«La partecipazione è importante, è il sale della democrazia, ma se la partecipazione non decide la democrazia non si compie. E nel Partito democratico è incompiuta in quanto esiste invece una oligarchia che decide tutto, sia sulle persone, che sui temi, che sui contenuti». Lo ha detto Paola De Micheli, candidata alla carica di segretario nazionale del Pd, intervenendo a Vibo Valentia in occasione di un incontro con dirigenti provinciali e iscritti dem.

Accompagnata dalla portavoce femminile del Pd regionale Teresa Esposito e dalla ex parlamentare Enza Bruno Bossio, ha iniziato il suo tour calabrese dalla sede di via Argentaria, iscritti e simpatizzanti: «Mi candido alla segreteria del Pd - ha detto - perché sono convinta che il Partito democratico debba e possa cambiare. La mia candidatura, con un punto di vista femminile, concreto, pragmatico, realistico vuole provare a rivitalizzare il principio che ci ha uniti 16 anni fa e vuole provare a disegnare un desiderio, una visione collettiva per ritornare ad avere voglia di cambiare il mondo, senza tatticismi. Di tattica muoiono le squadre di calcio, figuriamoci i partiti politici». 

Ha poi aggiunto: «Abbiamo un problema all'interno del partito: i suoi soci non contano nulla. Basti pensare che c'era un milione di iscritti alla nascita mentre oggi sono appena 55mila. Di fatto, i circoli non decidono chi sono i parlamentari né incidono sulle scelte politiche. Nel momento in cui non si dà voce alla base nei processi decisionali, il destino è segnato: ci si ridurrà a diventare un movimento elettorale per candidare sindaci, presidenti di Provincia, di Regione. Non è questo il destino della sinistra, ma secondo qualche altro candidato alla segreteria invece Sì».

Affrontando le tematiche legate al lavoro, De Micheli ha proposto di «scrivere un nuovo Statuto dei lavoratori, perché quello attuale risale agli anni ‘70. Bisogna garantire diritti universali a tutti, dal diritto alla malattia, alla maternità fino al salario minimo, che deve essere riconosciuto sia quando si ha una partita Iva che quando si ha un contratto di lavoro».

Dal ponte al porto di Gioia Tauro

L'ex titolare del dicastero alle Infrastrutture e ai Trasporti si è poi soffermata sui progetti che da ministro aveva avviato, dall'Alta velocità al rilancio del porto di Gioia Tauro, fino ai lavori sulla Ss 106 Jonica: «Io sono quella che ha fatto ripartire il progetto del ponte sullo Stretto - ha detto -. La commissione Catalano ha analizzato il vecchio progetto ritenendolo insostenibile economicamente, dal punto di vista ambientale e sotto il profilo tecnologico. Abbiamo così rilanciato un nuovo modello costruttivo e un finanziamento pubblico. Io credo che il ponte sia necessario soprattutto perché andiamo verso la realizzazione dell'Alta velocità Salerno - Reggio Calabria che da ministro avevo iniziato a finanziare con il Pnrr, poi traslata nel fondo complementare».

La candidata alla segreteria nazionale del Pd ha inoltre parlato delle potenzialità del porto di Gioia Tauro: «Una grandissima infrastruttura», ha sottolineato. «Se si realizzerà il piano infrastrutturale che ho fatto votare nel giugno del 2020 al Parlamento - ha continuato -, anche per la Calabria si apriranno nuove prospettive di lavoro per i giovani che avranno la possibilità di realizzare qui la loro vita e i loro sogni».

La sanità

Sul tema della sanità ha parlato dei 17 miliardi previsti nel Pnrr. Il piano prevede infatti di investire oltre che sugli ospedali tradizionali, anche nelle aree interne che sono quelle che oggi non hanno servizi e le cui popolazioni si riversano inevitabilmente sui nosocomi delle città capoluogo generando problemi organizzativi». Il riferimento è alle case di comunità previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. «Ma il vero problema - ha concluso - è il reclutamento del personale sanitario. Bisogna rivedere sia il percorso di studi, oggi a numero chiuso, sia gli stipendi, perché ad oggi con l'introduzione della flat tax non conviene più fare il medico ospedaliero, ma conviene molto di più esercitare la libera professione. Non possiamo immaginare nuove strutture sanitarie e non avere medici».