A gennaio 2023 la Calabria si presenta come un grande cantiere, speriamo un po’ più rapido rispetto a quelli dei tre grandi ospedali che aspettano dal 2004 la realizzazione. Nei primi quattordici mesi di amministrazione, Roberto Occhiuto ha gettato diverse premesse per avviare quelle riforme di cui la regione ha davvero necessità per “stupire” il mondo come ama dire il governatore.
A questa fase deve però accompagnarsi quella della realizzazione. Allora vediamo quali sono le principali sfide alla modernità che attendono la nostra regione.

La sanità

È ovviamente la madre di tutte le battaglie. Dopo 11 anni di commissariamento, i dati del settore continuano ad essere negativi. I Lea (livelli essenziali delle prestazioni) restano al di sotto della media nazionale, il debito ancora non si è riuscito compiutamente a quantificare. Ma ci sono segnali che fanno ben sperare. Il primo è la concomitanza delle cariche di commissario al piano di rientro e presidente della giunta regionale nella persona di Roberto Occhiuto. Questo dovrebbe evitare gli scontri fra le due istituzioni che avevano raggiunto l’acme durante l’amministrazione Oliverio.

L’altro dato rilevante è quello emerso negli ultimi giorni dell’anno vecchio ovvero l’apertura di una facoltà di Medicina e Chirurgia all’Unical in convenzione con l’azienda ospedaliera dell’Annunziata di Cosenza. Una decisione venuta fuori dall’ultima riunione del Coruc, il parlamentino dei rettori calabresi. Una notizia che ha subito innescato una incomprensibile guerra di campanile proveniente da Catanzaro che ha subito gridato allo scippo. In realtà la decisione del Coruc va oltre l’assegnazione di Medicina e Chirurgia a Cosenza, ma prevede anche un rafforzamento dei corsi di studio della Magna Grecia che si è vista abilitare altri sette corsi di laurea fra cui Veterinaria. Non solo, ma la Regione dovrebbe inoltre finanziare un ospedale veterinario e un Istituto di ricerca, facendo di Catanzaro un polo sanitario d’eccellenza. Questo percorso, fra l’altro, ha un punto fermo nella fusione, anche questa attesa da anni, fra il Pugliese Ciaccio e il policlinico. Da questo “matrimonio” dovrebbe nascere l’azienda ospedaliera-universitaria “Dulbecco” in grado di diventare davvero un punto di riferimento medico nel Meridione e drenare un po’ di migrazione sanitaria. L’accordo è ora sul tavolo del presidente Occhiuto, che recentemente è stato stimolato dal sindaco di Catanzaro Fiorita a firmarlo. Poi dovrà essere sottoposto al vaglio del Mef e del Miur e questo grande polo sarà realtà. Con i fondi del Pnrr poi si dovrebbe potenziare la medicina territoriale che è il vero tallone d’Achille della sanità non solo calabrese.

Il problema vero restano le assunzioni per evitare di realizzare scatole vuote. Su questo c’è bisogno di accelerare visto che non bastano i soli medici cubani. La proroga del Decreto Calabria ha comportato anche il nulla osta a un piano straordinario di assunzioni che si aggiungono a quelle (circa un migliaio) autorizzate dopo l’approvazione del piano operativo 2022/2025, ma i concorsi ancora latitano. Così come rimane un mistero il perchè non siano stati ancora inseriti nei reparti i 370 specializzandi che hanno risposto all’avviso pubblico della Regione. Insomma oltre Cuba occorre altro. Il tutto in attesa di vedere finalmente in azione l’ufo oggi rappresentato da Azienda zero.

Le infrastrutture

È l’altro grande tema che da sempre è al centro del dibattito politico calabrese. La Calabria si presenta isolata non solo verso l’esterno, ma anche al suo interno a causa certamente della sua orografia, ma anche per l’assenza di grandi investimenti da parte dello Stato. Basti pensare all’A/2. Dopo anni di lavori continui l’allora premier Matteo Renzi decise che in fondo bastava cambiarle il nome trasformandola da A/3 in A/2 e il più fosse fatto. Così il Governo ha deciso che l’autostrada fosse ormai finita nonostante ci siano dei tratti mai toccati sia in provincia di Cosenza sia di Vibo. Non va meglio sul fronte della Ss 106. Il Governo aveva assicurato il finanziamento di un’opera che è corridoio strategico non solo per la Calabria ma per tutta la dorsale jonica. Fra l’altro la strada continua a mietere un contributo inaccettabile di morti. I calabresi però hanno trovato nell’ultima finanziaria una brutta sorpresa. È vero che il Governo ha stanziato tre miliardi, ma lo ha fatto in un arco di quindici anni. Uno spazio temporale infinito che copre almeno tre Governi. Quali garanzie ci sono che i soldi verranno mantenuti allo scopo? Il dubbio nasce spontaneo se pensiamo a quanto accaduto con la legge Obiettivo 2001 del Governo Berlusconi, in cui ingenti somme sono state distratte per le quote latte viste le difficoltà incontrate a far partire i lavori sulla Ss 106. Altro indizio che non ci fa essere ottimisti sono gli importi stanziati nel corso degli anni: 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024, 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026, e così via. Adesso toccherà ad Occhiuto mantenere un pressing sul Governo nazionale e su Anas affinchè venga rispettato il cronoprogramma.

Se questa è la situazione delle strade, molto c’è da fare anche sul trasporto ferroviario. L’elettrificazione della linea jonica procede più che a rilento, mentre per l’Alta velocità in Calabria stanno nascendo una serie di problemi che preoccupano lo stesso Occhiuto. Nel frattempo il dibattito pubblico che si era aperto sul tracciato dell’Alta velocità si è bruscamente interrotto.

Non resta che consolarsi con il Ponte sullo Stretto. È la grande battaglia di Matteo Salvini, sposata anche da Occhiuto nella convinzione che il Ponte possa fare da attrattore di altre infrastrutture. Per il momento l’ultima finanziaria ha solo fatto uscire dalla liquidazione la società che dovrebbe gestire la gara, la Stretto di Messina Spa, che dovrebbe attraverso una serie di transazioni chiudere ogni pendenza e ripartire. Come è ancora oscuro. Non si sa se col vecchio progetto o si ripartirà da capo. Una storia che verrà certamente approfondita nei prossimi mesi.

Acqua e ambiente

Anche in questi due settori Occhiuto sta provando ad imprimere una svolta. La sua idea è quella di una multiutility che gestisca i due settori. A questo serve la legge regionale n° 10 dello scorso aprile. Per quanto riguarda il settore idrico l’obiettivo è quello di creare finalmente un soggetto gestore unico del ciclo idrico integrato. La legge ha creato l’Arrical che sostituisce la vecchia Aic nel governo del settore. Il percorso però non è semplice. Il commissario Arrical, Bruno Gualtieri, con propria deliberazione, ha individuato in Sorical il soggetto gestore. Il problema è il subentro di Sorical nella gestione in luogo dei Comuni. Gualtieri ha chiarito che la cosa avverrà per gradi ma non pare sia riuscito a vincere le resistenze di diversi sindaci. Sul punto sono diversi i nodi burocratici e finanziari che devono ancora essere sciolti.

Ancora più indietro è il settore dei rifiuti. Nella legge si individuava il perno del sistema nel raddoppio e ammodernamento del termovalorizzatore di Gioia Tauro. La Regione ha fatto una manifestazione d’interesse a cui è pervenuta una sola offerta non giudicata congrua dalla commissione. Per cui si è ripartiti da capo con un’inevitabile allungamento dei tempi. Poco invece si è mosso sul resto dell’impiantistica pubblica, soprattutto nel cosentino che è la zona maggiormente priva di impianti. Anche questa è una sfida decisiva.

Sviluppo

Occhiuto sembra avere le idee chiare ritenendo che la chiave di tutto sia Gioia Tauro. Non solo per il porto che ormai raggiunge sempre maggiori record e successi, ma per la realizzazione del rigassificatore. Il progetto risale ai tempi di Agazio Loiero e pare avere tutte le autorizzazioni necessarie. I soliti ben informati dicono che nonostante Piombino, il rigassificatore si farà e c’è già chi sta scommettendo sull’infrastruttura. Anche su questo Occhiuto dovrà muoversi su due fronti: da un lato convincere il Governo a dare il nulla osta all’opera, dall’altro convincere la popolazione sul fronte della sicurezza e dei vantaggi economici che verranno. L’idea è che il rigassificatore possa dare impulso a tutta l’economia della zona e in particolare al retroporto che potrebbe sorgere finalmente come area industriale competitiva. Non solo. Ma grazie al rigassificatore si realizzerebbe anche una piastra del freddo per i nostri prodotti agroalimentari.

Turismo

È un po’ la nota dolente di una regione che non è mai riuscita a sfruttare appieno le potenzialità nel settore. Un po’ colpa dei gap che la Calabria sconta sia sul fronte dell’ospitalità sia sul fronte delle infrastrutture. Un po’ è figlia anche della narrazione della Calabria all’esterno. Su questo l’ex assessore al Turismo, Fausto Orsomarso, ha investito un bel po’ di soldini, ma forse sono state più le polemiche che i risultati raccolti, al punto che lo stesso Occhiuto ha detto che bisogna essere più incisivi. Vedremo come, visto che il presidente ha deciso di tenersi la delega al settore. C’è però una novità importante ovvero il via ai lavori degli studio’s di Lamezia Terme. Si tratta del progetto che Gianni Minoli aveva elaborato per Jole Santelli. L’idea è quella di creare uno studio di produzione per fiction e serie tv sul modello della fortunata esperienza di “Un posto al sole”, la fiction di grande successo che ha prodotto per Napoli un indotto economico mica da poco. Anche sul ruolo della Calabria film commission vedremo quali saranno le prossime mosse dopo il flop del progetto del corto di Muccino per la verità messo frettolosamente da parte dalla nuova amministrazione regionale nonostante il corposo investimento effettuato.

Agricoltura

È il settore che sta conoscendo maggiore vitalità grazie all’alto numero di produzioni Dop e Igp calabresi. Il problema è sempre quello di aprire queste produzioni ai grandi mercati soprattutto quelli internazionali. L’assessore Gianluca Gallo sta facendo un buon lavoro, più distratti sembrano paradossalmente gli operatori del settore. I vari Consorzi di tutela non funzionano come dovrebbero così come si dovrebbe trovare una soluzione al nodo dei Consorzi di bonifica che vivono una situazione economico-finanziaria molto compromessa anche a causa delle guerre intestine fra gli stessi agricoltori.