Quasi un’ora e mezzo di discorso a braccio, spaziando dalla mitologia greca alla storia, dalla letteratura all’economia. Sandro Principe ha inaugurato così la sua campagna elettorale, paragonandosi ai troiani, in particolare ad Ettore che per amore della sua patria è arrivato al sacrificio più estremo.

È stato un Sandro Principe inedito quello che ha messo da parte ogni polemica anche se i messaggi li ha mandati eccome. Ma il succo del suo discorso è stato il passaggio su quello che è il motore dei momenti topici della storia ovvero se il progresso della società sia portato avanti dai leader o dalle masse. Un inciso sofisticato in cui l’ex sottosegretario di Stato si è richiamato alle teorie dello storico Fernand Braudel che ha spiegato che il vero motore della storia è il popolo. Poco prima aveva ricordato come le grandi realizzazioni portate avanti dai riformisti negli anni ‘80 erano discusse e dibattute con e fra i cittadini.

Insomma Principe chiede sostegno alla cittadinanza, indipendentemente dal colore politico. A fine discorso non a caso fa un’apertura al centrodestra dichiarandosi pronto a dialogare per costruire il futuro di Rende che significa il futuro di un pezzo importante della Calabria del Nord. Nello stesso tempo con grande fair play si augura che il centrodestra, qualora vincesse, sia pronto a dialogare con le altre parti.

In sala ad ascoltarlo c’erano tutte le anime socialiste. Dal Psdi al Psi ai vari transfughi del Garofano, fino a Giacomo Mancini che dice di essere lì in rappresentanza del Pd. I dem al momento tentennano, dicono e non dicono, in nome dell’alleanza con il M5s che dovrebbe portare all’accordo per le regionali. Una concessione al giustizialismo che ovviamente non può che urticare le corde più sensibili del vecchio popolo socialista. Anche su questo Principe non polemizza. Ricorda però di essere stato fra i fondatori del Pd e di esserne stato il precursore in Consiglio regionale avendo inaugurato il gruppo Socialisti per l’Ulivo. Come dire, il no del Pd alla sua candidatura, insieme al niet di Avs e Rifondazione e l’ambiguità del movimento di AttivaRende, sembra politicamente inspiegabile. L’ex sindaco avverte dell’inutilità di ulteriori lacerazioni e divisioni, poi però dice che il problema della giustizia i partiti progressisti dovrebbero porselo, soprattutto con riferimento a procedimenti che dopo decenni ancora non si riescono a concludere, nonostante sentenze chiare. Il riferimento è ovviamente alla vicenda “Sistema Rende”, ma anche a "Rimborsopoli", inchieste appunto risalenti al 2010 e che i soliti giacobini adesso agitano salvo poi nascondere la mano.

Non sembra però un problema centrale. Tutto il discorso di Principe in lunghi tratti è incentrato sul significato del riformismo che volendo banalizzare significa aiutare gli ultimi. La gente in sala applaude, i tanti socialisti si compiacciono. Fuori dall’hotel in tanti azzardano un paragone con la campagna elettorale di Giacomo Mancini alle amministrative del ‘93. Il vecchio leone socialista divenne sindaco di Cosenza candidandosi da solo, con tre sole liste, contro i partiti. Principe ad oggi ne ha qualcuna in più, forse cinque. Aggiunge che non chiude le porte a nessuno, è più che disponibile al dialogo. La palla passa ora al Pd.