Non poteva che essere “Soldi” di Mahmood la colonna sonora della puntata di Perfidia dal titolo “Te piace ‘o Qatar?”. Antonella Grippo introduce il tema di quello che si configura come il più grande scandalo nella storia dell'Unione europea ponendo ai suoi ospiti la domanda se con il “Qatargate” ci ritroviamo di fronte ad una Tangentopoli post moderna.

Ospiti di quella che è stata l’ultima puntata di questo 2022 – Perfidia tornerà a gennaio assicura la giornalista di Sapri - il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, il direttore de “Il Dubbio”, Davide Varì, la giurista Anna Falcone, il vulcanico Francesco Toscano, presidente “Per la sovranità popolare”, e l’editorialista Augusto Bassi.

L’editoriale di Augusto Bassi

È proprio Bassi ad aprire le danze con un sofisticato editoriale dal titolo “I tipi umani del Pd”. «Facciamo dunque due passi fra i morti viventi e i vivi morenti del Pd - esordisce - cercando di cautelarci con un pò di sano distanziamento sociale. La cifra ideologica del partito è il bis-pensiero, ovvero farsi opportunisticamente tutto e il contrario di tutto».

Bassi mette a nudo alcune contraddizioni proprie dei democrat - «presidia militarmente i diritti della comunità Arcobaleno ma al contempo difende la tradizione islamica di Paesi nei quali gay e transessuali rischiano di essere lapidati in pubblica piazza» per dirne una -.per evidenziare la convenienza di certe scelte e posizioni politiche - «non sorprende che chi abbaiava come un barboncino mannaro contro il contante, torni a cuccia scodinzolante appena si fa nasare una valigia di quattrini. Ma non vorrei che i riferimenti alla cuccia del cane siano interpretati come semplici allegorie».

Bassi trova, dunque, più utile interrogarsi sul tipo umano che sceglie il Pd: «Con preziose quanto autentiche eccezioni tipo Gianni Cuperlo, un idealista scornato, nella maggioranza dei casi sceglie il Pd chi è affetto da delirio di impotenza. La controcultura liquidatoria, o liquidazione culturale, che il Pd serve, è infatti un magnete per tutti gli inetti i repressi e gli avidi del pianeta. E il grande liquidatore lo sa, e li usa come arnesi, come soldatini, terroristi o sicari».

«Perciò – argomenta Bassi - chi oggi ostenta buoni sentimenti, chi ne fa vanto, ha sempre cattive intenzioni. Che lo sappia o meno. Epigramma che forse andava ricordato a Panzeri quando parlava di sforzi encomiabili del Qatar sui diritti umani, ma anche alla Moretti quando dichiarava “andai a Doha si, ma per salvare delle attiviste afghane” o infine alla moglie di Sumahoro, mentre pascolava da Gucci a vantaggio delle povere migranti senza borsetta in pelle matelassè».

Questione morale o questione democratica?

La trasmissione entra nel vivo quando Antonella Grippo rinnova il quesito sul “Qatargate” e sulle sembianze di una tangentopoli post moderna che taluni vorrebbero affibbiare ad una inchiesta che è ancora alle indagini preliminari.

Per Davide Varì, deciso garantista e direttore de Il Dubbio, «la sinistra ogni volta si rifugia, e trova rifugio in buona fede, evocando la questione morale». Quello che sta accadendo oggi, per lui, non ha nulla a che vedere né con tangentopoli né con la questione morale. «I fatti sono chiarissimi. La magistratura belga ha messo sotto inchiesta zero esponenti del Pd, sta indagando la posizione di un ex esponente del Pd (Panzeri) che in realtà è un uomo della Cgil. Un ex parlamentare, e quindi, a parte la vicepresidente greca Eva kaili, non è stato toccato il Parlamento attuale, ma neanche il Pd. In queste ore i giornali italiani, a parte il Dubbio e Il Riformista, stanno agitando lo spettro di una tangentopoli inesistente».

D’accordo con Varì, è Anna Falcone che prova a offrire un’analisi politica al “Qatargate”: «L’istituzione europea ha vacillato davanti alle ultime crisi e l’indagine è un brutto colpo. Del resto il dubbio rimane. Se l’obiettivo è quello di rilanciare nell’opinione pubblica europea l’immagine di un paese che non tutela i diritti umani, non poteva essere raggiunto corrompendo due o tre persone». Il discorso vira quindi sulla falla che riguarda la selezione della classe dirigente, che non restituisce una Europa autorevole. Il problema per lei va «ricondotto nella categoria della questione democratica. Queste cose accadono quando mancano i partiti politici e perché in Europa purtroppo, le famiglie politiche non sono mai andate oltre le federazioni dei partiti».

Toscano si stupisce dello stupore. Per lui l’Europa «è un luogo strutturalmente costruito per corrompere e farsi corrompere». L’impressione del leader di “Per la sovranità popolare” è che ci stiamo concentrando su una questione di contorno visto che «a capo dell’unione Europea abbiamo una signora, Ursula von der Leyen, che ha stipulato in segreto contratti multimilionari con la Pfizer, con il marito che ha interessi nella farmaceutica. Ma nessuno la chiama per chiederle conto».

Varì eccepisce che tutte le cose dette da Toscano siano «sciocchezze populiste». Si accende quindi uno scontro verbale tra i due. Il direttore del Dubbio spiega che per lui l’Europa, in Italia, gode di ancora di credibilità, anche perché «l’Italia è un paese molto molto europeista». Il «dramma» è quindi che l’indagine può minare quella credibilità e la politica ha il dovere di fare in modo che ciò non accada.
Toscano però insiste: «Il Parlamento europeo ha poteri ornamentali, comanda la Commissione».

L’assonanza dei termini con la tangentopoli italiana però per Varì non esiste. Anzi, ciò che sta intossicando la vita politica italiana dal '92 ad oggi è «l’assoluta mancanza di comunità politiche». I tentativi, con Grillo e i 5 stelle in testa «sono miseramente falliti»: «Non nego che ci siano nella politica italiana, nella sinistra e nel Pd, le nature affaristiche, però anche questo credo sia il prodotto di questa mancanza di protagonismo dei partiti. Probabilmente stiamo andando verso un modello nuovo. Ma se la politica non è ossigenata da una presenza popolare, alla fine muore e se muore avanzano strani movimenti e strane idee che fanno male a tutti. Le procure invece riempiono spazi che la politica lascia aperti». 

Varì: «Gratteri crea una sovrapposizione di ruoli che intossica il sistema»

«Un annetto fa il procuratore Gratteri ha fatto una conferenza stampa in cui ha detto, “io voglio smontare la Calabria come un treno”». Così Varì quando Grippo chiede se l'assenza della politica può far nascere leadership altre. «Questa non è un’affermazione legittima per un procuratore, lo è forse per un politico - continua Varì -. Se un magistrato dice questo vuol dire che ha creato una sovrapposizione di ruoli che ovviamente va ad intossicare il sistema. C’è una parte delle Procure che pensa di assolvere ad un compito moralizzatore della politica».
Toscano non fatica in questo caso a concordare con il direttore de Il Dubbio, aggiungendo: «La distruzione di quella classe politica è servita a costruire questo mostro di Europa tecnocratica e cinica».

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