VIDEO | Il saggista racconta la prima battaglia contro lo “spacca Italia”: «Era un’intesa secretata, l’abbiamo fatta saltare convincendo una decina di parlamentari. Chi ha votato per questa porcheria è colpevole»
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Pino Aprile è tra i più vecchi amici del Premio Caccuri, tra i primi a ricevere il riconoscimento che oggi considera «il più importante per saggistica in Italia: qui sono dei draghi». Lo scrittore è anche uno dei primi a essersi accorto dei rischi e delle distorsioni dell’Autonomia differenziata. Ai microfoni di LaC evidenzia le necessità della battaglia democratica contro la riforma Calderoli e ricorda un retroscena: la scoperta del progetto di spaccare l’Italia.
La battaglia, innanzitutto: «Quello che bisogna fare – spiega Aprile – è opporsi in tutti i modi possibili all'autonomia differenziata: è un crimine contro l'Italia, un crimine contro le persone, soprattutto le meno fortunate. Ed è un crimine contro il Sud d'Italia».
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Il racconto di come lo scrittore scoprì il progetto che punta a dividere il Paese affonda radici in un’altra epoca, per lo meno parlamentare. C’è un dato che Aprile considera prioritario da sottolineare: «L'autonomia differenziata è stata terribilmente sottovalutata».
La scoperta del progetto avvenne «quasi per puro caso. Toccò a me perché mi occupavo di questi temi». C’è un prologo: nel 2018 il governo Gentiloni firmò le prime intese per l’Autonomia differenziata assieme a tre Regioni: Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Aprile ricorda che «il documento firmato dal governo Gentiloni e Luca Zaia nel 2018 era stato secretato. Riuscimmo, grazie all'aiuto di persone che collaboravano con noi, a tirarlo fuori e fumo noi a portarlo al Senato». Nessuno ne sapeva nulla, «né il presidente del Senato né quello della Camera. Nessuno del nuovo governo ne sapeva niente».
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Grazie a un attivista di quello che sarebbe diventato il Movimento per l’Equità territoriale, il fantasma della riforma assume concretezza: chi legge quella bozza si trova davanti al progetto che oggi è diventato legge, quello di partire prima con l’autonomia e poi con i Lep, prima la norma e poi i diritti dei cittadini. Inizia, così, la prima mobilitazione: «È da lì che è partita un'azione che si è sviluppata attraverso una raccolta di firme lanciata da Gianfranco Viesti». In un altro momento, Aprile l’ha definita una «crociata». Oggi racconta che «furono raccolte 60mila firme nell’appello contro la secessione dei ricchi».
Altro retroscena inedito: «Chiamai la più grande autorità scientifica del Fondo Monetario Internazionale per chiedergli “che ne pensi di questa roba”, lui disse “siete pazzi, metti anche la mia firma contro questa roba qui”». Al di là delle conversazioni private, la «crociata» si sposta in Parlamento: «Portai tabelle, documenti, cartelline che mi stampavo a casa a deputati e senatori. Riuscimmo a convincerne una decina a opporsi: all’epoca la maggioranza di governo era molto risicata e se avessero deciso di andare avanti sarebbe caduto il governo. E così il 22 ottobre saltò il Consiglio dei Ministri».
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Da allora i contenuti della legge sono cambiati (ma non la filosofia di far passare l’Autonomia prima che il Paese sia messo in pari) ma il vero passaggio chiave è un altro: «Si è costruita una maggioranza politica per far passare questa porcheria». Aprile non risparmia nessuno: «Chiunque, sia del Sud che del Nord, ma in particolare del Sud, abbia votato questa porcheria ce l'ha sulla coscienza: o è cretino perché non l'ha capita, o l'ha capita e allora è colpevole».