Quanto da noi detto in anteprima sull’assemblea cittadina del Pd a Catanzaro di ieri sera si è puntualmente verificato. Dalla riunione è dunque scaturito quell’ulteriore passo avanti rispetto alla scelta del cosiddetto metodo delle primarie (ormai quasi una certezza) per la scelta del candidato a sindaco. Ma vi è di più, proprio verso la fine della riunione un intervento ha con chiarezza fatto emergere la volontà di una certa parte del partito di lanciare la candidatura del coordinatore cittadino Salvatore Passafaro alla segreteria provinciale. La formula è quella del “mandato esplorativo”. Ma gente esperta e di lungo corso come Michele Drosi ed Enzo Bruno, a cui si attribuisce la paternità o comunque l’avallo della proposta, sa bene come questa formula rappresenti l'anticamera di una successiva investitura ufficiale. Peccato, però, che non tutti siano d'accordo. Considerato come ad esempio l'intervento di qualche volto molto noto del Pd catanzarese, membro molto attivo nelle file Dem pure senza incarichi o postazioni, si sia ad esempio pronunciato per la centralità dello strumento congressuale (i congressi sono previsti in avvio del 2022) per eleggere gli organi direttivi - dalla regione alle città più importanti - dando subito dopo corso alle primarie per il sindaco del capoluogo.

E il perché è presto detto, dal momento che nel recente passato un certo gruppo Dem ha individuato nella cardiologa Giusy Iemma (in lizza alle Regionali dello scorso inizio ottobre in cui ha mancato l’obiettivo per un soffio) la persona più adatta per guidare il coordinamento della provincia. E questi esponenti del partito sono gli stessi che valuterebbero l’indicazione di Passafaro, seppur allo stato in forma temporanea, alla stregua di una fuga in avanti. Ma non è certo lo scontro Passafaro-Iemma, semmai ci sarà oltretutto, a rappresentare il vero scontro fra i Democrat locali.

All’interno di cui, invece, la lotta fratricida potrebbe scattare, anzi è facile che si inneschi, proprio per l’individuazione dell’aspirante sindaco con il ricorso a uno dei mezzi (si deve ammettere stavolta necessario) più divisivi in assoluto. Un metodo di selezione preliminare che rischia di stritolare chiunque avesse pensato di avere qualcosa di sicuro già in tasca, senza quindi doversi preoccupare. Su tutti, come ovvio, il fin qui favorito alla “candidatura d’ufficio” a primo cittadino del centrosinistra: il prof Nicola Fiorita.

Che pur potendo contare su una larga base di aficionados da mobilitare alle primarie e sul gradimento di figure importanti nel Pd dell’area centrale e non solo quali il consigliere regionale Ernesto Alecci (uomo sempre più forte fra i Dem) e del deputato Antonio Viscomi, sembra vittima di una macchina messasi in moto per impallinarlo. Persino con la tentazione di minare gli equilibri dentro Cambiavento, movimento che il prof ha creato e portato nel 2017 a risultati straordinari. Ma da allora qualcosa, ma sarebbe meglio dire molto, è cambiato e per Fiorita (che resta tuttavia un protagonista dello scenario politico cittadino) ci sarà l’obbligo di remare controcorrente se vorrà centrare il suo obiettivo. Gli altri pretendenti non staranno infatti a guardare e alcuni big che avevano giocato la partita pro Fiorita 4-5 anni fa, adesso sanno che potrebbero addirittura prenderne il posto quali pretendenti alla poltrona più ambita di Palazzo De Nobili essendo considerati più organici e soprattutto “meno ingombranti” non soltanto dal Pd ma pure da tutto il centrosinistra. Nuovo o vecchio che sia.