Dopo i ritiri di Masciari e Laghi l'imprenditore resta l'unico nome in campo. I dem sperano ancora nell'accordo. I pentastellati aspettano Di Maio ma sembrano pronti ad andare da soli
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Il paradosso è questo: Pippo Callipo, oggi, è la prima scelta sia del M5s, sia del Pd. Visto che l'ex presidente di Confindustria è obiettivamente impossibilitato a scindersi, per dare seguito alla sua candidatura dem e pentastellati dovrebbero trovare un accordo tra loro. Il guaio è che, al momento, questa alleanza non ha alcuna base programmatica e non può nemmeno contare su una volontà univoca in grado di allestirla di qui a breve.
I dissidi più forti si registrano in casa 5 stelle. Secondo diverse fonti parlamentari, oggi deputati e senatori calabresi del Movimento avrebbero dovuto incontrare di nuovo il capo politico Luigi Di Maio, dopo il vertice interlocutorio della settimana scorsa.
L'appuntamento è però saltato per impegni del ministro degli Esteri. E così il coordinatore Paolo Parentela resta in attesa di una nuova convocazione. Poco male, perché, se Di Maio si fosse fatto vedere questo pomeriggio, i parlamentari calabresi avrebbero avuto ben poco da comunicargli.
In realtà, il nodo da sciogliere non riguarda tanto le candidature, quanto le eventuali alleanze da siglare.
La rosa rimpicciolita
La rosa degli aspiranti governatori si è infatti rimpicciolita fino ad annoverare un solo nome: Callipo, appunto. Il ritiro di Pino Masciari e, da ultimo, di Ferdinando Laghi, hanno lasciato l'imprenditore vibonese quale unico attore in campo. E Callipo – malgrado lui stesso abbia in seguito tentato di non farsi tirare la giacca dalla «partitocrazia» – è il nome in cima alla lista dei desideri del Pd.
Chiara la mossa del partito di Zingaretti: designare l'ex presidente di Confindustria Calabria per vincere le resistenze dei pentastellati.
Solo che questi ultimi non sembrano avere alcuna voglia di vedere il simbolo del Movimento accanto a quello del Pd nella scheda elettorale.
L'unico portavoce che spinge apertamente per l'accordo è il vibonese Riccardo Tucci. Gli altri oscillano dalle posizioni di Nicola Morra – che preferirebbe che il Movimento stesse fermo un giro – a quelle del no a oltranza a qualsiasi patto con altri partiti.
C'è poi la posizione solitaria di Dalila Nesci, che – pur in presenza del veto esplicito del capo politico – continua a credere nella sua candidatura, tra l'altro rilanciata proprio oggi dall'ex ministro della Salute Giulia Grillo.
Il Pd spera
Dall'altra parte, invece, si indugia nella speranza. Il Pd “ufficiale”, che segue la linea disegnata dal segretario Zingaretti e dal suo plenipotenziario in Calabria Graziano, aspetta con fiducia le risoluzioni dei 5 stelle, nella convinzione che l'accordo, alla fine, si farà.
Parentela, in un'intervista rilasciata a lacnews24.it, ha però lasciato poco margine per una trattativa. Il coordinatore per le Regionali ha infatti stabilito che la conditio sine qua non per avviare un dialogo – dagli esiti comunque incerti – debba essere la bonifica del partito di Zingaretti.
Significa che non solo il governatore Oliverio, ma anche gli attuali consiglieri regionali del Pd, oltre ai dirigenti di lungo corso, dovranno essere estromessi dalle liste. Difficile immaginare che i dem che sponsorizzano la trattativa – tra cui big come Carlo Guccione, Mimmo Battaglia e Bruno Censore – possano accettare di segare il ramo su cui sono seduti.
La via stretta
In effetti, allo stato attuale, non si riesce a individuare un solo punto di contatto tra due mondi che restano diversi. «La via è davvero strettissima», ammette un attento osservatore dell'universo grillino.
Ieri il consigliere regionale del Pd Mimmo Bevacqua – nel solco delle direttive ecumeniche dal suo referente nazionale, il ministro della Cultura Dario Franceschini – ha provato comunque a individuare un terreno comune su cui far fiorire il dialogo.
A partire dall'acqua pubblica e dai rifiuti zero: «Si tratta di due temi di rilevanza non certo secondaria per la nostra regione e, rispetto a entrambi, così come su tutti temi di rilevanza ambientale, non vedo pregiudiziali effettive che possano ostacolare la costruzione di una posizione comune fra Pd, M5S e civismo riformista».
Lo stesso Bevacqua, però, non nasconde le evidenti difficoltà: «Il dialogo ha senso se si ha voglia davvero di ragionare e di provare a percorrere un cammino plurale: altrimenti, meglio lasciar perdere e andare ognuno per la propria strada».
Ecco, i 5 stelle calabresi – al netto di tutte le differenti posizioni – sembrano intenzionati a cambiare strada. E dire che, con il Pd, condividono pure il candidato governatore.
bellantoni@lactv.it