La notizia numero uno: «Mi ricandido a presidente della Regione. Forse». La due: «La candidatura di Cosentino a sindaco di Vibo? Non ne sapevo niente, l’ho appreso dalla stampa». La numero tre: «Giovinazzo indagato ha tutta la mia fiducia, non c’è corruzione, solo una pratica da 20mila euro contestata tra le tante che ha trattato». Il resto magari non è da titolarci su, ma è altrettanto succoso: «L’assessore Gallo è bravo, ma triste. Non è mai contento quell’uomo, la campagna elettorale per le Europee gli farebbe bene all'umore».

Il presidente della Calabria Roberto Occhiuto alla fine cede all’incrollabile tenacia di Antonella Grippo e accetta di scendere nell’arena di Perfidia, su LaC Tv, per un’intervista in quella che considera la tana del lupo: «Voi di LaC siete un po’ carogne nei miei confronti…». Meno male. Se avesse detto il contrario magari ci saremmo fatti mille domande: “Dove abbiamo sbagliato?”. E invece (per fortuna) il presidente della Regione non ci ama, ma rispetta la nostra professionalità: «Io credo - aggiunge subito dopo - che non ci siano televisioni locali in Italia che possano competere con la qualità della produzione di LaC». Ma la Grippo non perdona: «Ecco l’indole democristiana, prima una mazzata e poi una lisciata…».

Al netto di queste schermaglie, però, l’intervista al governatore è una miniera di spunti, notizie e note di colore. E spesso le cose sono mixate. Come quando Occhiuto risponde alle domande sul suo assessore all’Agricoltura, Gianluca Gallo. Una figura politicamente ingombrante, perché forte del record assoluto di preferenze in un’elezione regionale calabrese (21mila). Gallo era ed è il piano B di Occhiuto nel caso in cui il partito lo avesse messo dinnanzi all’aut aut delle Elezioni europee. Occhiuto non ci pensa proprio a lasciare l’ultimo piano della Cittadella e ora il risultato trionfale di Forza Italia in Sardegna e Abruzzo lo tranquillizza, perché se fosse andata male forse non avrebbe avuto alternative e sarebbe dovuto scendere in campo per salvare (letteralmente) il partito.

Adesso questa impellenza non c’è, ma resta la necessità di mostrare muscoli e contare voti nella partita che a giugno ridisegnerà gli equilibri nel centrodestra. E allora c’è Gallo, che di voti ne ha a iosa, ma di voglia di andare al Parlamento europeo neppure un po’. Così Occhiuto punge: «Gallo è un bravissimo assessore, ma non l’ho visto mai contento - dice il governatore -. È malinconico come i vecchi democristiani. La campagna elettorale per le Europee gli potrebbe fare bene all’umore. Gli ho anche detto che può candidarsi e, nel caso in cui venga eletto, rinunciare per restare a fare l’assessore». Che non è bellissimo da dire agli elettori, ma d’altronde se anche la premier Meloni è pronta a candidarsi per poi ovviamente rinunciare, è tutto lecito.

Antonella Grippo incalza: «Parliamo del recente congresso di Forza Italia. Lei è uno dei quattro vice segretari, ma non quello più importante, cioè il vicario del segretario Tajani. In quel ruolo è stata messa Deborah Bergamini…». Occhiuto accusa il colpo ma non perde l’equilibrio. Alla vigilia del congresso doveva essere lui il numero due del partito, ma poi qualcosa è andato storto. Occhiuto è entrato papa e ne è uscito cardinale. «Perché non si è votato – spiega il governatore -. Si era deciso che si andasse al voto per eleggere i vice e invece poi si è proceduto in maniera diversa. Se si fosse votato forse avrei avuto più consensi degli altri perché sono quello che ha raccolto più firme per la candidatura di Tajani». La Grippo fiuta il sangue e affonda il colpo: «Tajani ha impedito la conta perché ha paura di Occhiuto? Non è che per caso si vuole prendere il partito?». Ma il governatore è troppo scafato per inciampare nella provocazione, quindi arresta la sortita in campo aperto e torna nel perimetro del politichese: «Tra me e Tajani c’è un rapporto di grande stima e fedeltà reciproca. Lui è il kingmaker della politica italiana. Se Forza Italia oggi è così forte lo deve a lui, alla sua figura rassicurante che piace all’elettorato moderato».

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Troppo zucchero per Antonella, che fa una smorfia e cambia bersaglio: «Ma com’è ‘sta storia di Giovinazzo indagato?». Occhiuto si fa più serio. Per Giacomo Giovinazzo, attuale direttore generale del dipartimento Agricoltura della Regione, la Procura di Reggio Calabria chiede il processo per fatti che risalgono a 10 anni fa e riguardano un presunto “aiutino” dato a due ditte agricole per ottenere fondi europei. Una pratica tra tantissime altre che si è incagliata nelle maglie dell’inchiesta Provvidenza. «Giovinazzo è una persona per bene che ha tutta la mia fiducia – scandisce Occhiuto -. Non gli contestano la corruzione, ma solo la regolarità di una pratica da 20mila euro (27mila in realtà, ndr) che ha firmato tra centinaia di altre pratiche. Ora abbiamo due opzioni: mantenere Giovinazzo al suo posto di direttore generale o assegnarlo ad altre funzioni, anche a sua garanzia». Cosa farà non lo dice, ma è intuibile.

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Si volta pagina: le elezioni comunali a Vibo Valentia. E qua il governatore torna ad essere abrasivo, ma questa volta l’obiettivo è il suo stesso schieramento, a cominciare dal reggino Francesco Cannizzaro e dal vibonese Giuseppe Mangialavori, rispettivamente coordinatore regionale di Fi in carica ed ex, anche se non li nomina mai: «Della candidatura di Roberto Cosentino, che è un dirigente della Regione, ho saputo solo dai giornali - rivela con un sorriso tirato -. La sera prima avevo chiamato Maria Limardo per convincerla a ricandidarsi, perché secondo me un sindaco uscente va difeso e sostenuto dalla sua coalizione. Poi il giorno dopo ho appreso dai giornali che il candidato sarebbe stato Cosentino. E allora, auguri».

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Sul suo impegno alla guida della Regione il governatore, un tempo capogruppo di Forza Italia alla Camera, spende parole dal sapore esistenziale: «È cambiato il mio mood di vita, ora che sono alle prese con i problemi reali della Calabria, la politica di un tempo mi annoia». E per la prima volta ammette che una sua ricandidatura non è esclusa, come invece aveva sostenuto ogni volta che gli era stata posta la stessa domanda: «Per ora punto a concludere il mio mandato per poter dire di aver fatto qualcosa di concreto per avviare il cambiamento della Calabria. Poi, se avrò la forza, la determinazione e la voglia che ho oggi, mi ricandiderò».
E sarebbe una sfida epocale, perché in Calabria, alla presidenza della Regione, non è mai stato rieletto nessuno. Una specie di maledizione (o benedizione, dipende dai punti di vista), che Occhiuto potrebbe decidere di infrangere. Con buona pace delle recondite ambizioni di Gallo che forse, a questo punto, un pensierino su cinque anni al caldo al Parlamento europeo potrebbe pure farcelo.
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