Lunedì elezione dell'Ufficio di presidenza dell'Assemblea. Tra Dema in silenzio, M5s al palo e Pd pronto a sacrificare gli alleati per tutelare gli equilibri tra correnti
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Lunedì ci sarà la prima seduta di questa consiliatura regionale. In attesa, molti dei neo-eletti sono già andati a Palazzo Campanella per gli iter preliminari. Tra questi, un salto al settore personale (alle porte della potente funzionaria Romina Cavaggion) per le nomine degli ormai arcinoti (e arci-costosi) portaborse: in teoria coloro che dovranno affiancare il politico nella sua attività, nei fatti, spesso, rappresenterebbero (ad occhi dei più maliziosi) “cambiali” da pagare in cambio del sostegno elettorale.
Il prossimo imminente step politico (che corrisponde agli ordini del giorno del Consiglio della prima seduta) sarà l’elezione dell’Ufficio di Presidenza. Non solo, quindi, il Presidente del Consiglio regionale dell’era post Tallini-Arruzzolo, ma dei due vicepresidenti e dei due segretari-questori.
Le ambite poltrone che vanno alla minoranza
Alle minoranze (coalizione di de Magistris e coalizione di Amalia Bruni rappresentata da lei, Pd e M5S) spetterebbe un segretario questore ed un vicepresidente del Consiglio regionale.
Sono ruoli assai ambiti, in quanto un vicepresidente del Consiglio arriva a prendere 194.572,80 euro l’anno di compensi, rimborsi e indennità, mentre il segretario questore 179.469,60 euro annui, molto meno rispetto ai “soli” 145.642,32 euro a cui può arrivare un “semplice” Consigliere regionale.
Alla minoranza storicamente toccava anche la Presidenza della Commissione di vigilanza, ma è una prassi che negli anni recenti è venuta meno (per tenere a freno gli appetiti di coalizioni di maggioranza eterogenee). Jole Santelli, invece, offrì alla minoranza la Presidenza della Commissione regionale anti-‘ndrangheta, che rifiutò. Non è ipotizzabile oggi tale evenienza, dovendo Roberto Occhiuto supplire all’assenza in Giunta di Coraggio Italia e Udc, pur rappresentati a Palazzo Campanella.
In arrivo un monocolore Pd?
Nel Pd in queste c'è fermento per decidere chi sarà il prossimo capogruppo regionale. Mimmo Bevacqua vorrebbe giocarsi la riconferma, ambizione che deve i fare i conti però col fatto che nel collegio cosentino il primo degli eletti è stato il presidente della Provincia di Cosenza e sindaco di Aiello Calabro, Franco Iacucci, sostenuto alle elezioni dall’orlandiano Carlo Guccione e dalla deputata Enza Bruno Bossio.
Nicola Irto, invece, dopo il passo indietro da candidato presidente di Regione di quel «Pd in mano ai feudi» che lui stesso ha stigmatizzato, si aspettarebbe la riconferma come vicepresidente del Consiglio e questa opzione pare plausibile. A non toccare palla, come successo nella maggioranza per la Giunta regionale, dovrebbe essere l’area centrale rappresentata da Ernesto Alecci e Raffaele Mammoliti.
Ecco che la poltrona di segretario questore garantirebbe gli equilibri tra correnti (e territori) dei dem, ma anche la possibile rottura con le altre minoranze.
M5s alla prova di forza, Bruni in difficoltà
Farà sentire la propria voce il M5S rivendicando l’incarico di segretario questore. Lo aveva anticipato qualche settimana fa alla riunione regionale il giovane Davide Tavernise pronto, in caso di insuccesso, a rivendicare la poltrona di capogruppo a scapito del collega Francesco Afflitto (a cui, in qualità di più anziano del Consiglio, spetterà di Presiedere la prima seduta).
Il M5S, però, all’interno della coalizione rischia di non riuscire ad imporsi. È, difatti, proprio un esponente pentastellato, Annunziato Nastasi, uno di quelli che, molto probabilmente, proporranno ricorso per chiedere la decadenza della leader dell’opposizione di centrosinistra in Consiglio regionale Amalia Bruni per una presunta ineleggibilità, circostanza che crea non pochi imbarazzi interni.
Intanto la capogruppo del gruppo misto pare stia cercando di risolvere la matassa delle poltrone, ma si dice che abbia convocato una riunione di coalizione e il Pd abbia risposto picche.
Il silenzio di Laghi e Lo Schiavo
I due consiglieri del gruppo “de Magistris Presidente” - Ferdinando Laghi e Antonio Lo Schiavo - ancora non si sono pronunciati in merito alle caselle da riempire, con il loro leader che aveva annunciato una separazione rispetto al centrosinistra "classico".
«Siamo noi l’unica vera opposizione», aveva tuonato l’ex pm. Un intento lodevole, ma a livello consiliare il rischio di lunedì prossimo è di sembrare dei meri figuranti a fronte di accordi “ad excludendum” nei loro confronti.