Il senatore calabrese critica il decreto legge che rimodula i progetti «in maniera caotica» e presenta un emendamento per chiedere la stabilizzazione di 2000 lavoratori precari in tutta Italia
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«Il piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta uno strumento imprescindibile per costruire il futuro del Paese. Per questo la discussione alla quale abbiamo assistito nelle ultime settimane è inadeguata». Lo dichiara il senatore del Pd, Nicola Irto, intervenuto in aula a Palazzo Madama nella discussione sul decreto legge Pnrr. «L'attenzione dev'essere concentrata esclusivamente per realizzare gli interventi programmati. Proseguire con continue riformulazioni dei progetti, modificando in modo caotico le misure del Pnrr, non è una strada che può portare a risultati concreti», sottolinea Irto. «Per questo noi abbiamo presentato un emendamento in Commissione per chiedere la stabilizzazione dei lavoratori precari, a seguito del superamento dei concorsi pubblici indetti dall'Agenzia della coesione territoriale. Si tratta di circa 2000 persone in tutta Italia. Senza garanzie di stabilità, saranno costrette a ricercare soluzioni alternative. Stabilizzare i tecnici, soprattutto al Sud, sarebbe un primo strategico tassello per accelerare la messa a terra delle risorse».
«Ma è indispensabile - aggiunge il parlamentare - dare anche corso ad un'azione più generale di potenziamento degli enti locali, ormai completamente svuotati e impoveriti dal blocco del turnover e dalla precarizzazione dei rapporti di lavoro. Va affrontata la questione relativa agli enti locali in dissesto e predissesto, e servono interventi volti a potenziare le amministrazioni pubbliche che hanno necessità di far crescere le potenzialità dei propri organici. Per eventuali amministrazioni in difficoltà non si possono né si debbono prevedere interventi punitivi ma servono interventi di sostegno».
«Altra questione che dovrebbe essere affrontata in maniera urgente - continua Irto - è quella dell'aumento dei costi dell'energia e delle materie prime per l'impatto che tali aumenti hanno sulla gestione del Pnrr. Dovremmo, dunque, discutere di come utilizzare almeno parte delle risorse disponibili per coprire questi aumenti, altrimenti ci troveremo a dovere fare i conti con una lunga serie di progetti incompleti».
«Questo decreto legge non riesce neanche a dare una risposta alle criticità della parte che riguarda le Università italiane. Entro la fine di febbraio 2026 è necessario attuare i progetti e rendicontare tutte le spese previste. Tenuto conto che l'erogazione delle tranche di finanziamento da parte del MUR è effettuata sulla base della gestione ed attuazione dei procedimenti amministrativi, è evidente che gli Atenei per poter svolgere le attività di ricerca, sostenere costi di attrezzature, servizi, pagamenti dei giovani ricercatori arruolati, o di strutture amministrative di supporto dovranno "anticipare" a proprio rischio le somme». «Insomma - conclude Irto - il meccanismo di finanziamento messo in campo dal Governo e le incertezze ancora su rimodulazioni del Pnrr aggravano ulteriormente questa particolare condizione soprattutto degli Atenei più giovani. È evidente che le misure in questo Decreto Legge, nato per fronteggiare le emergenze, costituiscono rattoppi per far fronte soltanto alla punta dell'iceberg dei problemi che siamo chiamati a gestire».