Meeting di Firenze, Oliverio: «Per il consenso si mercificano i diritti»

Il presidente della Regione è intervenuto alla manifestazione toscana in compagnia di Mimmo Lucano: «Accoglienza non è mettere persone in un lager»

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di Redazione
11 dicembre 2018
16:55
Lucano e Oliverio al Meeting dei diritti umani di Firenze
Lucano e Oliverio al Meeting dei diritti umani di Firenze

«L'accoglienza non significa mettere uomini e donne in lager o grandi alberghi, come si pensa di fare oggi, perché così piantiamo solo il seme della violenza». Lo ha affermato Mario Oliverio, presidente della Regione, a margine del Meeting dei diritti umani a Firenze dove è intervenuto insieme al sindaco sospeso di Riace, Mimmo Lucano. «Questo Governo ha imboccato una strada pericolosa per la democrazia - ha proseguito - perché sta mettendo in discussione il rispetto e la dignità delle persone».


«In questa giornata in cui si celebrano i 100 anni della nascita di Nelson Mandela – ha continuato Oliverio -, i 70 della Dichiarazione universale dei diritti umani e i 70 anni della Costituzione, cioè i pilastri fondamentali per la convivenza tra persone di culture, etnie, religioni diverse dobbiamo chiederci cosa significhi, oggi, affermare e difendere i diritti umani. Dobbiamo farlo per dare una risposta ad un quesito che è di fondamentale importanza, perché proprio nell'era della globalizzazione, segnata dall'esodo di milioni di persone che lasciano la loro terra per approdare a lidi diversi, questo concetto deve essere attualizzato».



Secondo il governatore calabrese «siamo in presenza di una vulgata xenofoba che mette in discussione i diritti fondamentali e umani. Occorre riaffermare quelli che sono i diritti umani delle persone, che sono innanzitutto il rispetto della dignità, il rispetto della vita e occorre far crescere una cultura più diffusa e più larga dell'accoglienza. Credo che si debba anche saper andare contro corrente - ha aggiunto Oliverio - quando bisogna affermare principi fondamentali, senza guardare al consenso. Perché purtroppo il consenso è diventato un fattore di mercificazione dei diritti».


«Proprio ieri - ha incalzato il presidente - ho avuto in Calabria un incontro con i rappresentanti di persone venute dall'Africa e che oggi sono ospitate in un lager come la baraccopoli di San Ferdinando, nella Piana di Gioia Tauro. Chi non ha visto di persona quella realtà non può capire cosa significhi violazione dei diritti più elementari delle persone. Faccio questo richiamo e questo esempio perché credo che oggi ci sia la necessità di rilanciare una forte attenzione, soprattutto da parte dei giovani, al rispetto delle persone e all'affermazione dei loro diritti. Proprio di recente - ha proseguito - sono stati assunti dall'attuale governo provvedimenti sull'onda di paure che si alimentano per giustificare l'assunzione di misure restrittive e di forme di privazione della libertà che hanno cominciato a mettere centinaia di persone fuori dalla dimensione dell'accoglienza».


Nel corso di questi anni, ha aggiunto, «attraverso i cosiddetti progetti Sprar, che avevano consentito di attuare una accoglienza diffusa, era stato possibile accogliere migliaia di persone evitando di rinchiuderli in lager simili a quelli di San Ferdinando. Ora, a causa di questi nuovi provvedimenti del governo, centinaia di persone, tra cui donne e bambini, che presto diventeranno migliaia, sono state buttate sulla strada. La stessa esperienza di Riace, che tutto il mondo ha ammirato e apprezzato, è stata smantellata. Altro che sicurezza! Ecco perché proprio in una giornata come questa è urgente assumere la bandiera della difesa dei diritti di tutti. Quella bandiera dovete assumerla voi che siete la nostra speranza e rappresentate il futuro del nostro Paese. Oggi - ha concluso il presidente della Regione Calabria - vi lasciamo questa consegna: battetevi con tutte le vostre forze perché il rispetto dei diritti delle persone sia sempre al centro di ogni azione politica, sociale e istituzionale, perché la dignità dell'uomo è un diritto inalienabile e non può essere cancellato e calpestato da nessuno e per nessuna ragione».

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