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Soluzione più democristiana il Pd non poteva trovare per risolvere il nodo legato all’applicazione della legge sull’aborto. La proposta di Giudiceandrea teneva in apprensione la maggioranza da diverse settimane, con i cattolici timorosi della reazione dell’elettorato. Impossibile, però, evitare di approvarla anche dopo il can can mediatico che ha scatenato la vicenda, tanto da scatenare l’invettiva di Giudiceandrea, in occasione dell’ultimo rinvio, contro un centrosinistra pauroso di rendere corrette l’applicazione della normativa nazionale in materia di interruzione della gravidanza.
Il nocciolo della questione è relativo alla presenza carenza dei medici non obiettori di coscienza nelle varie strutture calabresi.
Giudiceandrea ha proposto un testo che introduceva la mobilità per raggiungere l’obiettivo. Nell’area moderata del Pd si è fatta largo l’opinione che la modifica potrebbe penalizzare gli obiettori e che, comunque, venisse percepita all’esterno come una misura di favore verso l’interruzione della gravidanza. Circostanza sulla quale ha marciato anche l’opposizione di centrodestra.
Legge sull'aborto, la proposta si arena nuovamente in Consiglio regionale
Ed allora è venuto fuori un emendamento firmato da Giudiceandrea, Mirabello, Ciconte, Scalzo e anche da Esposito di Ncd per cancellare la mobilità e imporre alle strutture sanitarie idonee misure organizzative per garantire la presenza di medici obiettori.
Consiglio regionale, rinviata la legge sull’aborto
Abbastanza per meritarsi anche gli sberleffi del forzista Mangialavori: «La legge così è completamente stravolta rispetto all’idea originaria di Giudiceandrea che era inaccettabile. Così formulata non servirà a niente, poteva bastare una circolare interna alle strutture».
Riccardo Tripepi