VIDEO | Il vescovo di Cassano chiede ai calabresi di reagire: «Mi preoccupa il silenzio degli onesti, è il momento di farsi sentire». A Cosenza nasce una nuova associazione civica dall’incontro tra le esperienze di Guccione e Petramala. «Sanità calabrese senz’anima. La qualità delle prestazioni è bassissima»
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Dopo 17 anni di commissariamento, lo stato di salute della sanità calabrese non è migliorato per nulla. Anzi. Siamo arrivati al punto che l’11% dei calabresi rinuncia alle cure e non solo per motivi economici. Eppure si registra una certa apatia o rassegnazione a questo stato di cose. Da qui l’idea di costituire un'associazione civica per fare massa critica sul tema.
Una idea partita da una coppia “originale” ovvero Franco Petramala, che oltre ad essere stato a lungo un manager della nostra sanità è stato anche segretario regionale della Dc, e Carlo Guccione, esponente di spicco del Pd calabrese che sui temi della sanità si è specializzato. Una sorta di rivisitazione del compromesso storico sui temi della sanità che, per l’esordio dell’associazione, avvenuto ieri a Rende, ha presentato i libri “Il possibile e il concreto in politica e sanità” e “Amara verità”.
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I due volumi sono stati ovviamente lo spunto per affrontare la situazione che vive oggi il comparto in Calabria. Non si tratta, come hanno detto i relatori, soltanto di una questione di conti, ma Petramala arriva a dire che la sanità calabrese è priva di anima, non riesce cioè a soddisfare le esigenze della popolazione. «Se per pura ipotesi - ha detto - domani azzeriamo il debito, la situazione migliorerebbe? No, perché il problema è la qualità e la quantità delle prestazioni sanitarie che è bassissima, perché la crisi della sanità è una crisi di contesto. Abbiamo invitato i sindacati perché, malgrado il momento di crisi che vivono, riescono ancora a fare sintesi delle istanze della popolazione. L’impressione che abbiamo, infatti, è che la distanza fra chi gestisce il potere in sanità e le richieste dei cittadini stia aumentando giorno dopo giorno».
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Da qui l’idea di creare questa associazione. «Pensiamo - ha detto Guccione - che una rete associativa possa contribuire ad un processo di partecipazione dei calabresi. Dopo 17 anni di commissariamento la situazione è peggiorata e non riusciamo nemmeno ad avere contezza del debito reale. Non solo. Abbiamo i Lea più bassi d’Italia a 125, ben al di sotto della media nazionale, la metà di quelli dell’Emilia Romagna». La situazione sembra destinata a peggiorare, hanno convenuto i relatori, se dovesse andare in porto il disegno di legge sull’autonomia differenziata in questo momento all’esame in Senato che spaccherebbe ulteriormente in due il Paese. In sala, non a caso, sono stati ricordati i dati sulla migrazione passiva che in Calabria vale qualcosa come 280 milioni di euro. Soldi sottratti al nostro sistema sanitario che vanno ad implementare quelli delle regioni del Nord, Veneto e Lombardia su tutti. Come riequilibrare questo saldo?
Eppure soluzioni per invertire il trend ce ne sarebbero. Guccione parla dei finanziamenti del Pnrr che si sono concentrati sulla sanità territoriale con le case della salute che rappresenterebbero la più grande riforma della sanità italiana da quarant’anni a questa parte. Il problema è che anche su questo fronte si capisce poco con il Governo che ha rimodulato i finanziamenti e la Regione che tace su come rimodulare il piano di sanità territoriale.
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«La questione sanità in Calabria è cruciale per la democrazia. Se ne parlo e perché non voglio essere complice e neutrale. Non è più tempo di equilibrismi, mi preoccupa il menefreghismo e il silenzio degli onesti, come diceva il giudice Rosario Livatino. Così come, sono preoccupato della crisi della politica e dei partiti. I calabresi meritano di più. La prima questione è la riorganizzazione della rete ospedaliera. Quando nel 2016 venivano chiusi gli ospedali dove eravamo? Senza la mappatura dei bisogni non si va da nessuna parte. Che fine ha fatto la medicina territoriale? Le case di comunità che fine hanno fatto? Tutto il comparto socio assistenziale che fine ha fatto? Ci vuole una cabina di regia che non obbedisca ai soliti noti. Vogliamo aprire una riflessione sul rapporto tra sanità pubblica e privata? La politica deve stare fuori dalla gestione della sanità. Sono seriamente preoccupato sul disegno di legge sull'autonomia differenziata. Se dovesse passare questa legge, diventeremo ancora più poveri. È l'ora di non fare silenzio, è l'ora di osare. È l'ora del popolo delle beatitudini. Popolo basta con la paura». Queste le parole del vescovo della Diocesi di Cassano all’Ionio e Vice Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Francesco Savino, che ha invitato i calabresi a mobilitarsi per rivendicare i loro diritti. Un concetto che hanno poi ribadito anche gli altri ospiti della tavola rotonda: Roberto Castagna, Segretario Generale della Uil della provincia di Cosenza, Giuseppe Lavia, Segretario Generale della Cisl, Eugenio Corcioni, Presidente dell'Ordine dei Medici, Giuseppe Nicoletti, economista, Massimiliano Ianni, della Cgil e Roberto Pititto, dell'Associazione Medici Volontari.