La morte di Silvio Berlusconi apre almeno tre incognite sul futuro di Forza Italia. La prima, la più banale, è se il partito sopravviverà al suo fondatore. La seconda è con quali mezzi economici visto che gli Azzurri si “reggevano” principalmente attraverso donazioni della famiglia Berlusconi. La terza è chi prenderà le redini del partito.

Difficile dare delle risposte certe ai tre quesiti, ma qualche ipotesi si può avanzare. La morte ha colto Silvio Berlusconi nel mezzo di una crisi del partito, spaccato a metà fra i filo governisti e chi invece vorrebbe un atteggiamento più critico verso la Meloni. Nello scoro fine settimana era stata convocata ad Arcore una riunione proprio per mettere mano alla riorganizzazione del partito. Un restyling che puntava ad una marginalizzazione dell’area di Licia Ronzulli che è la più contrariata verso il Governo. La riorganizzazione, fra l’altro, riguardava da vicino la Calabria con Mario Occhiuto che aspettava di essere nominato capogruppo al Senato e Giuseppe Mangialavori, il più ronzulliano dei calabresi, che rischiava pesantemente di perdere il ruolo di coordinatore regionale. La riunione non si è fatta per il precipitarsi degli eventi, ma i due nodi restano ancora sul tappeto.

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Il Cavaliere, insieme ad Antonio Tajani, era quello più dialogante di tutti verso il Governo, preoccupato dalla possibile cannibalizzazione del suo partito da parte della premier. Proprio in quest’ottica immaginiamo che la pattuglia di deputati e senatori forzisti farà di tutto per tenere in piedi il partito, magari anche sotto altre forme, aggregando spezzoni di centro per creare un contraltare moderato a Fratelli d’Italia che oggi sembra essere senza argini. Un modo anche per la deputazione forzista di conservare un ruolo che altrimenti sarebbe totalmente annullato se il partito venisse assorbito dal principale partito di Governo. Non è un mistero per nessuno che la Meloni abbia da tempo in testa l’idea di creare un partito conservatore moderno, una sorta di Pdl 4.0. In questo contenitore, però, agli Azzurri non resterebbe che un ruolo da comparse. Quindi la parola d’ordine è resistere. Naturalmente questa operazione deve anche essere economicamente sostenibile e forse questa è la maggiore incognita sul futuro di Forza Italia. Senza i quattrini della famiglia Berlusconi chi finanzierà il partito? La famiglia è convinta che la politica abbia portato più grattacapi che benefici al gruppo Mediaset ed è difficile ipotizzare che si impegnerà ancora.

Ma il nodo politico vero resta chi sarà la guida del partito. Il percorso naturale porterebbe ad Antonio Tajani. Il vicepremier e ministro degli Esteri da tempo è il volto e la voce di Forza Italia, ma bisogna guardare con attenzione alle pulsioni che vengono dal Sud, vero e ultimo granaio di voti per i forzisti. Non è un caso se Forza Italia conserva due governatori di regione in Calabria e in Sicilia che hanno portato alla corte del Cavaliere percentuali dei vecchi tempi (21% in Calabria e 17 in Sicilia). 

Renato Schifani che è uno che la storia forzista l’ha attraversata tutta con ruoli di primo piano da tempo chiedeva più spazio per le classi dirigenti meridionali, parlando di uno strabismo del partito che prende i voti al Sud e poi premia i quadri politici del Nord. E poi c’è Roberto Occhiuto, forte del suo consenso e dei suoi rapporti interni al partito che vanno oltre il fratello Mario, senatore, e l’attuale compagna Matilde Siracusano, sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento. L’attuale Governatore è stato a lungo capogruppo a Montecitorio per gli Azzurri e nei suoi diversi anni da parlamentari ha intessuto una rete solida di relazioni. Occhiuto, poi, porta in dote, come dicevamo, quasi il 21% preso alle regionali e una pattuglia di deputati che comprende anche Francesco Cannizzaro, l’uomo forte dei forzisti in riva allo Stretto.  I due hanno costruito una solida alleanza politica innanzitutto per governare la Regione con un gioco di sponda da Catanzaro a Roma, ma questa alleanza li potrebbe portare ancora più lontano. Vedremo, al momento è il giorno del ricordo. Il resto è ancora tutto magmatico.