L’esponente democrat di Catanzaro annuncia ricorsi giudiziari e punta il dito contro numerosi consiglieri regionali che avrebbero fatto il doppio gioco sulla nuova legge elettorale affossata dall'Assemblea
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di Alessia Bausone*
È stato un valzer dell’ipocrisia quello che ci hanno fatto ballare in questi lunghi mesi i consiglieri regionali calabresi già riottosi nei confronti dell’introduzione della doppia preferenza di genere (che tradotto vuol dire promuovere la presenza di più donne nell’assise regionale).
Un ballo che nell’ultima seduta d’aula a Palazzo Campanella è divenuto un can can con rappresentanti pagati dai calabresi pronti a sgambettare lontano dalle proprie pubbliche responsabilità politiche.
Oltre a Orlandino Greco, capogruppo (con tutti i privilegi che ne conseguono) della lista “Oliverio Presidente” ed eletto con il centrosinistra (almeno in questa tornata), che si è trincerato dietro la scusa di un voto negativo alla legge sulla doppia preferenza “a titolo personale” e a Gianluca Gallo che lo scorso gennaio in televisione dichiarava: «Sulla doppia preferenza non vedo ostacoli, per me si può arrivare in aula», e ora associa la preferenza di genere a possibili infiltrazioni mafiose, a Salvatore Arruzzolo, “pasdaran del rinvio” della proposta di legge e capogruppo di “Ncd”, un Partito che esiste solo nel consiglio regionale della Calabria con elevati costi a carico dei cittadini, le principali responsabilità le ravviso nel capoluogo di Regione.
Difatti, le principali supercazzole di questo consiglio regionale sulla doppia preferenza riguardano proprio i catanzaresi, come Sinibaldo Esposito che il 16 luglio 2015 ha votato in Commissione riforme la proposta di legge dichiarando a verbale: «Ritengo che il principio della parità di genere non sia di esclusivo interesse di un Partito, ma rappresenti principio generale bipartisan ed esprimo apprezzamento per la proposta di legge». E Antonio Scalzo, fresco di mutazione genetica da democratico a moderato a conservatore, il 6 marzo 2015 ha dichiarato: «Quello delle politiche di genere e per il lavoro dovrà essere uno dei punti cardine di questa legislatura. La modifica della legge elettorale per l’introduzione della doppia preferenza dovrà rappresentare l’inizio di un percorso», entrambi si sono astenuti.
E mentre Enzo Ciconte era assente (ma il suo voto sarebbe stato decisivo), la piroetta con più slancio l’ha fatta Domenico Tallini: rispetto alle dichiarazioni del consiglio regionale di marzo in cui diceva a nome del centrodestra che «nessuno è contrario alla preferenza di genere», ora fa dietrofront facendo un metaforico gesto dell’ombrello all’assise di Catanzaro che la doppia preferenza la vuole, inclusa la sua “collaboratrice esperta al 50%” e vicepresidente del consiglio comunale Roberta Gallo, che proprio su questa norma ci aveva messo la faccia sulla stampa e se avesse un briciolo di dignità politica si dimetterebbe.
Intanto con le amiche delle associazioni nazionali DonneInQuota e della ReteDellaParità, non ci sottrarremo a far valere nei tribunali i principi della parità di genere, spazzando via norme elettorali incostituzionali come l’attuale legge calabrese.
*Assemblea provinciale Pd Catanzaro