Preferenza di genere, il Consiglio spaccato pensa al maxiemendamento di riforma

Torna in Aula la legge Sculco ma è ancora lontano l'accordo dei gruppi. Prima dei lavori nuova riunione dei presidenti convocata da Nicola Irto. Allo studio un pacchetto di riforme che possa avere una maggioranza trasversale: sbarramento al 4%, introduzione del voto disgiunto e del consigliere supplente. All'interno anche la doppia preferenza

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di Riccardo Tripepi
14 aprile 2019
13:08

Sarà una giornata assai complicata quella di domani per il Consiglio regionale. In Aula torna la proposta di legge, di iniziativa di Flora Sculco, che vorrebbe introdurre la doppia preferenza di genere. Una legge che palazzo Campanella continua a rinviare da lunghissimo tempo e che ha innescato un mare infinito di polemiche, mettendo sul piede di guerra associazioni e comitati pari opportunità che hanno già annunciato iniziative di protesta se non si dovesse arrivare all’approvazione finale.

 


L’ultima seduta ha registrato momenti di pesante tensione fra gli schieramenti con una discussione, per molti aspetti strumentale, che ha portato prima alla sospensione dei lavori e poi al rinvio, l’ennesimo.

 

Da quel momento nulla sembra essere cambiato. La maggioranza di centrosinistra, almeno sulla carta, dichiara di volere la legge (seppure con qualche eccezione, come quella di Orlandino Greco), ma non ha i numeri per affrontare l’Aula. Il centrodestra, invece, non è compatto. Vincenzo Pasqua, ad esempio, ha presentato un progetto di legge alternativo che però giace in Commissione. Altri vorrebbero che la discussione fosse inserita all’interno della riforma della legge elettorale.

I capigruppo e la strategia di Oliverio

Prima dei lavori d’Aula, alle ore 12, è fissata dunque una nuova riunione della Conferenza dei capigruppo per provare a fare il punto della situazione. Il governatore Mario Oliverio, che per la prima volta potrà prendere parte ai lavori del Consiglio senza autorizzazione del Tribunale dopo la revoca dell’obbligo di dimora, ha già illustrato la strategia ai suoi. Sulla doppia preferenza di genere, così come sulle riforme in genere non esistono maggioranza e minoranza, il ragionamento del presidente della giunta. Pertanto la norma Sculco dovrà andare ai voti sperando si possa arrivare alla sua approvazione in maniera trasversale. Se poi non ci dovessero essere i numeri anche la responsabilità sarebbe trasversale.

Idea maxiemendamento di riforma statutaria

Per uscire dallo stallo si sta lavorando ad un’ipotesi di compromesso, anche all’interno del gruppo di lavoro sulla legge elettorale formato da Sebi Romeo, Mimmo Tallini, Giovanni Nucera e Antonio Scalzo. I gruppi di centrodestra avrebbero posto alcuni punti in vista della riforma della legge: mantenimento della soglia di sbarramento al 4%, introduzione del voto disgiunto e del consigliere supplente nel caso di nomina di un assessore politico. Anzi si starebbe valutando la possibilità di introdurre tutti i punti in un unico maxiemendamento alla riforma dello Statuto che domani sarà in Aula.

 

Il centrosinistra non pone preclusioni, ma a condizione che all’interno del provvedimento complessivo trovi spazio anche la legge proposta da Flora Sculco sulla preferenza di genere.

 

La discussione, insomma, è aperta più che mai e dopo un mese dal clamoroso fallimento dell’ultima seduta di Consiglio, il rischio di un nuovo flop sembra essere assai elevato. A meno che non si trovi una mediazione complessiva che possa tentare di tenere insieme una maggioranza trasversale, per quanto risicata. La sensazione, però, è che sia in atto un infinito gioco delle parti per affossare una legge che nessuno vuole, ma della cui bocciatura nessuno vuole assumersi la responsabilità.

 

Riccardo Tripepi

Giornalista
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