Franz Caruso, sindaco di Cosenza, è salito sulle barricate della lotta all’Autonomia differenziata fin dal primo giorno in cui il ddl Calderoli si affacciò in Parlamento. Ha partecipato a ogni manifestazione di piazza nel capoluogo bruzio e a Napoli, dove si sono susseguiti nei mesi scorsi una serie di cortei e sit-in. Adesso intravede nel referendum l’unica arma da brandire per difendere i diritti dei cittadini meridionali che ritiene violati e messi a rischio.

«Non abbiamo altri strumenti a nostra disposizione dinanzi ad un governo che ha barattato l’interesse del Paese per scopi di partito quali il premierato, la riforma della giustizia e l’Autonomia differenziata - dice al nostro network -. Cinque regioni hanno già deliberato per il referendum abrogativo. Non essendo francesi, con il fuoco della rivoluzione ad ardere nel sangue, seguiamo le procedure che ci consente la legge. Io sono convinto che alla proposta referendaria risponderà presente gran parte della popolazione».

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Il primo cittadino guida anche la fronda interna all’Anci Calabria. Insieme agli altri colleghi dei capoluoghi di provincia è sull’Aventino dal giorno dell’elezione di Rosaria Succurro. «Non partecipiamo alle riunioni da quando si è proceduto al cambio dei vertici. Abbiamo stigmatizzato l’assenza nel dibattito su tutte le tematiche importanti che hanno riguardato la vita stessa dei comuni - spiega -. Sull’Autonomia differenziata serve una posizione netta. Avevamo sollecitato l'Anci regionale ad esprimersi, ma la presidente ha rinviato la decisione di una settimana, da Lorica a Lamezia, per interloquire con noi 5. Non è avvenuto alcuno scambio di opinioni, evidentemente non ha la volontà di rappresentare con forza, autorevolezza e convinzione gli interessi del nostro territorio».

Fiorita, Falcomatà, Voce, Romeo e Caruso sull’Autonomia differenziata hanno un’idea fortemente critica. «Non ci pieghiamo a logiche di appartenenza a uno schieramento o peggio a un partito - continua il sindaco di Cosenza -. Si tratta di una battaglia a difesa dei cittadini e di un territorio che sarà penalizzato enormemente, pertanto non si possono assumere posizioni pilatesche. Parlare genericamente di accelerazione non positiva o ipotizzare le coperture dei Lep, significa eludere il problema reale: la divisione dell’Italia in 20 piccoli stati che mina l’unità nazionale».

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«L’errore nel 2001 fu commesso dal centrosinistra - continua Caruso nella sua analisi -. Oggi si persevera dando seguito ad una riforma costituzionale sbagliata. Siamo d’accordo a sottolineare come questa legge non solo balcanizzi il Paese, ma faccia pagare un prezzo altissimo alla Calabria in termini di servizi e di risposte nei campi della sanità, della scuola, dei trasporti, delle infrastrutture, dell’energia e dell’ambiente. Siamo una piccola regione, cosa ci facciamo mantenendo il gettito fiscale attuale? Nulla, saremo sempre più in difficoltà e creeremo problemi anche altre regioni».

A questo punto salta fuori, impietosamente, l’esempio della sanità. «Quando aumenteranno le liste di attesa nelle regioni più avanzate e ci sarà la rivolta dei cittadini della Lombardia e del Veneto, che faranno i loro governatori? Chiuderanno le porte agli altri cittadini? Non lo dico io che ho preso una posizione politica, sostengono questo scenario costituzionalisti, industriali, vescovi ed economisti. All’inizio della mobilitazione, la popolazione non aveva grande contezza della cosa e denunciammo il disinteresse dell’opinione pubblica. Poi abbiamo spiegato loro i rischi e le prospettive e registriamo quindi una sensibilità differente».