A molti è suonato strano l’annuncio di Roberto Occhiuto di volersi ricandidare quando mancano ancora due anni di governo. Due anni in cui mettere in campo azioni amministrative piuttosto che una campagna elettorale che diventerebbe interminabile. Del resto molte delle riforme che il presidente della giunta regionale ha messo sul piatto devono ancora arrivare a maturazione: da Azienda Zero al Consorzio Unico di Bonifica.

È vero che annunciare l’intenzione di non candidarsi avrebbe creato fibrillazioni in maggioranza per l’eventuale corsa alla successione, ma non c’era nemmeno bisogno di dire questo. L’annuncio infatti è arrivato nel corso di una manifestazione che celebrava i due anni di governo Meloni, insomma il tema non era certo quello delle future regionali in Calabria. Eppure Occhiuto è andato oltre, anticipando anche come ha intenzione di impostare la sua campagna di comunicazione: attraverso un confronto fra il prima e dopo Occhiuto, la Calabria che ha trovato e quella che è oggi.

Difficile pensare che il presidente abbia buttato lì la cosa, magari perché preso dalla foga del discorso o esaltato da un teatro Cilea pieno. Indiscrezioni dicono che qualche giorno prima c’era stata una riunione della direzione regionale di Forza Italia in cui il presidente aveva raccontato proprio come intende affrontare la prossima campagna elettorale. Indiscrezioni dicono che sia fra l’altro già al lavoro per organizzare le liste di Forza Italia.

La mossa però ha lasciato spiazzati gli alleati. Non è un caso se nessun partito della coalizione è uscito a dar manforte al presidente né la Lega né FdI. Da Roma si è registrato un silenzio assoluto, nonostante l’annuncio sia ormai di tre giorni fa. Qualcuno sostiene allora che l’annuncio sia rivolto soprattutto verso la sua coalizione. C’è stato solo il Pd a criticare l’azione di Occhiuto attraverso Amalia Bruni e Giuseppe Mazzuca, una reazione che ha fatto scattare una difesa d’ufficio da parte dei capigruppo regionale, ma nulla più.

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Un effetto, però, potrebbe essere quello di aver dato un'accelerazione anche alle forze di opposizione che stanno guardando con preoccupazione quanto appena successo in Liguria con la vittoria al fotofinish di Bucci e del centrodestra sul centrosinistra di Andrea Orlando, l’ex ministro Pd dice che si è perso per le difficoltà del campo largo. È mancata la coalizione visto che il Pd si è confermato primo partito col 28%. Ma l’impuntatura di Giuseppe Conte e l’incapacità della Schlein di imporsi rispetto al veto su Renzi ha indebolito il centrosinistra. Ciliegina sulla torta il ben servito di Conte al ligure Beppe Grillo pochi giorni prima del voto. Nella sconfitta, poi, ci ha messo lo zampino anche un calabrese, l’ex senatore grillino Nicola Morra che ha preso quell’un per cento, quel tanto che basta per spostare l’asse su Bucci. Altra curiosità. In Liguria si è candidato presidente anche un altro calabrese. Si tratta di Francesco Toscano, figlio del giornalista Pino, redattore di Gazzetta del Sud. Si è presentato con il movimento di Rizzo, raccogliendo lo 0,85%.

Tornando in Calabria però le cose potrebbero andare diversamente. Di dissidenti del M5s non se ne vede l’ombra, visto che qui sono tutti contiani. Sullo sfondo poi c’è la questione dell'autonomia differenziata che ha creato un blocco politico sociale abbastanza coeso che potrebbe fare da collante per una coalizione ancora tutta da costruire. Insomma se davvero Occhiuto ha intenzione di centrare un obiettivo mai riuscito a nessuno, ovvero essere riconfermato alla guida della Regione, avrà più filo da torcere che in Liguria. Ovviamente a patto che il Pd calabrese smetta di litigare con se stesso e il centrosinistra individui in tempi utili una candidatura autorevole.

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