I forzisti fedeli al sindaco di Cosenza attendono l'incontro con l'ex premier. Che non potrà rompere il patto con Salvini. Solo allora si parlerà di candidature alternative
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
«Ogni giorno è utile», ripetono i forzisti calabresi che ancora credono nella candidatura di Mario Occhiuto. Ma utile per cosa? Per il rendez-vous con Berlusconi, a cui spetta la decisione finale: andare avanti con il sindaco di Cosenza, malgrado il secco no di Salvini, oppure cambiare cavallo e puntare su una candidatura alternativa in grado di ricompattare tutto il centrodestra e dare l'assalto decisivo alla Cittadella.
Sarà probabilmente la coordinatrice regionale Jole Santelli la guida della delegazione che dovrebbe incontrare l'ex premier, con ogni probabilità dopo il voto in Umbria di domenica prossima, in seguito al quale il quadro politico nazionale sarà molto più chiaro. «Non avremo una risposta prima di lunedì», conferma un colonnello azzurro.
Occhiutiani convinti
Gli occhiutiani di rigida osservanza, ormai ridotti a esiguo drappello, continuano a nutrire qualche speranza sull'esito della trattativa. «I vertici di Fi non hanno ancora detto di no a Mario, ma anzi continuano a sostenere che sia un buon amministratore che non merita questa gogna mediatica», dicono alcuni membri della segreteria calabrese. Convinti che lo stesso Berlusconi sia rimasto fermo alla dichiarazione pro-Occhiuto di una settimana fa («convincerò Salvini»).
Il guaio è che in mezzo ci sono stati i nuovi strali del leader della Lega («vogliamo candidati specchiati, se uno ha il Comune in bancarotta non può fare il governatore») e, in particolare, il mega raduno della «coalizione degli italiani» in piazza San Giovanni a Roma, che ha sancito l'alleanza del centrodestra in tutti i prossimi appuntamenti elettorali. È dunque improbabile che l'ex premier voglia indispettire Lega e Fdi o, peggio, rompere il patto per favorire Occhiuto.
Il canovaccio sgradito
Tutti gli osservatori politici giurano che la storia seguirà un canovaccio sgradito ai (pochi) supporter di Occhiuto.
Santelli e gli altri calabresi confermeranno la linea fin qui seguita dal coordinamento regionale, ma Berlusconi pronuncerà più o meno queste parole: «Cara Jole, non possiamo candidare Mario, Matteo non lo vuole e noi non siamo nelle condizioni di rompere con il centrodestra per correre da soli».
Solo a quel punto i forzisti ammetteranno l'esistenza del piano B e le diverse candidature alternative in campo, tra cui quella del senatore Giuseppe Mangialavori e del sindaco di Catanzaro Sergio Abramo. Per adesso gli occhiutiani più irriducibili non intendono nemmeno porsi il fatidico interrogativo. «Che faremo dopo? Questa domanda ce la porremo poi, perché farcela adesso significherebbe dare per scontato che la candidatura di Occhiuto andrà male. Insomma, non è bello pensare al piano B quando c'è ancora in ballo il piano A».
«Salvini giustizialista»
Non serve nemmeno ricordare il veto inamovibile della Lega. «Salvini – ripetono alcuni azzurri – sta facendo il giustizialista e utilizza questi argomenti solo per la campagna elettorale in Umbria. Quando mai prima d'ora si era preoccupato per la Calabria?». Secondo questa interpretazione, il “no” del Carroccio, da lunedì prossimo, potrebbe trasformarsi almeno in un “ni”. Spes contra spem, verrebbe da dire.
Ma quelli che più hanno investito sulla candidatura di Occhiuto intendono andare fino in fondo, prima di prendere atto della necessità di cambiare il progetto politico. «Fermo restando che la candidatura alla presidenza spetta sempre a Fi – specifica un altro berlusconiano di peso –, noi tenteremo di far valere le nostre ragioni. Anche De Luca, in Campania, rischiava di non essere candidato per via di alcune inchieste giudiziarie, ma poi si è dimostrato un grande amministratore e ha beffato i giustizialisti da quattro soldi».
Si prova a giustificare anche il dissesto di Cosenza: «È stato strumentalizzato politicamente. Tutti i comuni del Mezzogiorno sono in default. Fino a qualche tempo fa Occhiuto era rispettato e parlava anche con il premier Conte, oggi lo hanno trasformato in una specie di criminale della pubblica amministrazione. In realtà, Mario si trova nelle stesse condizioni di tanti amministratori del centrodestra che, a differenza sua, non sono stati criminalizzati».
Saranno più o meno queste le obiezioni difensive che Santelli dovrebbe pronunciare davanti al tribunale di Berlusconi. Il cavaliere ascolterà certo con pazienza, ma poi dirà: «Cara Jole...».
bellantoni@lactv.it