Data elezioni, Oliverio tiene tutti sulla corda. Il Consiglio torna a riunirsi il 10

Il governatore ha accusato il doppio colpo assestato dal documento dei big regionali del partito a sostegno di Oddati e Graziano e poi dalla presa di posizione di Mirabello e Giudiceandrea. I dubbi dei parlamentari 5s sull'accordo con in democrat potrebbe indurre ad attendere i risultati in Umbria

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di Riccardo Tripepi
4 ottobre 2019
11:55

Mario Oliverio continua a tenere tutti sulla corda. Durante l’ultima riunione del Consiglio regionale ha annunciato che a breve avrebbe reso nota la data delle elezioni dopo un confronto con il presidente della Corte d’Appello e dopo aver sentito il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto. Ma probabilmente l’attesa sarà ancora prolungata.

Il suo piano originario, che prevedeva il voto il prima possibile con un’attenzione particolare al 15 dicembre, adesso pare mutato. Intanto la presa di distanza da parte dei big del partito che hanno firmato un documento contro la sua ricandidatura e a sostegno delle posizioni di Nicola Oddati e Stefano Graziano lo ha ancora di più isolato. Anche il recente “smarcamento” di due fedelissimi come Michele Mirabello e Giuseppe Giudeceandrea ha avuto il suo effetto, minando le certezze del governatore su un possibile successo di una partenza in contropiede.


 

In secondo luogo l’accordo tra Cinque Stelle e Pd che sembrava chiuso sul nome di Pippo Callipo adesso è molto più fumoso e da ridiscutere a Roma, verosimilmente anche alla luce dei risultati che si avranno in Umbria il prossimo 27 ottobre, primo vero banco di prova dell’alleanza giallo-rossa a livello regionale. Il problema non è certo costituito dal documento con il quale i parlamentari calabresi hanno bocciato l’accordo tra Pd e Cinque Stelle, ma quanto dalle valutazioni romane in ordine al successo dell’intesa in Umbria. Una disfatta di Vincenzo Bianconi nei confronti della senatrice Donatella Tesei, candidata del centrodestra potrebbe rappresentare un colpo per i nuovi accordi, nonché un’incognita per la stessa tenuta della maggioranza che regge il Conte bis.

In terzo luogo il presidente ha sempre dichiarato di voler legare la data delle elezioni calabresi a quella dell’Emilia Romagna che, nel frattempo, ha convocato gli elettori per il 26 gennaio 2020 anche per consentire l’approvazione del bilancio. Esigenza che il Pd, tramite Mimmetto Battaglia, ha già avanzato a Mario Oliverio.

 

Infine, ulteriore indizio della fase di riflessione in cui si trova Oliverio è dato dalla prossima convocazione del Consiglio regionale per il 10 ottobre con l’inserimento della delibera sulla spesa per le elezioni al netto di quella per le primarie istituzionali che non si svolgeranno per assenza di candidati. Già qualche settimana prima della data fissata per le primarie in Aula era arrivata una delibera di spesa per circa 7milioni di euro all’interno della quale era stata prevista anche la somma per le primarie. In quell’occasione il presidente aveva precisato che, pur non essendo un obbligo di legge, avrebbe preferito far approvare dal Consiglio la somma necessaria per elezioni prima di firmare il decreto che ne indice la data.

 

In ogni caso guadagnare tempo in questo momento potrebbe servire ad Oliverio per provare una ricucitura dello strappo col Pd o, comunque, per trattare dignitose condizioni di resa. Infine non va mai dimenticato che, a prescindere da ogni presa di posizione anche dei consiglieri di minoranza, qualche mese di stipendio in più per chi non sa se sarà rieletto al prossimo giro potrebbe anche non essere la peggiore delle iatture.

Giornalista
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