Salvini in Calabria, prima tappa a Rende. «I Cinquestelle? Ormai non esistono più»

VIDEO-INTERVISTA | E sulla Calabria il leader della Lega insiste su lavoro, sanità, infrastrutture e agricoltura. Un incontro organizzato dai vertici di Coldiretti è la prima tappa del tour elettorale che toccherà anche Botricello e Crotone

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di Salvatore Bruno
10 gennaio 2020
15:50

Agricoltura, sanità, lavoro, infrastrutture. Matteo Salvini ha le idee chiare su quali debbano essere le priorità del prossimo governo regionale della Calabria. Il leader della Lega inizia da Rende il suo intenso tour elettorale in Calabria.

Nelle sale dell’Hotel Ariha prende parte ad una iniziativa organizzata da Coldiretti, con la partecipazione del presidente nazionale Ettore Prandini e di quello regionale Franco Aceti.

Stop all'emigrazione dei calabresi

L’ex Ministro dell’Interno non entra nel merito delle proposte programmatiche, ma si dice convinto di un’affermazione del centrodestra alle elezioni del 26 gennaio.

E ribadisce la sua ricetta: «Qualcuno a sinistra pensa di colmare i buchi lasciati dai calabresi che scappano con gli immigrati, io invece vorrei che in Calabria rimanessero i calabresi. I Cinquestelle? Mi interessano poco, non esistono più».


Partito commissariato

Per adesso il partito in Calabria resterà commissariato: «Arriviamo a liberare questa terra dal malgoverno, poi il 27 gennaio per la prima volta nella storia ci saremo, tanti ci daranno fiducia ed avremo cinque anni per lavorare sia come Lega sia come Regione Calabria».

Sul caso Gregoretti e sulla richiesta delle forze di maggioranza di Governo, segantamente Pd, pentastellati e Italia Viva, di rinviare a dopo le elezioni il voto, già in calendario per il 20 gennaio, sull’autorizzazione a procedere nei confronti del senatore della Lega, Salvini non ha dubbi: «Vogliono processarmi? Lo facciano. Vogliono arrestarmi? Lo facciano. Dovranno trovare un tribunale ed un carcere belli grossi perché ci saranno alcuni milioni di italiani a farmi compagnia. Difendere i confini di un Paese non è solo tra i diritti ma tra i doveri di un Ministro. Se vogliono processarmi lo facciano, ma perché dopo il voto? Se sono convinti che io sia un delinquente che merita un processo lo votino in Parlamento e poi decideranno i giudici e gli italiani».

Giornalista
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