Il governatore pensa di utilizzare i fondi regionali destinati alla formazione per inserire gli extracomunitari nel settore delle costruzioni. Ma la maggior parte delle persone che arrivano sulle coste calabresi sono solo di passaggio in Italia. Intanto però i costi dell’accoglienza mettono a rischio i bilanci dei Comuni
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Non c’è solo l’autonomia differenziata a imbarazzare il presidente della Regione Roberto Occhiuto. Un altro tema che rischia di scollegarlo dal sentiment dei calabresi è la delicata questione dell’immigrazione. D’altronde, non è un caso se a queste latitudini il Centrodestra non abbia sfondato e il primo partito sia ancora il M5s.
La tragedia di Cutro, come vi abbiamo raccontato approfonditamente nelle settimane scorse, ha scosso nel profondo i calabresi, molto meno il Governo che con l’imbarazzante conferenza stampa tenuta proprio qui in Calabria, ha varato un decreto che in sostanza non fa che inasprire le pene per gli scafisti. Un provvedimento che non può risolvere un problema che ha invece bisogno di una concertazione a livello europeo e se la prende con i terminali della catena di sfruttamento perché spesso lo scafista è solo un altro disperato che si presta all’uopo, magari per non pagare il viaggio o avere un cospicuo sconto.
Il resto si vedrà, visto che il Decreto Cutro sta per avviare il suo iter in Parlamento e la Lega ha pronti ben 21 emendamenti, molti dei quali si concentrano sui rimpatri difficili da realizzare senza la collaborazione dei Paesi del Nord Africa, e una stretta sulle richieste d’asilo.
Occhiuto fa buon viso a cattivo gioco. Il presidente della giunta regionale si defilò nei giorni di Cutro, anche di fronte alle poco felici esternazioni del ministro degli Interni, Matteo Piantedosi. Intervistato dal CorSera, ha offerto la sua ricetta sul fenomeno. In realtà aveva detto cose molto simili qualche settimana prima a Gizzeria, in occasione degli Stati generali della Zes. La visione del presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto, è che l’Italia e la Calabria possano utilizzare il bacino dei migranti come serbatoio di manodopera.
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Un modo, disse a Gizzeria, anche per evitare due fenomeni: il primo è l’irreperibilità di alcune figure professionali in Italia, il secondo è limitare la tentazione delle imprese italiane di investire direttamente in quei Paesi. Concetti che ha ripetuto anche al Corsera, andando un filino oltre. Roberto Occhiuto ha infatti annunciato che martedì porterà in giunta un provvedimento per garantire ai sopravvissuti di Cutro la possibilità di essere assunti nelle imprese edili. La Regione, con le risorse destinate alla formazione, provvederà appunto a preparare queste persone.
Il provvedimento certamente avrà un valore simbolico, ma sul piano della concretezza lascia il tempo che trova. In Italia non sbarcano soltanto uomini e braccia forti per il lavoro, ma anche molte donne e minori non accompagnati. Il vero problema è che la Calabria è terra di sbarco e transito. Sono davvero pochi quelli che decidono di restare qui, la maggior parte, appena può, si sposta in Germania o al Nord. Difatti, sono pochissimi i superstiti di Cutro rimasti ancora in Calabria. Eppure, la prima fase dell’accoglienza costa.
Lo sa benissimo il sindaco di Roccella Jonica, Vittorio Zito. Sebbene non sia riconosciuta come tale, l’area portuale roccellese, fino allo scorso gennaio, ha continuato a gestire numeri da hotspot. A differenza infatti di quanto accade a Lampedusa, dove la prima accoglienza viene gestita interamente dal Ministero, in quel di Roccella, dal momento in cui i profughi mettono piede a terra, sono a carico del Comune. Nel 2022, sono state soccorse qui qualcosa come 10mila persone e il Municipio ha speso quasi 500mila euro. Tanti, troppi, per un piccolo Comune che sulla questione migranti rischia il dissesto perché è vero che poi i Comuni vengono rimborsati dallo Stato, ma prima devono anticipare le spese e soprattutto organizzare la macchina dei soccorsi con mezzi propri.
Ora la Calabria, con l’arrivo della bella stagione, rischia di essere travolta. Parole dello stesso presidente Occhiuto. I dati del Viminale prevedono l’arrivo di almeno 500mila migranti nelle prossime settimane. «Nel 2022 sono approdati da noi 18mila migranti. In realtà, molti di più perché spesso qui arrivano alla spicciolata» ha detto Occhiuto. Possibile che i comuni costieri della Calabria debbano affrontare questa ondata da soli?
Anche su questo Roberto Occhiuto ha una propria ricetta, tutta volta a trasformare un problema in opportunità. L’idea è quella di un accordo con la comunità di Sant’Egidio per insegnare ai calabresi come trasformare l’accoglienza in occasione di lavoro tramite la costituzione di microimprese. Ma i soldi chi li mette?
Il problema è sempre lì. Bisognerebbe sbattere i pugni per costringere il Governo che, come dice Occhiuto, a parte il Cara di Crotone qui ha investito poco o nulla, a sostenere lo sforzo d’accoglienza della Calabria e magari spingerlo a una forte presa di posizione a Bruxelles, per modificare finalmente il trattato di Dublino e dire una volta per tutti che il problema dell’immigrazione non può essere solo dei paesi rivieraschi ma di tutta l’Europa.