Al capogruppo regionale del Pd, Domenico Bevacqua, non è piaciuta la nostra analisi sullo stato di salute del centrosinistra calabrese. In particolare il passaggio sulla timidezza nello scontro politico sui consorzi di bonifica.

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Bevacqua cosa contesta alla nostra analisi?
«Ogni analisi non è, in fondo, che un punto di vista. Il suo. Il mio. C’è poi il cittadino elettore che alla fine deciderà il futuro di tutti nel momento in cui è chiamato a votare».

Certo, nessuno ha la verità in tasca. Ma cosa non ha condiviso?
«La ricostruzione che lei fa sulla vicenda normativa relativa ai consorzi, facendo passare per illuminato e progressista chi invece ha calpestato il ruolo e la funzione del Consiglio regionale arrivando persino a porre la fiducia per la prima volta nella storia del regionalismo».

In realtà il punto non è cosa ha fatto il presidente Occhiuto, ma la vostra azione politica…
«Devo renderle noto che, come gruppo PD, avevamo presentato un progetto di legge che proponeva una riforma organica e strutturale del comparto, tre mesi prima del colpo di mano operato dal governatore Occhiuto. Ma, guarda caso, né il governatore Occhiuto, né il presidente della Commissione agricoltura, hanno avuto la necessaria e doverosa sensibilità istituzionale di aprire un confronto sul nostro testo, né tanto meno provvedendo alla calendarizzazione nelle commissioni competenti».

Nessuno se ne è accorto però. Perché non avete, allora, presentato emendamenti in aula?
«Per la lettera del Presidente del Consiglio regionale che intimava al presidente della Commissione di non procedere all'approvazione di nessun emendamento sul testo blindato da Occhiuto (autoproclamatosi censore unico dell’ammissibilità dei medesimi nella seduta plenaria) mi spiega quale reale attività emendativa avrebbe potuto esercitare la minoranza? Noi sapevamo bene che i consorzi non potevano reggere in queste condizioni. Eravamo stati in prima fila nelle varie manifestazioni di protesta organizzate dai sindacati in merito alle spettanze salariali e ci eravamo resi conto della spregiudicatezza di chi guidava alcuni di essi. E la nostra proposta era frutto di una serie di incontri con le associazioni di categorie e sindacati. E poi lascio a lei una domanda: se la gestione dei consorzi é stata fallimentare come mai Occhiuto ha nominato commissario unico e liquidatori gli stessi soggetti che hanno gestito fino ad ora il sistema?».

Però sulla vicenda consorzi ad uscirne con le ossa rotta è stata l’opposizione…
«Vogliamo forse dire che comunque il centrosinistra calabrese è interamente da ricostruire? Non faccio alcuna difficoltà a dirlo da tempo. Ma la vicenda dei consorzi ha sancito definitivamente il solco tra chi vuole fare opposizione tenendo fede al mandato ricevuto e chi pensa invece di accontentarsi di qualche misera risposta o contentino personale. Tutta la vicenda ha certificato che Lo Schiavo, Tavernise e il gruppo del PD lavorano per creare un'alternativa a questa maggioranza che si regge in Calabria solo grazie alla postura autoritaria del presidente Occhiuto che ha assunto la parte del padre padrone, si impone senza discutere, piega coercitivamente la sua stessa maggioranza e addirittura il Consiglio regionale. E noi lo stiamo urlando in Consiglio e sulla stampa». 

Lei dice che il gruppo del PD fa la sua parte. Ma come mai non si coglie nella opinione pubblica?
«La gente è stanca, delusa, vive con grande preoccupazione la crisi economica e sociale in atto. Tutto quello che facciamo nelle assemblee elettive e nelle decine di incontri che continuamente teniamo nei territori, spesso non trova spazio e nemmeno la giusta evidenza. E la stampa locale dovrebbe riflettere molto sull'importanza della sua funzione e del suo ruolo. Noi le assicuro che ci siamo, lottiamo e non facciamo sconti». 

Non sarà mica colpa della stampa o delle preoccupazioni economiche dei cittadini se il Pd non “buca” nell'opinione pubblica…
«L’opposizione esiste e denuncia con forza. Sulla sanità stiamo purtroppo vedendo i profondi segni del fallimento di Occhiuto commissario e presidente. Sul Pnrr temiamo un brutto flop. Sulla riforma Calderoli abbiamo denunciato il fatto che Occhiuto ha svenduto la Calabria agli interessi del Centrodestra nazionale. Sui consorzi di bonifica, mi pare ci sia poco da aggiungere. Abbiamo detto anche la nostra su tanti altri temi a partire delle infrastrutture viarie e le problematiche legate alle aree interne. Tutte queste cose le abbiamo messe agli atti, le abbiamo denunciate nelle interviste, siamo intervenuti più volte in consiglio regionale e nelle commissioni, stiamo portando nei Comuni la nostra voce con forza e determinazione. Poi vedremo tra un paio d’anni che cosa avranno lasciato Occhiuto e il centrodestra in Calabria. E vedremo anche la nostra capacità di riscatto e di rinascita, che dovrà partire dalla base, dalla nostra credibilità e capacità di aprirci alle nuove sfide, da un nuovo modo di fare politica».

Pd ha governato undici anni senza mai vincere le elezioni. Questo ha portato a sfumare l'identità politica del partito. A Catanzaro sembra ripetersi lo stesso schema con Fiorita che pur di governare fa accordi con pezzi del centrodestra. Lei cosa ne pensa?
«Credo sia un problema comune a molte forze che hanno partecipato ai governi di unità nazionale per senso di responsabilità. Abbiamo sbiadito l’identità ma abbiamo voluto dare il nostro contributo in una fase difficile per il Paese. Sicuramente l’azione di governi sostenute da forze molte diverse rischiano di essere timidi e di non riuscire ad occuparsi dei veri problemi del Paese come il lavoro, il precariato, il Mezzogiorno o la sanità. Per questo credo che la prossima volta che il nostro partito sarà al governo dovrà farlo dopo una vittoria alle urne e all’interno di un esecutivo di centrosinistra che sappia realizzare un programma autenticamente progressista e riformista. Su Catanzaro non è mia competenza fornire alcuna risposta».