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«Gli italiani hanno parlato, ora cominci a parlare l'Italia. Questo il senso del nostro impegno per il rispetto dei valori e dei principi della Carta, messi in pericolo da una riforma non solo sbagliata ma anche furba».
È quanto dichiarato dal Portavoce del Comitato territoriale "Il no della Magna Graecia", l’avvocato Nunzio Raimondi, in merito all'esito del voto referendario.
«Un testo frutto di una mediazione al ribasso che finiva per scuotere alcuni cardini dell'impianto costituzionale, a cominciare dalla sovranità popolare. Il vulnus più rilevante era portato ai pilastri del codice di Camaldoli: persona umana, dialogo, contributo di tutti alla formazione delle leggi, centralità del parlamento. La legge che -come scriveva Platone nel Libro quarto delle Leggi- non deve comandare ma persuadere; tanto che Clinia e l'Ateniese, i quali cominciarono a discutere di leggi costituzionali che era l'alba, iniziarono a capirsi solo a mezzogiorno!
Nessuno può dire al parlamento: fai la mia legge in settanta giorni...chi ha scritto questo non ha letto neanche Platone !
Ma questa ampia discussione sulle regole – continua Raimondi - ha avuto il bene di riportare al centro del dibattito italiano il problema dei problemi, quello del rapporto fra classe politica degna od indegna e leggi perfette od imperfette. Occorre restituire valore ideale all'azione politica, e per questo è necessario che il ceto politico sia libero dal bisogno.
Il tema dei costi della politica non era costituzionale ma è certamente reale ed attuale, perché tradisce un interesse che si mescola impropriamente con il servizio al bene comune.
Bisogna prendere atto che il nostro sistema democratico è fondato sulla concessione di ampi spazi alla maggioranza ma non consente, al contempo, di schiacciare le minoranze.
Ora che anche questo ennesimo tentativo di imprimere un orientamento autoritario al nostro sistema costituzionale, questa volta con l'alibi della speditezza e dell'Italia 2.0, è miseramente fallito, occorre aprire un capitolo nuovo nella scelta riformista nel solco della condivisione e della mediazione alta -non sul tornaconto partigiano.
Per fare questo occorre impegno serio, tempo e fatica, occorre lo spessore di autentici statisti e non di comuni politicanti.
Modificata l'attuale legge elettorale, non appena la Corte Costituzionale l'avrà ridimensionata sul tema decisivo del premio di maggioranza, delle soglie, dei capilista bloccati, occorrerà tornare al giudizio dei cittadini.
Ogni forza politica sarà più credibile se saprà rinnovarsi mettendo in campo non solo ambulanti portatori di voti,ma uomini e donne capaci di guidare le grandi riforme di cui il Paese ha bisogno.
Come portavoce di uno dei Comitati territoriali per il NO in Calabria, desidero ringraziare i tantissimi cittadini della provincia di Catanzaro e della Città capoluogo che si sono recati al seggio per far valere il loro voto di cittadini consapevoli delle scelte sulle regole per il nostro Paese.
Ringrazio pure di vero cuore i tanti Comitati per il NO che si sono spesi generosamente -da tutte le parti politiche, sociali e civili- a servizio della piena realizzazione degli ideali e dei valori costituzionali.
Ora è tempo di lavorare anche per il futuro del Capoluogo di Regione che -è giusto ricordarlo- ha massicciamente scelto di attuare pienamente la nostra Costituzione repubblicana, mostrando di tenere ai suoi cardini in modo speciale: sovranità popolare e condivisione, respingendo decisamente l'idea di fondo della riforma, la dittatura della maggioranza.
Grazie, infine – conclude il noto avvocato - alle diverse centinaia di cittadini che hanno aderito al Comitato "Il NO della Magna Graecia": davvero in tanti hanno voluto partecipare, segno questo che sui valori si coagula sempre un consenso grande e che, dunque, questi non devono mai essere sopravanzati dagli interessati di parte».