Alla fine la lunga attesa di Giorgia Meloni sotto il sole cocente di Gioia Tauro, non è stata ripagata. La sottoscrizione dell’accordo di coesione fra il Governo e la Regione Calabria è stata più una manifestazione dal sapore politico che un appuntamento tecnico-istituzionale. Come ha detto un consigliere regionale di opposizione, durante la lunga attesa, in fondo non è che la premier è venuta ad annunciare chissà cosa, ma solo i fondi che spettano alla Calabria di diritto in base alla ripartizione del Fsc. Insomma sin da subito è stato evidente che lo scopo dell’iniziativa era altro, altrimenti un protocollo poteva essere siglato anche a Palazzo Chigi. Invece  Occhiuto e la Meloni hanno tenuto a sottolineare come questo con la Calabria sia il primo accordo siglato con una regione del Sud.

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Lo scontro a distanza con De Luca

Una circostanza che è servita in particolare alla premier che da Gioia Tauro ha voluto in qualche modo rispondere alla manifestazione organizzata dal Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, sotto Palazzo Chigi contro l’autonomia differenziata. Un movimento che evidentemente dà fastidio visto che i dubbi sull’autonomia crescono soprattutto da parte dei primi cittadini. La premier non ha mai citato De Luca ma nel suo discorso vi ha fatto più volte riferimento. Ad esempio quando ha parlato del nuovo funzionamento del Fsc. Il primo ministro ha spiegato che arrivata al Governo ha notato incredibili ritardi nella spesa di questi fondi. Allora il ministro Raffaele Fitto ha avviato un confronto con i governatori per monitorare lo stato della spesa della vecchia programmazione e avviare la nuova. Dall’esito di questo confronto è nato il Decreto Sud che istituisce gli accordi di coesione che hanno alcune particolarità. La principale è che i progetti sono proposti dalla Regione e condivisi dal Governo.

«Non perché vogliamo limitare l’autonomia dei territori - ha detto la Meloni - ma perché queste risorse vanno inserite all’interno di una strategia di sviluppo complessiva. Abbiamo così liberato 21 miliardi di risorse che abbiamo versato su vari comparti come l’agricoltura perché il Governo non aveva bisogno dei trattori per sapere cosa stava succedendo. Un miliardo l’abbiamo messo in sanità. Un lavoro per il quale devo ringraziare i presidenti di Regione perchè hanno capito cosa stavamo facendo. Tutti sono collaborativi, tranne uno allo stato attuale (il riferimento è De Luca, ndr) il quale se invece di fare le manifestazioni si mettesse a lavorare sulla spesa, visto che sulla vecchia programmazione è fermo al 24%, potrebbe avere qualche risultato in più… ma questa è altra questione».

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Autonomia differenziata 

E che il tema di fondo per la Meloni era un controcanto a De Luca lo dimostra anche la parte di intervento che dedica all’autonomia differenziata. Anche perché poco prima la Meloni aveva parlato della Zes unica. Allora viene spontaneo chiedersi il nesso fra l’accentramento sulla gestione dei fondi del Fsc e la Zes unica e l’autonomia differenziata. «Figuratevi se una persona come me può immaginare di dividere l’Italia. Allora su questo voglio dire due cose. 1) il presupposto per la realizzazione è l’individuazione dei Lep. Significa che per la prima volta in Italia qualcuno stabilirà quali servizi vanno garantiti in ogni regione d’Italia. 2) non funziona tolgo a una regione dò a un'altra. Dove ho un’amministrazione regionale virtuosa lo Stato decide di assegnare competenze. Il tema non è il rapporto fra regioni, ma fra la Regioni e lo Stato. Quindi nessuna divaricazione fra Nord e Sud ma fra chi lavora bene e chi no. Se un territorio lavora bene ho interesse a rafforzarlo. Il mio obiettivo è rafforzare le vocazioni di regioni come la Calabria».

Una lettura che non tiene conto però di due pericoli che nasconde l’autonomia. Il primo è la possibilità dei contratti integrativi regionali che permetteranno alle regioni più ricche di prevedere incrementi salari per alcune categorie professionali. Non è difficile immaginare che se un medico o un professore in Veneto guadagna mille euro in più che in Calabria l’esodo dal Sud sarà sempre più inarrestabile. La seconda questione è che se passa la legge così com’è, le regioni che lo vorranno non dovranno aspettare la definizione dei Lep ma potranno già chiedere autonomia su diverse materie. Infine siccome il Ddl Calderoli prevede l'invarianza di spesa, come si finanziano i Lep? Questioni che meriterebbero approfondimenti ulteriori.

Infrastrutture e rapporti con l’Africa

Nel frattempo la Meloni parla a lungo di infrastrutture come la chiave di volta dello sviluppo del Sud. Parla delle potenzialità del porto di Gioia Tauro collegandolo alla sua idea di rapporto con l’Africa. Si tratta del famoso piano Mattei che la Meloni rivendica con grande orgoglio parlando di una sua intuizione sulla quale pian piano sta arrivando anche l’Europa. La premier immagina una partnership con l’Africa che potrebbe diventare l’hub energetico dell’Europa e in questo quadro la Calabria può diventare la piattaforma logistica di questa operazione.

Concetti che piacciono molto ad Occhiuto. Anche lui utilizza l’occasione per parlare, soprattutto nella prima parte, di quanto realizzato dalla sua amministrazione. Elenca le riforme dei Consorzi di bonifica, dell’idrico, dei rifiuti con 170 milioni destinati al termovalorizzatore di Gioia Tauro per evitare il turismo dei rifiuti che la Calabria conosce bene. Poi ha avanzato una serie di richieste al Governo.

La prima riguarda la realizzazione del rigassificatore che Occhiuto considera strategico non solo per l’autosufficienza energetica del Paese, ma soprattutto perchè prevede la realizzazione di una piastra del freddo dove si potrebbero trattare i prodotti agroalimentari di gran parte delle regioni del Sud. Poi ha chiesto al Governo di stimolare gli investimenti delle grandi aziende nazionali in questo gateway dalle grandi prospettive, ma ha anche sottolineato che governare la Calabria è complicato «Non chiediamo al Governo favori particolari - ha detto Occhiuto - ma banalmente di metterci nelle condizioni di competere con il resto del Paese». Da qui la richiesta di un ulteriore sforzo da parte del Governo: «Se l’Europa al piano Mattei dovesse aggiungere altre risorse noi faremo della Calabria l'hub dell’Europa per gli investimenti in quelle economie che stanno al di là del Mediterraneo ed hanno tassi di crescita incredibili»

Occhiuto ha quindi le idee chiare, ma la premier Meloni più che la Calabria ieri mattina sembrava avere in testa la Campania e sulle richieste avanzate da Occhiuto si è espressa in modo generico. Zero proprio, invece, sul rigassificatore.