La cardiologa appare lanciata verso la segreteria provinciale, che può mancare solo in virtù di manovre quasi incomprensibili, il prof invece è ancora alle prese con tante incognite prima della sospirata candidatura a sindaco
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Subito dopo l’ultimo scorcio di vacanze natalizie, che inizia domani con il primo weekend lungo di pausa del 2022, il termometro che misura la temperatura politica catanzarese è destinato a salire. E di molto, fino forse ai livelli di guardia. Soprattutto in casa centrosinistra, coalizione che ha in mano il boccino delle Comunali di tarda primavera, dove ancora non si è trovata la quadra. E su un duplice fronte: l’elezione dei titolari delle segreterie Dem, cittadina e in particolare provinciale (con la favoritissima Giusy Iemma che teme tuttavia di essere impallinata a un metro dal traguardo, vittima però di una condotta sulla carta insensata alla luce dell’attivismo della stessa cardiologa nell’anno appena trascorso oltreché dell’impegno profuso in passato nelle file Democrat), e soprattutto l’assegnazione della sospirata candidatura alla carica di sindaco per cui, si sa, freme Nicola Fiorita, il quale in cuor suo si vede già nelle vesti di successore di Sergio Abramo.
Il riferimento è ovviamente al conosciuto e stimato leader di Cambiavento, che sembrerebbe partire da una posizione di forza - quasi quanto la citata Iemma - in cui l’investitura è apparentemente soltanto questione di tempo. Ma, come premesso, si tratta di un’apparenza. Perché le incognite che gravano sulla collega sono parecchie di meno. A cominciare banalmente dal fatto che un passaggio congressuale (da cui è appunto attesa lei), pur non sempre scontato, non si può in alcun modo paragonare a un confronto nelle urne, oltretutto su un campo minato qual è quello delle Amministrative in cima ai Tre Colli. Ma fosse unicamente questo a destare preoccupazione tra i tanti sponsor del prof Fiorita, gli stessi diretti interessati tirerebbero un bel sospiro di sollievo. La realtà, infatti, è assai più complicata di così poiché, almeno al momento, di certezze ce ne sono. La riprova nelle dichiarazioni pubbliche che tentano di definire l’argomento chiuso. Affermazione che magari, sotto un determinato profilo, una volta tanto è pure vera in barba a ogni strategia. Però, lo si ribadisce, senza la benché minima sicurezza sull’asserito strapotere, a maggior ragione se il Pd in città dovesse spaccarsi, di uno schieramento formato dal Nuovo Centrosinistra e da Cambiavento (movimento civico che magari avrà perso un po’ di terreno rispetto a cinque anni fa, quando sfiorò un clamoroso 24%, ma sempre capace di portare in dote una percentuale ragguardevole di consensi).
E se come pare in base a ciò che trapela dal partito lettiano locale, quantomeno prima dell’appuntamento congressuale in cui per tradizione sia le trattative sia gli scontri interni fatalmente si moltiplicano, si consumerà il ventilato strappo tra (e con) talune componenti di peso - quindi decise a procedere in ordine sparso, andando per la loro strada - il “progetto Fiorita” subirà un vigoroso scossone. Tant’è vero che, lo si è messo in rilievo, si è assistito a qualche recentissima uscita sulla stampa, da parte della dirigenza favorevole a tale soluzione naturalmente, nella direzione di rafforzare il concetto della bontà della scelta operata e della tenuta del “patto allargato” sottoscritto allo scopo di spingere il docente di Diritto dell’Unical al vertice di Palazzo De Nobili. Asserzione che suona molto come una sorta di “excusatio non petita, accusatio manifesta” (secondo una traduzione abbastanza libera: un’ostentazione di serenità in realtà spia di una forte inquietudine per il futuro). Timore che serpeggia sebbene vari elementi portino a definire l’accordo pro Fiorita trasversale, ovvero stretto fra gruppi politici di prassi contrapposti.