VIDEO | Il primo cittadino studia le vie d'uscita e gli appigli giuridici. Intanto la sua ex maggioranza diserterà la riunione urgente da lui convocata. E il gruppo del Pd chiama Graziano e Boccia (ASCOLTA L'AUDIO)
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“Andremo avanti” ha detto Giuseppe Falcomatà nell’immediato post sentenza dell’affaire Miramare. Una rassicurazione, la sua, rivolta alla città a cui ha dedicato sette anni di vita politica da primo cittadino. La sentenza che lo ha condannato era ampiamente prevedibile e Falcomatà aveva i decreti di nomina dei due nuovi vicesindaco nel cassetto. Un paio d’ore dopo la lettura del dispositivo al Tribunale di Reggio Calabra, presieduto da Fabio Lauria, il sindaco, non ancora ex, ha dato comunicazioni delle decisioni assunte: a Palazzo San Giorgio Paolo Brunetti, a Palazzo Alvaro Carmelo Versace. D’altra parte la Legge Severino scatta (anche retroattivamente) non appena viene emessa una condanna. Ma i tempi tecnici consentono al sindaco di poter firmare atti fino a quando non arriverà la notifica della sospensione da parte della Prefettura che a sua volta deve ricevere il dispositivo da parte della cancelleria del Tribunale. In ogni caso, assicurano dal suo staff, quelli della nomina dei due vicesindaco, saranno gli unici firmati da Falcomatà – la sospensione ufficiale è arrivata intorno alle 20 -, il cui obiettivo rimane comunque tornare al suo posto per completare quel secondo tempo che gli consentirebbe di terminare il mandato ricevuto dai reggini a settembre del 2020.
Vie d’uscita e appigli giuridici
Allo stato attuale Falcomatà ha tre opzioni e quindi tre strade da percorrere. Innanzitutto seguire l’iter processuale puntando a ribaltare la sentenza in Appello. Non sono d’altra parte rari i casi in cui sentenze di condanna sono state ribaltate o quanto meno attenuate. Anzi, c’è anche una certa fiducia tra i legali e lo staff del sindaco che sottolineano alcuni passaggi del processo appena concluso, che potrebbero diventare la “chiave” per l’Appello.
In seconda battuta sembra che il sindaco sia intenzionato a giocare anche la carta del ricorso al Tribunale ordinario cavalcando il profilo dell’incostituzionalità della legge Severino. La giurisprudenza fin qui non sembra però aiutare il primo cittadino. La Corte Costituzionale si è espressa tutte le volte che è stata chiamata in causa certificando la legittimità di diversi profili della Severino.
In ultimo al sindaco non resta che sperare che arrivi a qualcosa di concreto la discussione iniziata a fine ottobre nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato, che hanno avviato l'iter di tre proposte di legge, presentate rispettivamente dalla Lega, dal Pd e dal Movimento 5 stelle per restringere le maglie della configurabilità del reato di abuso di ufficio che, in realtà, è stato già modificato, e in un certo senso depotenziato, dal Decreto semplificazioni licenziato dal Governo Conte nel 2020.
L’isolamento politico
Già da qualche tempo a Palazzo San Giorgio si respira un’aria pesante. La volontà dichiarata dal primo cittadino di procedere ad un rimpasto di giunta non aveva trovato tutti i partiti della sua maggioranza d’accordo sull’opportunità di rimescolare le carte proprio a ridosso dell’attesa sentenza. Proprio un paio di settimane fa venne fuori l’ipotesi della nomina a vicesindaco di Paolo Brunetti, e la cosa non passò inosservata. Riunioni mancate, messaggi criptati, tentativi di chiarimento non sono serviti a molto. Falcomatà, a sentire i partiti della sua maggioranza è andato dritto per la sua strada senza consultare nessuno, nemmeno il Partito democratico. Ovviamente quello che non va giù ai Dem è che la nomina di Brunetti non ha una logica politica, visto che Brunetti è stato eletto con Italia viva di Matteo Renzi. E anche Carmelo Versace, nominato a stretto giro vicesindaco alla Città metropolitana, è stato eletto in una lista civica, certo vicina al sindaco, ma non del Pd. Ed è proprio questa decisione di escludere il partito da una scelta così importante che ha congelato i rapporti.
Falcomatà aveva anche convocato una riunione urgente per stamattina. In un primo momento era stata fissata per le 9 a Palazzo San Giorgio, ma dal momento che la sospensione è arrivata puntuale è stata spostata in altro luogo. Purtroppo per Falcomatà, però, la sua ex maggioranza non si presenterà all’appuntamento, per i motivi di cui sopra, e perché, dice qualcuno lui ormai non è più il sindaco della città.
Anche il Partito democratico vuole correre ai ripari e capire come proseguire l’esperienza nei due enti, atteso che la nomina di Versace alla Metrocity ha mandato su tutte le furie il Nazareno. Nel primo pomeriggio di oggi, intorno alle 14:30, il gruppo del Pd si vedrà per una riunione con il commissario regionale Stefano Graziano e il responsabile nazionale degli Enti locali, Francesco Boccia, segno che lo strappo consumato da Falcomatà potrebbe avere anche esiti insospettabili fino a qualche ora fa.
Chi entra e chi esce
La sospensione intervenuta per effetto della legge Severino provocherà una serie di sostituzioni in seno alle due assemblee interessate. A Palazzo San Giorgio al posto di Nino Zimbalatti, Peppe Marino e Armano Neri entreranno Antonio Ruvolo, Giovanna Pensabene e Lavinia Marino, mentre al posto di Saverio Anghelone, ieri nella prima giunta Falcomatà e oggi nei banchi del centrodestra, entrerà Gianluca Califano.
In Città Metropolitana, entreranno invece altri tre consiglier provenienti da Palazzo San Giorgio: Gianni Latella, Giuseppe Giordano e Giuseppe Sera.