«In questi mesi abbiamo affermato con forza che l'ipotesi di ricentralizzazione della governance in tema di gestione del ciclo integrato dei rifiuti, approvata repentinamente dalla Regione Calabria, avrebbe dovuto prevedere un percorso differente per la Città Metropolitana. Non ci ha convinto il metodo, vista la mancanza di condivisione del percorso che si è registrata, ma anche il merito, in quanto riteniamo fosse utile una responsabilizzazione dei territori nella gestione del circuito dei rifiuti in linea con gli intendimenti espressi nell'ultimo decennio anche dalla stessa Regione».

Lo aveva annunciato tempo fa, praticamente quando esplose la polemica sull’istituzione - voluta ad aprile scorso dal presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto - della Multiutility rifiuri e servizi idrici. Adesso la Citta Metropolitana è passata alle vie di fatto, o meglio alle vie legali. Visto che, il 16 giugno, Il sindaco metropolitano facente funzioni Carmelo Versace ha dato mandato all’avvocato Natale Carbone di presentare ricorso al Tar di Catanzaro per far valere le prerogative della Metrocity.

Il ricorso

L’intento è quello di ristabilire l'equilibrio che si era faticosamente raggiunto e dare continuità al percorso avviato in questi anni, in stretta sinergia con i Comuni del territorio e – aggiunge Versace - «grazie al lavoro promosso dal settore Ambiente della Metrocity con la successiva aggiunta dell'U.P.S. Gestione del Ciclo integrale dei Rifiuti sotto la guida del consigliere delegato Salvatore Fuda che ha ottimamente operato per riordinare il sistema».

La Città Metropolitana chiede in sostanza l’annullamento di tutti gli effetti della legge regionale, compreso il Decreto n. 1 del 04.05.2022 a firma del Commissario Straordinario Autorità Rifiuti e Risorse Idriche della Calabria, Bruno Gualtieri che ha decretato di avvalersi delle strutture organizzative e del personale facenti capo agli Uffici dei Comuni delle rispettive Comunità d'Ambito della Calabria, stabilendone, con apposite disposizioni di servizio, l'individuazione e le modalità di utilizzo, nonché nella parte in cui ha stabilito che gli oneri per l'utilizzo del personale debbano restare a carico degli enti locali di appartenenza costituenti gli ATO compresa la Città Metropolitana.

Ma l’Ente intermedio reggino si mette di traverso anche rispetto alla nomina dell’Autorità in quanto sarebbe stata compiuta dal presidente Occhiuto senza attivare la Conferenza Stato-Regioni e «ponendosi in contrapposizione (rectius violazione) alla stessa normativa nazionale in materia di ambiente, così come regolamentata dal Dlqs 152/2006».

Preliminarmente però la Città metropolitana chiede di valutare la legittimità costituzionale del provvedimento regionale evidenziando che gli atti regionali violano palesemente gli articoli 117 e 118 della Costituzione, laddove la legge istitutiva «concretizza di tutta evidenza uno sconfinamento per intervenire in materia, tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, riservata alla competenza esclusiva dello Stato». Ma non solo, perché per la Metrocity «in palese violazione del principio di sussidiarietà la Regione Calabria non solo diventa titolare di un potere gestionale amministrativo esercitato attraverso la figura del Direttore Generale nominato dal Presidente della Giunta, ma delinea e concretizza una tendenziale esclusione della maggioranza dei comuni calabresi dagli organi della istituita “Autorità”».  

«Godiamo di uno status giuridico specifico»

«Per ciò che ci riguarda direttamente – argomenta Versace - la Città Metropolitana possiede uno status giuridico specifico, in quanto ente di secondo livello e di programmazione, in nome del quale la legge la individua come titolare della delega sui rifiuti. Lo abbiamo ribadito in tutte le forme nei confronti della Regione, attraverso atti e lettere formali, ma anche ordini del giorno e mozioni votati all'unanimità in Consiglio Metropolitano».

E d’altra parte il sindaco metropolitano evidenzia che in questi anni l’Ente ha fatto un lavoro enorme sulla gestione del ciclo dei rifiuti, riordinando un settore, ricevuto due anni fa dalla Regione Calabria, sul quale «regnava una confusione enorme. Abbiamo approvato il piano d'ambito, migliorato i rapporti con i Comuni per il pagamento delle tariffe, individuato le sedi degli impianti ed avviato le gare d'appalto. I risultati in effetti si sono visti, con un generale miglioramento della gestione dell'intera filiera. Lo dimostrano i numeri, ma anche il parere dei sindaci del territorio metropolitano che si sono unanimemente espressi contro la riforma imposta da Occhiuto».

Il rischio di perdere i fondi Pnrr

«Oggi temiamo che il "colpo di mano" della Regione possa nuovamente mettere in crisi il sistema – confida Versace - . E per questo che ci siamo opposti, proponendo formale ricorso al Tar nei confronti della legge regionale. C'è poi da considerare alcuni aspetti di opportunità: il nostro Ente ha già infatti partecipato a bandi ministeriali finanziati dal Pnrr proponendo ben otto progetti per un investimento complessivo di quasi 100 milioni di euro per il miglioramento della filiera del trattamento dei rifiuti. Con il cambio di titolarità della governance questi bandi potrebbero andare persi, con un danno enorme nei confronti della comunità metropolitana che si vedrebbe privata di quei fondi proprio a causa del frettoloso riordino regionale».

Adesso si attende l’esito del ricorso che potrebbe arrivare già entro il mese di luglio.