Se la lotta all'immigrazione clandestina è uno dei pallini della Lega, non lo stesso si può dire per l'emigrazione (forzata, peraltro) dei candidati al Parlamento. La riprova nello spostamento nel collegio di Crotone del deputato uscente calabrese Domenico Furgiuele, dirottato per farsi eleggere nell'area crotonese pur essendo un lametino doc. Fatto stigmatizzato ieri dal presidente del consiglio regionale Filippo Mancuso, che in occasione della presentazione a Lamezia dei candidati della Lega a Camera e Senato si è tolto qualche sassolino dalla scarpa. Anzi, un macigno, per la verità.

Ma forse, la sua, è una questione che parte da lontano. Perché il diritto al dissenso, o alla diversità di posizioni nel partito, rivendicati dal diretto interessato sono con ogni probabilità la conseguenza del malessere per non essere stato indicato fra gli aspiranti deputati e senatori. Fermo restando, oltretutto, qualche precedente polemica con il commissario regionale dello stesso Carroccio, Giacomo Saccomanno soprattutto a difesa del governatore. 

Ma al di là di quest'ultima annotazione Mancuso, pur prendendola alla larga e mai auto-proponendosi in maniera manifesta, intuendo la mala parata della mancata candidatura già una settimana dopo Ferragosto aveva parlato di area catanzarese rimasta troppo in ombra. Un ostracismo - sempre a detta del presidente - subìto malgrado gli oltre 6.300 voti complessivi ottenuti nel capoluogo dalle liste locali riconducibili alla Lega, Alleanza per Catanzaro e Prima l'Italia, alle Comunali di giugno. Dato ragguardevole, ma non sufficiente per premiare un territorio così "prolifico e fertile" nelle urne per i rappresentanti salviniani. «È da questo - ha spiegato un po' piccato Mancuso alla platea lametina circa 24 ore fa - che si è originato il mio dissenso. Che tuttavia non mi pone fuori dal partito, magari per la gioia di qualcuno. Dimostra semmai che non sono uno yes-man».

Ma c'è anche una spiegazione che Mancuso ha dato a un episodio, evidentemente oggetto di polemica interna, legato a delle sue assenze in occasione di alcune manifestazioni leghiste. A riguardo ha detto: «Sfido chiunque ad affermare che non sono disponibile quando mi coinvolgono per partecipare a nostri eventi e chiedo di confermarlo a Domenico Furgiuele. Poi è chiaro che se però capita quanto mi è successo un paio di giorni fa, allorché un amico quale Mario Occhiuto, peraltro come noto fratello del governatore, viene sotto casa e mi invita a prender parte a un'assemblea, io di certo non rifiuto. Trovo quindi fuori luogo che si abbia da ridire su un fatto del genere». Ma se il presidente dell'assise di Palazzo Campanella si è mostrato contrariato da quanto avvenuto, il deputato Furgiuele pur nel modo più soft possibile ha lasciato invece trasparire come nel centrodestra si corra sì uniti ma con un livello di competizione fra alleati nient'affatto marginale. «Siamo leali, tuttavia puntiamo a fare più bella figura possibile nell’ambito della coalizione», è stata infatti l'esortazione rivolta ai militanti presenti invitati a non lasciare il centro congressi senza i facsimile delle schede elettorali. Perché, ha concluso: «Dobbiamo dimostrare grande spirito di servizio. Quello che ci ha permesso di ottenere ottimi risultati, pur non disponendo di grossi mezzi (economici, ndr). Però  mettendo a frutto un impegno personale. tradottosi in un radicamento grazie a cui siamo riusciti a far decollare in Calabria un partito prima quasi di nicchia e comunque in prevalenza legato al Nord».