I primi mal di pancia avvertiti già all’indomani dell’insediamento, con le scelte, calate dall’alto, di eleggere Giuseppe Mazzuca a presidente dell’assise di Palazzo dei Bruzi e Francesco Alimena capogruppo. Poi il dissenso espresso sul nome indicato per ricoprire la carica di presidente dei revisori dei conti. Infine la carenza di un confronto sulle candidature per le provinciali con il mancato ingresso dell’unico rappresentante del gruppo consiliare Pd in corsa.

Divorzio inevitabile

Gianfranco Tinto, Francesco Graziadio e Aldo Trecroci mettono in fila i motivi alla base della loro fuoriuscita dalla formazione eletta al comune di Cosenza sotto le insegne democrat. Non dal Partito però, al quale contestano la gestione oligarchica concentrata nelle mani di una ristrettissima schiera di personaggi privi di incarichi istituzionali e che però, secondo i tre dissidenti, continuano a disegnare le strategie e ad esercitare il potere: «Ci sono degli organismi eletti: un segretario cittadino, un segretario provinciale, un segretario regionale. Le decisioni però, non mi pare che passino da queste figure – ha detto Francesco Graziadio – ma da altri personaggi che certo molto hanno dato al partito, come Nicola Adamo, Enza Bruno Bossio, Carlo Guccione, ma che oggi non godono di alcun incarico di rappresentatività. Questa condizione peraltro – ha aggiunto – produce una emorragia di consensi e rischia di portare in città il Partito Democratico al collasso».

Inalterata la fiducia verso il sindaco

I tre consiglieri comunali confermano la fiducia ed il sostegno al sindaco Franz Caruso: «Non è un atto di contrasto verso l’amministrazione – sottolineano – ma una posizione necessaria per sollevare il tema della carenza di un dibattito democratico nella rappresentanza del Pd in consiglio comunale». Sul rischio che il partito possa adottare nei loro confronti un provvedimento disciplinare Aldo Trecroci non ha dubbi: «La nostra azione si svolge proprio nel rispetto dei principi statutari. È una battaglia contro lo scollamento tra base e vertici nella convinzione che sia necessario un cambio di rotta. Una battaglia che vogliamo condurre all’interno del partito che rimane comunque un baluardo per arginare l’avanzata delle destre».

L'esito delle provinciali

Sulla mancata elezione in consiglio provinciale, Gianfranco Tinto ha messo in evidenza l’assenza di un dialogo preventivo per concordare candidature e strategie affinché la nutrita rappresentanza non solo nell’assise di Palazzo dei Bruzi ma anche in tanti altri comuni della provincia, potesse tradursi nell’ingresso di una più nutrita pattuglia nell’ente di Piazza 15 Marzo: «Nel 2021, circa 300 amministratori avevano votato per la lista del Partito Democratico che invece nella tornata di due settimane fa ha riscosso meno di cento preferenze, sia pure di maggior peso ponderato – questa l’analisi di Gianfranco Tinto – Senza dubbio c’erano i presupposti per ottenere un risultato più lusinghiero».

Nuovi equilibri in vista del rimpasto

Democrazia e Partecipazione, questo il nome del nuovo gruppo la cui guida è stata affidata a Francesco Graziadio, ridisegna gli equilibri in seno a Palazzo dei Bruzi rendendo meno scontate le scelte del sindaco per il prossimo rimpasto di giunta reso necessario dalle dimissioni dell’assessore tecnico al bilancio Francesco Giordano e, soprattutto, dal ritiro delle deleghe a Maria Pia Funaro, vicesindaco estromesso dall’esecutivo e spettatrice d’eccezione della conferenza stampa. Franz Caruso, nell’attribuzione di quest’ultimo posto rimasto vacante, attende indicazioni dal Partito Democratico ma vorrebbe continuare ad applicare il metodo adottato ad inizio consiliatura, ovvero quello di attribuire l’assessorato al più votato della lista. Nel caso di specie si tratterebbe proprio del capogruppo Francesco Alimena che, da consigliere, è già delegato al centro storico. Nel Pd però, da qualche tempo si discute rispetto alla opportunità di indicare un esterno, una donna. Ma prima il partito deve risolvere le diatribe che hanno già portato all’autosospensione del segretario provinciale Vittorio Pecoraro e che potrebbero sfociare o nella elezione di un nuovo segretario oppure nella sfiducia al segretario stesso, da cui scaturirebbe l'ennesimo commissariamento.