se è incerta la dotazione finanziaria, anche se residuano diversi dubbi sulla sostenibilità economica dell’opera e sulla sua effettiva realizzazione tecnica, lui vuol convincere tutti (e forse anche sé stesso) che stavolta ci siamo davvero. Non solo, ma collega anche il Ponte all’alta velocità.
«Stiamo investendo 11 miliardi di euro per ferrovie più moderne e veloci tra Palermo, Catania e Messina - ha detto Salvini ieri a Gizzeria - Rfi sta lavorando sulla progettazione di ferrovie moderne e veloci tra Salerno e Reggio Calabria, quindi anche sulla dorsale tirrenica». Il problema è che per il potenziamento della ferrovia Palermo-Catania sono stati investiti 4 miliardi. Spesa che consentirà di coprire il percorso di 220 km in due ore in luogo di tre, ma non è stata prevista l’alta velocità. Così come dell’alta velocità non si parla più nemmeno per il lato calabrese. Qui siamo rimasti agli studi di fattibilità che dovevano essere finanziati con soldi stanziati dal fondo complementare, ma per il tratto da Cosenza in giù non essite nemmeno una progettazione.
Ma Salvini ieri ha voluto prevenire ogni critica e quindi ha detto ai calabresi di essere al lavoro non solo sul Ponte, ma «sul sistema Calabria». In che termini non è molto chiaro. «Ce la metterò tutta - ha ribadito ieri a Gizzeria - per andare avanti sui lotti della Statale 106 perché la Calabria non si merita di avere una strada conosciuta come la strada della morte, per andare avanti sull’autostrada A2, per portare ferrovie più veloci e più sicure anche sulla dorsale tirrenica e per arrivare velocemente da Reggio Calabria e Catanzaro a Roma, Milano o Berlino nell’arco non di qualche giorno ma di qualche ora».
I calabresi nel frattempo guardano perplessi i numeri dell’ultima finanziaria che ha sì stanziato tre miliardi per la Ss 106 ma spalmandoli in 15 anni ovvero tre governi. Ricordano perplessi le dichiarazioni dell’allora premier Matteo Renzi che dopo aver ribattezzato l’A/3 in A/2 la dichiarava terminata. Aspettano con impazienza chiarimenti sull’effettiva realizzazione dell’alta velocità anche nella Calabria centrale e del Sud. Salvini su questo ha ragione: per migliorare le infrastrutture in Calabria ce la deve mettere davvero tutta.