L’ultima pronuncia della Corte dei Conti sul danno erariale legato alla mancata realizzazione del termo-valorizzatore nella Calabria del Nord accende i riflettori sulla situazione della gestione dei rifiuti in Calabria. In particolare sull’impiantistica pubblica che da anni è ferma al palo.

Eppure Arrical, l’agenzia regionale che si occupa di acqua e rifiuti, era nata in fretta e furia proprio con l’obiettivo di indire il prima possibile la gara per il raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro. Lo scopo era quello di creare un impianto in grado di smaltire tutti i rifiuti prodotti in Calabria ed evitare le continue soluzioni tampone del passato.

In realtà dopo oltre due anni dalla nascita dell’agenzia la gara non è stata ancora portata a termine, anche se in questo periodo la Calabria non ha conosciuto le emergenze degli anni scorsi.

Leggendo però il rapporto Ispra 2023 sui rifiuti urbani la Calabria è ancora la regione, insieme a Campania e Lombardia, che esporta il maggior numero di rifiuti.

Una circostanza che ha un peso anche sulle tariffe per le famiglie. In Calabria, nel 2024, la spesa sostenuta da una famiglia calabrese per la tariffa dei rifiuti è di 348 euro. È quanto emerso dal Rapporto 2024 dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva. Rispetto all’anno precedente, c’è stata una diminuzione del 3,1%, che era di 360 euro ma rimaniamo comunque sul podio delle regioni con la tariffa più alta visto che a livello nazionale la spesa si attesta sui 329€. Il record spetta sempre a Reggio Calabria con 478€ a famiglia, mentre a Catanzaro se ne spendono solo 265€.

Insomma sui rifiuti Arrical ha ancora molto da fare anche se il presidente Occhiuto si dimostra ottimista e commentando la pronuncia della corte dei conti dice che il maggior problema del passato è stato il commissariamento del settore sostenendo che la circostanza «non sia sempre positivo per i territori, ma che anzi possa talvolta innescare cortocircuiti e problemi. La Calabria ha già pagato in passato un prezzo oltre misura salato per questo tipo di situazioni, e oggi non può più permettersi di disperdere neanche un euro in qualsiasi attività della macchina amministrativa». Evidentemente il presidente non pensa solo al settore rifiuti, ma anche a quello sanitario dove sta cercando in tutti i modi di uscire da un commissariamento che dura da quindici anni.

Tornando ai rifiuti, Occhiuto sostiene che «da tre anni a questa parte la gestione dei rifiuti nel nostro territorio è finalmente ordinata, trasparente e lineare, con un nuovo Piano regionale approvato dalla Giunta e con un costo per tonnellata smaltita assai inferiore rispetto al passato».

Però alcune criticità del passato permangono e Arrical non sembra avere la liquidità necessaria per effettuare i massicci investimenti che servono sul fronte dell’impiantistica pubblica per i rifiuti. Essendo subentrata ai vecchi Ato (ambiti territoriali ottimali) ne ha ereditato anche le pendenza. Queste sommano per oltre 58 milioni di euro per il triennio che va dal 2020 al 2022. La provincia più indebitata è quella di Cosenza che deve ad Arrical quasi 25 milioni di euro, fra cui spiccano i sette milioni del solo comune di Corigliano Rossano. Segue l’ex Ato di Reggio Calabria che deve 18 milioni, nove milioni deve invece la provincia di Catanzaro con il comune capoluogo che deve un milione e mezzo. Infine ci sono le province di Vibo Valentia (3,5 milioni) e quella di Crotone (2 milioni).

Si tratta di cifre importanti che adesso il dg di Arrical, Luciano Vigna, sta cercando di recuperare attraverso una serie di accordi con i comuni che sfoceranno in rateizzazioni del debito molto probabilmente. Un’altra prova di come recuperare l’efficienza del settore in Calabria sia molto difficile non per colpa dei sindaci bensì dell’alta evasione fiscale che si registra fra i cittadini su acqua e rifiuti.