«Da sei o sette anni si vive un tempo particolarissimo: c’è una tensione ingovernata da parte di chi dovrebbe essere molto più freddo e allora salta il ritmo, salta il tempo e saltano limiti che sono fondamentali». L’avvocato Salvatore Staiano analizza, a Perfidia, i contrasti tra Governo e magistratura. Tutto inizia dall’indagine avviata dalla Procura di Roma per il caso Almasri. Prima questione: era un atto dovuto? Staiano non ha dubbi: «Assolutamente nulla è dovuto da parte della magistratura: le iscrizioni sono un campo minato anche per i giuristi più raffinati e sono conseguenziali a un accertamento almeno di sospettosità di esistenza di un’ipotesi di reato. Io penso che ci sia stata troppa fretta».

Il talk condotto da Antonella Grippo ospita anche Alberto Cisterna, attuale presidente della tredicesima sezione del Tribunale Civile di Roma ed ex numero due della Procura nazionale antimafia. Il magistrato viene sollecitato sul tema dell’obbligatorietà dell’azione penale: «Non c’è nulla di veramente imposto, salvo che uno non sia trovato in flagranza di reato con le mani sulla refurtiva c’è sempre un margine di discrezionalità. Anzi, la legge Cartabia ha imposto particolari cautele nell’iscrizione: il pubblico ministero deve essere particolarmente accorto».

Bisogna differenziare gli ambiti: «Quello che Lo Voi diceva essere dovuto, termine che poi ha corretto in imposto, è che una volta che ha proceduto all’iscrizione doveva entro 15 giorni avvisare i ministri e il presidente del Consiglio di aver trasmesso gli atti al Tribunale dei ministri».

Clima tesissimo: sul ledwall scorrono le immagini delle proteste dei magistrati all’inaugurazione dell’anno giudiziario. A Napoli, appena il ministro alla Giustizia Carlo Nordio ha preso la parola, molti hanno lasciato l’aula con la Costituzione in mano. Ancora Staiano: «Io dico che appropriarsi della Costituzione è inappropriato, ma ciascuno reagisce secondo proprie cadenze di stile e conoscenza. Il problema è così profondo che una manifestazione così eclatante è di nocumento alla sua risoluzione. La presa di posizione dei magistrati rispetto alla giurisdizione mi pare sia un’effervescenza che nasconde non intenzionalmente la genealogia del problema. Se c’è questo problema della separazione delle carriere che è esploso vuol dire che nel fondo c’è qualcosa che è malgovernato. Il problema è serio, non si risolve con queste manifestazioni formali».

Separazione delle carriere e indagine della Procura di Roma sul trasferimento di Almasri in Libia: Perfidia ondeggia tra i temi che monopolizzano l’attenzione dell’opinione pubblica. Il governo – si chiede Grippo – non avrebbe potuto invocare la ragione di Stato sulla restituzione del torturatore libico?

Cisterna fa un paragone con una storia che riporta tutti indietro, nella Prima Repubblica: «Quando si trattò di Abu Abbas nessuno disse niente». Considerato un terrorista dagli Usa, per il governo italiano era un mediatore: atterrato a Sigonella su un aereo egiziano, la sua presenza causò quasi uno scontro tra militari italiani e statunitensi. Correva l’anno 1985 e venne rimpatriato senza le polemiche feroci di questi giorni. «Gli americani se la presero a morte – ricorda Cisterna – ma la questione si chiuse senza neanche tanto risentimento politico. Io credo che qui, oggi, si sia tutti sull’orlo di una crisi di nervi. Il clima è così incandescente che tutto può diventare una scintilla che appicca l’incendio e bisogna stare attenti con le parole da entrambe le parti». Certo, «diventa difficile opporre il segreto di Stato se il ministro dell’Interno dice che lo hanno mandato via perché era pericoloso: così a un pasticcio se ne aggiunge un altro». L’impressione, per Cisterna, «è che si sia andati tutti un po’ all’improvvisazione che è la cifra vera di questo tempo nel Paese. E tutto diventa una battaglia campale sui social».

L’avvocato Staiano affronta il tema della separazione delle carriere: «Bisogna riconoscere che chi investiga è una parte ma il problema vero è che se l’avvocato Staiano sbaglia viene radiato, se un pubblico ministero sbaglia viene promosso. Osservo che la magistratura italiana è onesta, leale e preparata ma deve stare al suo posto di parte. Ha escandescenze e perde il controllo: nessuno ha i polsi fermi».

Vittoria Baldino, parlamentare del M5s, non è tenera con Meloni sul caso Almasri: «Alla premier conviene buttarla in scontro: è stato liberato un torturatore e stupratore e lo hanno rispedito con un volo di Stato a casa sua, dove è stato accolto come un eroe. Si tratta di un uomo che gestisce le prigioni dove i detenuti, senza aver fatto nulla sono costretto a lavori forzati, uccisi, stuprati». La comunicazione del procuratore Lo Voi è un «atto dovuto e Meloni ha fatto molto rumore per nulla: se non archivierà il Tribunale dei ministri lo farà il Parlamento e la questione giudiziaria finirà qui ma non è finita qui politicamente».

Staiano la pensa diversamente: «Era un atto sdovuto, non dovuto». Interviene ancora Cisterna per ribadire che nell’azione della Procura «c’è uno spazio di discrezionalità tecnica». Il magistrato reggino torna anche sul clamore attorno alla vicenda: «Quando si trattò della vicenda Covid la questione è stata archiviata: si è svolto un accertamento, le persone si sono proclamate innocenti ma c’è un equilibro nel fare queste cose, non può scoppiare una guerra».

Anche l’avvocato Staiano parla di «cataclisma» rispetto allo scontro sulla separazione delle carriere: «A me non piace questo governo – dice – ma in che senso attacca la magistratura? La scissione tra il magistrato e chi esercita la giurisdizione sta provocando un cataclisma e questo non è consentito». Per il legale le parti vanno divise ma i toni del dibattito vanno controllati: «Il rischio che si corre è di delegittimare i pm. Attenzione: io sono per la separazione delle carriere ma la riforma non si può fondare sul fatto che sbagliano, che hanno delegato alla polizia giudiziaria, perché questo è stupido e demagogico. Bisogna studiare i problemi. Non dobbiamo dire “facciamo la separazione delle carriere perché tanti processi iniziati finiscono con le assoluzioni”, perché così siamo in un becero manicheismo dove delegittimiamo i pm».

Il problema vero – e qui la sottolineatura di Staiano è dura – «è la contaminazione tra giurisdizione e chi esercita l’azione penale. La contaminazione la conosce solo chi vive i processi. Il problema è che non c’è indipendenza e i processi non si svolgono in assoluta libertà, e anche se questo accade involontariamente la separazione delle carriere è essenziale».

A Cisterna la chiosa sul tema con una considerazione inquietante: «Con la costruzione di un autonomo Csm si stanno creando due poteri. Avremo esecutivo, legislativo, inquirente e giudiziario. Lo spacchettamento del potere giudiziario – non è tesi mia ma un lucido pensiero di Ferdinando Adornato – non attiene tanto alla separazione delle carriere ma dei poteri. Il punto è che si crea un potere inquirente e io auspico che al più presto finisca sotto l’esecutivo perché non può esistere un potere inquirente autonomo. Al di là della buona fede di Nordio qui si tratta di dire che costituzionalmente questa impalcatura non potrà reggere. Il problema vero è che si va al di là del giusto riequilibrio del processo, pensato per evitare le contaminazioni».