Provvedimenti simili sono già stati approvati in altre parti d’Italia. Secondo il capogruppo dem Bevacqua vanno sentite le società partecipate che dovrebbero concretamente rilevare i titoli dalle imprese calabresi: «Bisogna capire se hanno liquidità o si rischia un buco nell'acqua»
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Il superbonus è croce e delizia del Paese. Certamente ha dato impulso ad un settore vitale per l’Italia come quello dell’edilizia, ma dall’altro ha provocato prima la fiammata iniziale dell’aumento dei prezzi delle materie prime e poi un buco nelle casse dello Stato. Ora rischia di mandare gambe all’aria molte aziende che hanno i cassetti fiscali pieni di crediti che nessuno vuole scontare e pochi quattrini in cassa.
Il problema è che il Governo si è impaurito quando ha scoperto che tutte le stime sui costi della misura erano sballati e che la spesa è andata fuori controllo: circa 78 miliardi di euro in più rispetto le stime iniziali con la Ragioneria dello Stato messa sul banco degli imputati. Un buco che avrebbe potuto crescere a dismisura se gli enti pubblici, per aiutare l’economia locale, avessero preso ad acquistare i crediti “incagliati”. Da qui l’idea di mettere un bel divieto per la pubblica amministrazione ad effettuare operazioni simili. Il problema è che spesso in Italia, fatta la legge si trova subito l’inganno. Così diverse Regioni hanno approvato leggi che consentono agli enti pubblici economici, che in senso stretto non fanno parte della Pubblica amministrazione, di comperare questi crediti. La prima è stata la Regione Basilicata. Poi a ruota il Lazio, il Piemonte, l’Abruzzo.
Anche in Calabria il centrodestra ha depositato una legge simile lo scorso 18 agosto, primo firmatario il leghista Pietro Molinaro. La legge è semplicissima e prevede appunto la possibilità per questi enti di acquisire i crediti incagliati, che in Calabria sono una mole enorme. Secondo alcune stime arrivano a sfiorare i 700 milioni. Conoscendo la situazione di liquidità degli enti subregionali è chiaro che non si riusciranno mai ad assorbire tutti i crediti. La proposta di legge è ora all’esame della IV commissione, ma sta già facendo discutere.
«Si deve evitare – spiega il capogruppo dem a palazzo Campanella, Domenico Bevacqua – che si arrivi esclusivamente all’approvazione di una legge spot che contenga soltanto indicazioni vuoti che poi non hanno nessun impatto reale, così come avvenuto con tanti dei provvedimenti fin qui approvati dal governo Occhiuto».
«Prima di fare arrivare in Consiglio regionale una legge condivisibile in linea generale, ma vuota nel contenuto – conclude Bevacqua – chiederò ai colleghi del mio gruppo di richiedere la convocazione in Commissione dei rappresentanti delle partecipate regionali che si vogliono coinvolgere per svolgere le dovute audizioni. Un passaggio fondamentale sia per una più ampia concertazione che per capire se le partecipate calabresi abbiano davvero la possibilità di acquistare i crediti derivanti dal superbonus per dare la linfa sperate al comparto dell’edilizia. Senza risposte positive da parte di questi soggetti e un loro pieno coinvolgimento si rischia di fare l’ennesimo buco nell’acqua».
Molinaro invece dice che questa legge vuole essere un segnale per dare un minimo di respiro alle aziende che stanno vivendo questa difficoltà. Sa benissimo che i vari enti quali i Consorzi di Bonifica, Sacal e gli altri non hanno una liquidità tale da garantire una soluzione definitiva al problema. Intanto però nell’operazione questi enti ci guadagnano perché acquisteranno ad un prezzo inferiore al valore nominale del credito. Poi daranno un po’ di liquidità alle imprese. Ma Molinaro, che è della Lega partito ultimamente non proprio in perfetta sintonia con la premier, dice che questa legge vuole essere anche un segnale politico. «Diverse Regioni hanno approvato leggi simili, a partire dalla Basilicata - dice Molinaro - Questo vuole anche essere un piccolo segnale politico per spingere il Governo a trovare una soluzione definitiva al problema. Sono convinto che lo farà perché il problema è reale e oggi lo dico con maggiore convinzione visto che il Consiglio dei ministri non ha impugnato la legge approvata in Basilicata. Lo scopo quindi è quello nel breve periodo di dare un po’ di respiro alle nostre aziende, nel lungo di spingere il Governo a fare di tutto per evitare che i massicci investimenti dello Stato su queste misure ci si ritorcano contro».
Mentre la politica discute, gli imprenditori stanno alla finestra. «Questa legge è certamente un segnale importante - dice Giovan Battista Perciaccante, presidente Confindustria Cosenza - per cui ringraziamo il Consiglio regionale per la sensibilità dimostrata. Siamo tutti consapevoli che questa misura non basterà a risolvere il problema né qui né in altre Regioni. Accogliamo anche con soddisfazione il fatto che alcune banche e anche Poste Italiane abbiano ripreso ad acquistare questi crediti. Ma ora servono soluzioni strutturali. Abbiamo il problema finanziario delle imprese, ma ancor più grave è il problema degli interventi sui condomini partiti e ancora non finiti. Proprio mentre parliamo è in corso una riunione dei vertici dell’Ance nazionale per discutere una serie di proposte da sottoporre al Governo per definire tutta la situazione, almeno per il pregresso».
Un bel dilemma quindi per il Governo che da un lato ha l’esigenza di aiutare tutto questo tessuto produttivo che ha puntato sui vari superbonus edilizi, ma dall’altro non può permettersi che il buco nel bilancio dello Stato si allarghi a dismisura.