«Dal 1981 ad oggi sono stati spesi per nulla più di un miliardo e cento milioni di euro, e appare tuttora un’incognita il costo finale dell’opera. Tra il 1981 e il 1997 sono stati spesi 135 miliardi di lire per vari studi di fattibilità iniziale. Nel 2013 il Governo Monti ha liquidato la società al costo 342 milioni fra penali e indennizzi, ai quali si aggiungono altri 130 milioni già spesi per altri studi di fattibilità. Pende ancora in giudizio una richiesta di risarcimento di Eurolink di 657 milioni di euro per illegittimo recesso e ci sono altri contenziosi attivi. Dal 2005 le previsioni di spesa sono più che triplicate, attestandosi ad oggi a 14,6 miliardi di euro, dato puramente indicativo, perché la scelta di procedere per fasi costruttive non permette a nessuno di quantificare l’effettivo costo del Ponte. La cosa già chiara, però, è che con l’emendamento della lega, si sottraggono 7 miliardi di euro al Fondo di coesione e sviluppo di tutto il Mezzogiorno». Così il segretario confederale della Cgil, Pino Gesmundo nel corso della conferenza stampa “No al Ponte sullo Stretto”, promossa da Cgil, partiti e associazioni oggi a Roma.


 

Pino Gesmundo
Pino Gesmundo
Pino Gesmundo

Il dirigente sindacale ha ricordato che «l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha dovuto smentire il Governo, chiarendo che i due ricercatori hanno lavorato a titolo personale. Ma ammesso che non sia obbligatorio il parere dell’Ingv, davvero l’esecutivo intende procedere senza il parere della massima istituzione scientifica italiana sul tema? Bastano le banali previsioni del Ministro dei Trasporti?», chiede Gesmundo.

«Il Consiglio nazionale delle ricerche e l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – ha aggiunto – poche settimane fa hanno confermato il loro grido d’allarme sul rischio di costruire un’opera su due faglie che continuano ad allontanarsi e nel mentre la presidente Meloni continua nel suo tentativo di procedere in deroga alla norma che viete l’edificabilità su faglie sismiche».
Inoltre il segretario confederale della Cgil ha sottolineato che «già oggi 3mila imprese sono sottoposte a procedura di esproprio e 450 nuclei familiari sono costretti a lasciare le proprie abitazioni senza nessuna prospettiva per il loro futuro».

«Si fermi questo scempio e si affrontino i problemi reali del Mezzogiorno»

In conclusione Gesmundo ha indicato alcuni degli interventi necessari. «Si fermi questo scempio e si affrontino i problemi reali del Mezzogiorno. Si risolva definitivamente la nuova emergenza del dissesto idrogeologico e si migliori il sistema di approvvigionamento e distribuzione dell’acqua. Oggi, ad esempio, la Sicilia disperde 340 milioni di metri cubi di acqua l’anno per la vetustà del suo sistema di distribuzione e di invasi (con i suoi cittadini, che, per assurdo, hanno un indicatore tariffario fra i più alti d’Italia). Si completi veramente l’alta velocità Salerno-Reggio Calabria, si elettrifichi e si metta in sicurezza la ferrovia ionica e si completino le infrastrutture autostradali e ferroviarie siciliani e calabresi, perché oggi, mentre si discute sul nulla il tempo di percorrenza tra Palermo a Siracusa con il treno è di circa 8 ore».

La replica della società Stretto di Messina: «Dal 1981 al 2013 per il progetto sono stati spesi 300 milioni»

La società Stretto di Messina ha replicato al segretario confederale evidenziando che non sono stati spesi 1,1 miliardi di euro. «Dal giugno del 1981, anno di costituzione della Stretto di Messina, al 2013 gli investimenti per la ricerca, lo sviluppo, gli studi di fattibilità, le progettazioni, nonché l'esperimento di quattro gare internazionali, sono stati pari circa 300 milioni. Un importo assolutamente in linea con parametri internazionali nonostante il ponte sia un'opera con caratteristiche eccezionali».

La controreplica della Cgil: «Il nostro calcolo dei costi fino 2024, quello della società si ferma al 2013»

Non si è fatta attendere la controreplica del sindacato. «Il nostro calcolo sulle spese del Ponte, pari a 1,1 miliardi di euro, comprende il periodo1981-2024», mentre il calcolo della società Stretto di Messina, pari a 300 milioni, «si ferma al 2013».
«Premesso che anche 1 solo euro di risorse pubbliche sprecate sono tante, i 300 milioni» di spesa dal 1981 al 2013 «sono una cifra enorme», sottolinea il leader sindacale. E «le risposte le vorremmo dal Governo e non da chi deve fare il lavori», conclude Gesmundo.