I soccorsi in occasione del naufragio del 16 giugno scorso al largo di Roccella Ionica sono stati attivati «immediatamente». A riferirlo è il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, durante il question time al Senato.
Il titolare del Viminale ha ricostruito quanto accaduto spiegando che il Centro di coordinamento delle Capitanerie di porto ha attivato una serie di verifiche nell'area anche con l'utilizzo di «assetti aero-navali di Frontex».
Successivamente è stato dirottato un mercantile che però, «giunto in zona, non avvistava alcuna unità in distress». Allertate anche tutte le navi in transito a «prestare la massima attenzione all'avvistamento di una possibile imbarcazione in difficoltà».
Successivamente veniva inviata una motovedetta della «Guardia costiera al confine tra la zona Sar italiana e quella greca per il trasbordo delle 12 persone presenti a bordo dell'imbarcazione privata francese intervenuta in zona».
«Dai primi elementi di informazione raccolti in quel frangente - ricorda il ministro -, è stato ipotizzato che vi fossero circa 70 migranti e, quindi, si è proceduto, senza sosta, fino al 25 giugno incluso, alla ricerca di eventuali dispersi in mare con l'avvistamento e il recupero di 35 salme. La Prefettura di Reggio Calabria ha sempre dato notizia alla stampa, anche in orario notturno, di tutte le operazioni di recupero e sbarco delle salme, sia mediante comunicati stampa inviati via email, sia mediante una chat rivolta a circa 50 giornalisti, realizzando anche una apposita sezione del proprio sito internet dedicata al naufragio».
«Dal 19 giugno, è stato, inoltre, attivato un punto informativo presso il porto di Roccella Ionica, con la presenza di mediatori culturali, per fornire un adeguato supporto psicologico e assistenza ai parenti delle persone coinvolte nel naufragio. La distribuzione delle salme e il ricovero delle persone è stato effettuato esclusivamente sulla base delle disponibilità al momento esistenti", ha concluso Piantedosi.