Scontro al calor bianco a Perfidia tra il meloniano e il pentastellato. L’analisi del giornalista Del Debbio sul centrodestra: «Ricomporsi ora è facile, stare uniti sarà più difficile» - RIVEDI LA PUNTATA
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«Un po' di schermaglie prima della formazione dei governi è normale. Poi c'è un signore che ha oltre 80 anni che dal 1994 è al centro di una scena, che guida lui e comanda lui, che a questo punto si trova che al centro della scena non c'è più lui ma c'è una signora, e già questo magari infastidisce un attimo. In più questa signora ha preso più voti anche di un altro signore, che è Salvini, e quindi diciamo si trova ad averne due davanti, e siccome è abituato ad essere sempre lui il primo, non è tipo da cedere la scena così facilmente. C'è anche un aspetto psicologico».
Così Paolo Del Debbio, giornalista scrittore e conduttore tv, a Perfidia, nella puntata che Antonella Grippo ha voluto dedicare al “Compagno Silvio” indentificandolo come l’opposizione più nerboruta all’appena nato governo di Giorgia Meloni. In studio anche Ernesto Rapani (Fratelli d’Italia), Riccardo Tucci (Movimento 5 Stelle) e in collegamento Andrea Crisanti (Pd) e l’analista politico Gianfrancesco Caputo.
La giornalista di Sapri incalza il collega anche sugli audio “rubati” e dati in pasto all’opinione pubblica del Cavaliere su Volodymyr Zelensky. «Non stiamo parlando di stinchi di santo. Non lo sono nessuno dei due. Zelensky e l’Ucraina hanno fatto i loro sbagli, il discorso sarebbe lungo e parte da molto prima, da quel 2004… però di fatto di fronte all’invasione illegittima di Putin si può discutere se sia giusto inviare o no armi, ma quello che spariglia è che Berlusconi ha detto cose che vanno in senso contrario a quello che dicono gli altri leader di coalizione. Insomma non è un fatto irrilevante, sembra si siano ricomposti, ma poi quando c’è una spartizione di poltrone è facile ricomporsi, dopo è più difficile stare uniti».
D’altra parte di Giorgia Meloni, Del Debbio dice di conoscerla come una persona preparata e molto decisa, una che non si fa mettere i piedi in testa. «L’aspetto che ci sia una donna, per la prima volta, nella storia repubblicana, all’interno della coalizione di centrodestra qualche mal di pancia l’ha suscitato. Anche in campagna elettorale, come quando Berlusconi l’ha chiamata la signora Meloni».
Dopo di chè però c’è un fatto: «La Meloni ha un partito molto compatto con lei, mentre Forza Italia ha delle divisioni interne, mentre la Lega passa un momento non semplicissimo, Fratelli d’Italia ha una compattezza granitica».
Ma è anche sul futuro di Forza Italia che vuole indagare la Grippo. Per il conduttore di “Dritto e rovescio”, «sarebbe suicida segare il ramo su cui si è seduti», ammettendo poi che in politica ci sta tutto.
La giornalista invita quindi Del Debbio a “sfruguliare” i suoi ospiti e lui non si fa pregare chiedendo a Rapani se il partito è pronto a seguire la leader “senza se e senza ma”. L’esponente meloniano ribatte riprendendo le parole di Del Debbio: «La Meloni ci ha detto o andiamo al governo così come dico io o ritorniamo alle elezioni. Non siamo affascinati della poltrona a tutti i costi, vogliamo dare risposte alla nazione».
A Tucci invece, Paolo De Debbio sottolinea che Conte è uno che parla chiaro, e che ha detto che i 5 Stelle possano fare opposizione anche da soli. Una via che può depotenziare il Movimento stesso. Per il deputato la politica di Conte può solo rafforzare i pentastellati: «Già nel 2013 abbiamo fatto opposizione da soli e i nostri temi sono diventati cavalli di battaglia trasformati poi in leggi. Credo non ci sia questo rischio».
L’ultima perfidia di Del Debbio è indirettamente nei confronti di Meloni: «che non si lasci prendere dal fascino della poltrona di Palazzo Chigi. Non perdere il contatto con la gente e i ceti popolari e di non stancarsi perché sarebbe il declino».
Dal reddito di cittadinanza alla destra sociale
«Cominciamo subito dal caro bollette a seguire ci dovremmo occupare delle cartelle esattoriali e quindi cercare di dare una mano agli italiani per questa spada di Damocle che hanno sulla testa. Dopodiché iniziamo con quello che è il programma elettorale che abbiamo presentato agli italiani».
Parte da questa affermazione di Rapani lo scontro al calor bianco con Tucci sul reddito di cittadinanza, derubricato dal meloniano a «marchetta elettorale» che ha permesso ai 5 Stelle di stare a galla, soprattutto in Calabria. Tucci ovviamente dissente da questa lettura e prova a rispondere dati alla mano che il Rdc ha «salvato un milione di famiglie dalla povertà», un dato che non raggiunge l’1% del totale su base nazionale. Il rieletto deputato contiano prova anche a ribaltare la questione, chiedendo lumi sulla riforma fiscale, che non sembra mettere d’accordo proprio tutte le forze di governo. Il tutto mentre non sbatte la porta in faccia al Partito democratico – ma «quello del Conte 2» dice – e alla possibilità di trovare una linea comune.
Dopo il botta e risposta in salsa elettorale sui rimedi alle falle registrate nel sistema del Reddito di cittadinanza, il discorso è scivolato su quale destra sociale troveranno gli italiani con Fratelli d’Italia. Rapani parte da lontano chiedendosi retoricamente chi ha inventato l’istituto di previdenza sociale e l’edilizia popolare, non nascondendo la presenza di vecchi cimeli in casa propria. Tucci non resiste e tenendosi la testa tra le mani parla di «balle decennali».
È possibile rivedere l'intera puntata su LaC Play.