«Sono contento». Nicola Irto, segretario regionale e senatore del Pd, diffonde entusiasmo su come il partito calabrese sta preparando il congresso nazionale. Sceglie un luogo e un tempo altamente simbolici, l’inaugurazione della sede di Polistena – un centro dove all’ultimo congresso cittadino i contendenti finirono in Tribunale – per dire la sua, senza citarli, sui casi di chi, da ultimo l’ex sindaco di San Giovanni in Fiore, vorrebbe rientrare nel Pd. «Dal punto di vista organizzativo – chiarisce – tutto si sta svolgendo in maniera regolare, in linea con il tesseramento del 2021 e grazie alla trasparenza assicurata dalla piattaforma nazionale.

Poi sono all’opera le commissioni provinciali di garanzia che stanno verificando che le adesioni siano nel rispetto dello statuto». Messaggio chiaro su una cernita in corso, anche se Irto ribadisce di essere «per un partito più inclusivo possibile», enfatizzando la buona reputazione che il partito ha conquistato a Roma: «Faccio notare che i candidati sono già venuti diverse volte, chi ancora non l’ha fatto sta per farlo, mentre all’ultimo congresso regionale nessuno ritenne di dover partecipare ad iniziative in Calabria».

Il clima di festa, dopo il taglio del nastro è doppio. All’inaugurazione si vede anche l’ex sindaco Giovanni Laruffa, che pur non sostenendo la via giudiziaria alla fronda interna, rimane un oppositore del segretario Marco Policaro che, intanto, mostra i muscoli e ricorda la presenza del leader cittadino del movimento di De Magistris e del gruppo di Polistena Futura, che recentemente ha subito una querela per stalking politico dal sindaco Michele Tripodi. «L’apertura della sede – commenta il segretario – è un segnale di forza e di fiducia che vogliamo ispirare a favore di quanti non si sentono rappresentati dagli attuali amministratori». Parlano anche Tania Bruzzese e il sindaco cittanovese Francesco Cosentino, mentre Irto suona la carica rispetto al tema dell’autonomia differenziata. «Il presidente Occhiuto – rileva – non ha detto nulla sull’approvazione del decreto Calderoli e questo imbarazzo si aggiunge alla gravità di un governo regionale che non ha preso posizione. Io invece penso che il consiglio regionale deve essere portato ad esprimersi su una legge che spacca il paese ed è nemica del Sud».