Vita dura per i falsi invalidi, Inps e Regione soddisfatti della stretta avviata due mesi fa

Illustrati a Reggio da Boeri e Scura i termini dell'accordo che ha reso più rigido l’accertamento dei requisiti. Il presidente dell’Istituto: «Fare ricorsi azzardati per le domande respinte non conviene»
di Riccardo Tripepi
22 febbraio 2018
13:17

Grande soddisfazione per i risultati prodotti dall’intesa tra Inps e la Regione Calabria in ordine all’accertamento dei requisiti sanitari in materia di invalidità civile. I risultati dell’accordo sono stati esposti in conferenza stampa all’Università Mediterranea di Reggio alla presenza del presidente dell’Inps Tito Boeri e del commissario ad acta per il piano di rientro dal debito sanitario Massimo Scura.

L’intesa è stata siglata nel maggio 2017 ed è in attuazione dal primo dicembre, quando si è conclusa una lunga battaglia giudiziaria. L’intesa era stata impugnata dalla Regione in quanto, secondo la giunta, il commissario Scura non era legittimato a sottoscriverla. La pronuncia del Consiglio di Stato ha poi messo la parola fine alla querelle confermando la legittimità dell’accordo.


 

Boeri si è soffermato sui numeri dell’accordo che assumono un valore particolarmente significativo in Calabria dove intorno alle pratiche di invalidità civile si sono consumati non pochi abusi.

 

La razionalizzazione delle funzioni concernenti l’accertamento dei requisiti sanitari in materia di invalidità civile, cecità civile, sordità e handicap, abbreviando l'iter e affidando gli accertamenti all’Inps, che prima erano di competenza della Regione ha prodotto un’immediata inversione di tendenza.

 

«Ciò significa per le famiglie avere tempi molto più rapidi per le procedure della richiesta dell’invalidità civile: i tempi di attesa dalla presentazione della domanda al verbale di accertamento si sono ridotti da 117 a 25 giorni. L’intesa inoltre permette ai medici di poter svolgere meglio le proprie attività, quindi aumentare anche la qualità degli accertamenti sulla base di parametri uniformi in tutta Italia, e permette di ridurre il contenzioso. L’indice di soccombenza - ha sottolineato Boeri - di chi ricorre contro l’Inps è molto alto e noi chiediamo il rimborso delle spese legali, per cui i cittadini sappiano che spesso ci sono avvocati che li spingono a fare dei ricorsi, ma questa è una strada irta di ostacoli e difficoltà, e anche rischiosa. Chiaramente non ci devono essere delle persone che speculano sulle famiglie la cui domanda viene rigettata sulla base di accertamenti rigorosi come quelli che vengono svolti dall'Inps. Pensiamo che l'esempio della Calabria - ha aggiunto Boeri - faccia da apripista anche a livello nazionale, perchè c’è bisogno di procedere verso l'accentramento degli accertamenti socio-sanitari in quanto garantisce migliore qualità degli accertamenti, dà maggiore certezza alle famiglie, riduce i costi amministrativi e in genere permette un migliore rapporto tra amministrazioni pubbliche e cittadini».

 

Ed è proprio sul punto che si è soffermato anche il commissario Scura : «La Calabria che è sempre ultima in tutto, adesso è la prima in questo settore. La centralizzazione degli accertamenti in capo all’Inps, soggetto terzo, farà in modo che il settore funzioni correttamente e senza le anomalie del passato».

Le accuse di Scura: «Calabria prima per assenteismo»

Il commissario non ha lesinato critiche al sistema che si è trovato a dover gestire. «La Calabria, purtroppo - ha detto - rimane ancora all'ultimo posto in molti indicatori: per il reddito, per la qualità della vita; ma prima per assenteismo secondo i dati ministeriali, come nel caso dell’ospedale di Locri, che ne sconta un alto indice. Abbiamo anche, secondo i dati, la peggiore Asp d’Europa, quella di Reggio Calabria e, di converso, fa rabbia notare che in altre regioni ci sono moltissimi calabresi che esercitano le professioni medico-sanitarie che danno lustro a quelle realtà e che vorrebbero tornare a completare il loro percorso professionale in Calabria. Noi proveremo a realizzare le lor aspirazioni – ha proseguito Scura - i processi sono stati avviati e nessuno potrà fermarli. A partire dalla gestione dell’Asp di Reggio Calabria, dove le procedure di prese in carico e di liquidazione delle fatture dei fornitori hanno fatto registrare anomalie che stiamo correggendo, fino anche a pensare di commissariare l'ufficio ragioneria dell'ente. Ed ancora, da mesi stiamo tentando di emanare un bando per il potenziamento proprio del personale ragionieristico all’Asp di Reggio Calabria, e invece siamo costretti a rinviare continuamente le procedure per evidenti anomalie. Pensate che nel curriculum di uno dei candidati era riportato tra i titoli quello di avere collaborato con un contratto al 50% nella struttura di un consigliere regionale. E' chiaro - ha concluso Scura - che così non si può andare avanti. Bisogna invece avere il coraggio di andare a Roma e battere i pugni sul tavolo se si vuole salvare la sanità calabrese».

Boeri sulle pensioni: «Le proposte dei partiti costerebbero 90 miliardi»

Nel corso della sua visita reggina, Boeri non ha risparmiato una stoccata alla politica e alle mirabolanti promesse sulle pensioni frutto di una campagna elettorale molto sopra le righe. «Nel confronto pubblico in questi giorni - ha detto Boeri rispondendo alle domande dei giornalisti - ci sono molte proposte di aumento molto forte della spesa pensionistica, tra l’altro quelle proposte che dicono 'noi non vogliamo abolire in toto la legge Fornero, ma vogliamo ripristinare requisiti come 41 anni di contributi e quota 100 sono ancora più costose della abolizione della Fornero tout court, perchè prima della legge Fornero c’era il regime delle finestre che ritardava l'andata in pensione di circa 15 mesi, quindi quota 100 e 41 anni di contributi costano di più che tornare alla situazione precedente alla legge Fornero. Noi stimiamo - ha aggiunto Boeri - che l’aumento del debito implicito pensionistico legato a questa operazione sarebbe dell’ordine di 90 miliardi di euro, quindi lasciamo riflettere su cosa ciò significherebbe per un Paese con un debito pubblico come il nostro».

 

Riccardo Tripepi

Giornalista
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