FOTO-VIDEO | I rappresentanti di M5S, Lega e Polo civico sono stati ospiti della seconda e scoppiettante puntata del talk politico di LaC Tv condotto da Antonella Grippo. Rivedi la puntata integrale (ASCOLTA L'AUDIO)
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Gli ingredienti per una nuova puntata ad alti ritmi ci sono tutti. Gli schieramenti in campo sono sufficientemente rappresentati con Domenico Furgiuele (Lega), Alessandro Melicchio (M5s), e Sergio Aquino (de Magistris). La perfidia è quella di sempre e il titolo scelto per la puntata - “il mio partito è più figo del tuo” – promette scintille (Per rivedere la puntata integrale clicca qui). Non una contrapposizione tra schieramenti opposti, ma un modo sottile di stanare le contraddizioni all’interno delle coalizioni.
All’ingresso di Antonella “el diablo” Grippo, i protagonisti sono già seduti sulle temute poltrone del seguitissimo format della giornalista di Sapri, premiato, nei fatti, dalla fedeltà dei telespettatori che hanno seguito in maniera massiccia la prima puntata dedicata al candidato a Presidente Luigi de Magistris. Un segno tangibile dell’affetto dei calabresi e della professionalità dell’intera emittente. Anche perché, per dirla con la Grippo, l’audience è sempre il risultato di una grande opera di squadra… e di una grande macchina da guerra.
Dal “celodurismo” agli imitatori
Il primo a finire sotto la perfida lente d’ingrandimento della Grippo è Domenico Furgiuele, fondatore della Lega nella nostra regione ed unico parlamentare del Carroccio calabrese. La Grippo va al sodo, mettendo sul piatto il “celodurismo” della Lega che in Calabria si contrappone alla “propaganda al viagra” del partito di Silvio Berlusconi. «Vabbè, mo' siete diventati celomollisti» incalza l’impertinente conduttrice, che vuole sapere fino a che punto Lega e FI tenteranno di farsi reciprocamente le scarpe. Furgiuele parla di «sana competizione» che fa bene alla coalizione, ma la tensione gli gioca un brutto scherzo quando scambia la prima stilettata satirica di Enzofilia sulla Lega, per una dichiarazione di qualche avversario.
Alessandro Melicchio, Portavoce del MoVimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati, è una vecchia conoscenza di Perfidia. La Grippo gli riserva la scomoda poltrona rossa. Quella con le fiamme disegnate per terra, per intenderci. Per lui va in onda un filmato che riprende le dichiarazioni al vetriolo di de Magistris su Amalia Bruni – definita “Amalia Bruno Bossio” - e sui pentastellati che a suo dire hanno perso la ghiotta opportunità di ritornare alle origini. In altre parole il sindaco di Napoli sostiene che la base del movimento è più vicina a lui che al centrosinistra tradizionale dove si è consumato l’abbraccio mortale con Enrico Letta. Melicchio, che non parla della Bruni, ovviamente dissente da questa lettura e prova a sgombrare il campo dagli equivoci: «Oggi fanno tutti a gara a essere il nuovo Movimento 5 stelle (il riferimento è proprio a de Magistris), ma l’unico e originale è il Movimento delle origini che ha dato prova di fare quello che dice in campagna elettorale». Anche per lui arriva la stilettata di Enzofilia, accolta con un sorriso.
Tocca a Sergio Aquino, candidato per la lista de Magistris presidente, ribattere a Melicchio, sostenendo, senza in fondo contraddirlo, che la coalizione capeggiata dal sindaco di Napoli «si rivolge ai calabresi stanchi, e anche delusi dal Movimento 5 stelle». La stilettata di Enzofilia lo coglie un po' di sorpresa, e per uscire dall’imbarazzo ripropone il senso profondo della sfida vinta da de Magistris che ha raccolto oltre 22mila firme per le liste senza alcuna struttura di partito alle spalle.
Melicchio: «Cambieremo la legge lettorale»
Gli animi si scaldano quando Melicchio contesta a de Magistris di non essere calabrese. Aquino, salta dalla sedia definendosi un internazionalista, ma Melicchio mette in mezzo la dignità dei calabresi, che non meriterebbero di essere governati da un forestiero. Aquino però gli ricorda che i calabresi non hanno mai dato il quorum ai 5 stelle.
Melicchio incassa ed annuncia che una delle cose scritte in rosso nell’agenda del centrosinistra è il cambiamento della legge elettorale regionale.
Aquino: «Vogliamo sostituire i partiti»
Poi Antonella Grippo si concentra nuovamente su Furgiuele, provocandolo sul cambiamento in corsa della Lega che si è quasi “democristianizzata”. A sostegno della tesi che il Carroccio non sia un partito propriamente di moderati, la conduttrice manda in onda uno spezzone di Nino Spirlì che a Perfidia (prima di vestire i panni del facente funzioni) “confessava” di santificare il sabato fascista e il vate Gabriele D’Annunzio. Furgiuele spiega che «in uno scenario come quello odierno, la Lega ha scelto di aderire al governo proprio per non lasciare tutto in mano al Pd e ai 5 stelle». Invoca quindi un ritorno alla politica e alla responsabilità dei partiti, trovando l’alt di Aquino che sgombra il campo da fraintendimenti: «Noi non ci vogliamo porre al di fuori dei partiti, vogliamo sostituire questi partiti che hanno portato la Calabria e l’Italia al punto in cui siamo». Melicchio non vuole stare a guardare ed entra in scivolata su Aquino ricordando che questo concetto di massima non è poi contemplato nelle liste, vista la presenza di Mimmo Talarico che – dice il parlamentare 5stelle – ha cambiato dieci partiti in dieci anni. Furgiuele dal canto suo parla di aderenza al territorio della Lega, contrapponendola al deserto pentastellato che non ha sezioni sul territorio.
La Grippo però fa tornare tutti all’inferno quando ricorda a Furgiuele che la Lega non ha una classe dirigente propria essendo commissariata e un dissenso interno che “mancolicani”. Furgiuele si difende ricordando la giovane età della Lega calabrese e che una classe dirigente non si forma con un click.
Furgiuele: «Occhiuto ha garantito una giunta politica»
Dopo la pubblicità, Antonella Grippo non è meno cattiva di prima, e mette di fronte Furgiuele ad una domanda di de Magistris che nella puntata precedente ha detto: «Salvini ha detto che non dice bugie in politica, ma allora spieghi perché qualche tempo fa ha detto che per colpa dei calabresi si vergognava di essere italiano». Furgiuele sostiene che il Capitano non abbia mai detto una cosa del genere, e in studio affiorano sorrisi amari. Il parlamentare della Lega va quindi all’attacco del Movimento 5 stelle incapace di eleggere anche un solo consigliere regionale, e Melicchio ne approfitta per ricordare che l’elezione dei 4 consiglieri della Lega è costata l’invenzione di una Commissione a Palazzo Campanella, «per dare una poltrona a Molinaro». Poi, il lampo di genio di Furgiuele: «Ammesso e non concesso che qualcuno della vecchia Lega abbia proferito qualcosa di male verso il Meridione, ha sicuramente fatto meno male di chi ha governato negli ultimi 50 anni la nostra Regione. Spirlì, non era stato designato per fare il presidente, ma per fare altro. Ha governato poco più di un anno e mezzo in una situazione emergenziale ed ha fatto quello che ha potuto. Avrei voluto vedere i 5 stelle…»
Il serafico Aquino sottolinea, d’accordo con Furgiuele in linea di principio, come il governo Spirlì non si sia distanziato dal modo di governare degli ultimi 50 anni.
Furgiuele allora si gioca l’asso nella manica: «Ora sosteniamo Roberto Occhiuto e, da quello che ci ha detto e dai programmi che ha presentato, ci ha garantito che ci saranno degli interventi molto seri e sicuramente una squadra di giunta politica».
Aquino intanto vuole mettere al bando la mistificazione del centrosinistra diviso in tre, perché, dice, noi siamo un movimento civico, trasversale, che alla fine mette insieme gente di sinistra e gente di destra come per esempio Angela Napoli. Per Melicchio il movimento di de Magistris è solo un’accozzaglia di riciclati e di civico non ha niente.
Il discorso scivola poi sulla pulizia delle liste. Furgiuele per spiegare il suo pensiero, per così dire garantista, tira fuori la “campagna denigratoria” nei confronti del giovane candidato della Lega alle comunali di Cosenza, parente di un boss: se si tratta di imbarazzi e cose del genere – dice - la responsabilità è personale. Per Aquino la responsabilità rimane in capo al partito, per Melicchio, idem, è una questione di opportunità.
Alla fine però tutti sono d’accordo sul fatto che i calabresi sono stufi. Punto.