Un anno, una vita. Trecentosessantacinque giorni (quasi) secchi: dal 15 ottobre 2020 ad oggi. Nino Spirlì, del suo mandato istituzionale, non s’è perso un attimo. Amato e odiato, inneggiato e bistrattato, venerato e deriso, s’è agevolmente destreggiato tra polemiche roventi e trappole di vario tipo. A disseminarle, molti nemici politici ma, anche, qualche compagno di viaggio. Come ne è uscito? Agevolmente, pare: resta lui l’uomo forte della Lega in Calabria, la figura su cui punta Matteo Salvini per il ticket di presidenza con Roberto Occhiuto. E questi sono fatti.

E allora, è lecito domandarsi come sia riuscito nell’impresa. Due sono le potenziali risposte. La prima: ha semplicemente esercitato la funzioni che gli erano state attribuite dalla legge, dopo la prematura scomparsa di Jole Santelli (il 15 ottobre 2020, appunto). La seconda: nell’esercitare quelle stesse funzioni, non ha avuto paura di osare e provocare e contestare e contendere e sbagliare. Per andare al sodo, non è mai uscito di scena.

Nell’intervista rilasciata in esclusiva al nostro network, ecco il bilancio di fine mandato del governatore in carica. Il rendiconto di un anno spaventoso, segnato dalla pandemia e dai ritardi nell’approntare il sistema delle vaccinazioni, dalle emergenze occupazionali e dalla crisi economica legata ai blocchi Covid, dall’acuirsi dei ritardi storici della regione, dal clima di paura e sfiducia generalizzato.

Oggi le cose sembrano cambiate. Saranno i segnali di ripresa su base nazionale o sarà, più semplicemente, la resilienza che da sempre anima, inconsapevoli, i calabresi abituati a resistere a ogni tempesta. O saranno, chissà, anche i provvedimenti adottati dalla Regione per tentare di alleviare i mali della regione.

I problemi non sono tutti risolti. E le accuse al vetriolo della campagna elettorale sono qui a dimostrarlo. Ma Nino Spirlì rivendica lo sblocco di centinaia di milioni per il settore della cultura, altre decine per gli straordinari al personale sanitario in era pandemica, e anche altrettante decine per le assunzioni nella sanità; e poi l’accelerazione sui lavori dell’ospedale della Sibaritide (il primo che potrebbe vedere la luce rispetto a quelli di Vibo e Piana) e tanto altro ancora.

Si poteva e doveva fare di più e meglio? Certo. Ma da qui si riparte. È una intervista istituzionale di fine mandato e non politica, quella di Nino Spirlì, con qualche accenno di carattere personale. Gli utenti-elettori si faranno una idea. Ed è l’unica che conta.