Se doveva essere una prova di forza, l’intento è fallito. L’assemblea dei circoli e degli amministratori del Pd della provincia più grande della Calabria, ha richiamato nel complesso, nella sala allestita in un albergo di Rende, circa duecento persone, un dato tutto sommato modesto, con l’assenza, scontata e però rumorosa, di pezzi importanti del partito anche con cariche istituzionali prestigiose. Mancano all’appello, tra gli altri, il presidente della Provincia Franco Iacucci e i consiglieri regionali Mimmo Bevacqua e Carlo Guccione, insieme agli amministratori locali iscritti alle loro correnti. Spia di una divisione, anzi di una frattura forse insanabile in seno al Partito, che rappresenta lo scoglio più difficile da superare per Mario Oliverio, a caccia di un mandato bis.

Superare il commissariamento

Nicola Oddati, responsabile per il Mezzogiorno della segreteria nazionale, raffreddando gli entusiasmi in sala e con un certo imbarazzo per il tenore del suo intervento di chiusura, controcorrente rispetto a chi lo aveva preceduto, lo ha ribadito a chiare lettere: «Il candidato alla presidenza della Regione deve unire il partito nell’ottica di un allargamento della coalizione». Aggiungendo poi un altro passaggio fondamentale: «La scelta deve essere assunta dal territorio, ma il partito deve essere pienamente legittimato nei suoi organismi collegiali democraticamente eletti». In altre parole, bisogna avviare subito la fase congressuale e superare la gestione del commissario Stefano Graziano, anche lui, per inciso, assente all’appuntamento. Operazioni che richiedono tempo. «Ma il tempo stringe – dice Oliverio – e rischiamo di perdere quel vantaggio oggettivo determinato dalla nostra presenza alla guida della Regione. Proprio nel momento in cui il centro destra è con il culo per terra». La sfida del governatore A chi reclama una candidatura alternativa, leggi Ernesto Magorno e Agazio Loiero, lancia il guanto di sfida: «Se ci sono altri pretendenti, si accomodino pure. In Calabria c’è una legge approvata proprio durante la legislatura guidata da Loiero, che disciplina le primarie. Facciamole allora le primarie, non farlocche, ma regolamentate dalla Corte d’Appello».

Il convitato di pietra

Oliverio non risparmia bordate all’ex segretario regionale Ernesto Magorno, fresco sindaco di Diamante, ricordando le sue responsabilità e quelle della corrente renziana nel commissariamento della sanità, maturato nel febbraio del 2015, proprio all’indomani della sua elezione «e che oggi sta portando il sistema al collasso per le scelte scellerate ed irresponsabili del governo gialloverde. Da ultimo – sottolinea il presidente della Regione – la decisione di sottrarre le procedure di appalto alla stazione unica della Calabria, premiata dall’Anac e dal Ministero della Funzione Pubblica per l’efficienza del lavoro svolto». L’allarme sul fronte dell’inadeguatezza degli ospedali lo lancia anche Giuseppe Aieta, ex sindaco di Cetraro: «I nosocomi delle coste sono destinati ad esplodere con l’incedere della stagione estiva». Di Magorno hanno parlato in tanti, tra i più duri il sindaco di Acri, Pino Capalbo, secondo il quale dovrebbe dimettersi dal partito.

Gli altri endorsement ad Oliverio

C’è l’eurodeputato Andrea Cozzolino, eletto anche grazie al sostegno di Oliverio, ad invocare la riconferma del governatore, poiché non ci sono alternative spendibili. Gli fanno eco il capogruppo in consiglio regionale Sebi Romeo, e poi i componenti dell’assise di Palazzo Campanella Mauro d’Acri e Giuseppe Giudiceandrea, mentre in sala spicca la partecipazione degli assessori Francesco Russo, Franco Rossi e Maria Francesca Corigliano, oltre a quella di Nicola Adamo. Nessun dubbio per la deputata Enza Bruno Bossio: «Tutti gli indicatori economici indicano una crescita della Calabria. Anche per questo il candidato del Pd non può che essere Mario Oliverio»