Fate presto (e magari anche bene). Si legge così, e solo così, l’ultima presa di posizione di Gianni Speranza su quello che sta succedendo nel centrosinistra a Lamezia Terme. Dice che questo è il senso ultimo del suo appello alla coalizione, inviato non per ansia personale di una poltrona ma per il bene della città.

Speranza, lei è fuori dai giochi dal 2015, dal 2017 non ha alcuna tessera di partito. Come è finito in questo bailamme?
«Perché nelle scorse settimane ho avvertito una ondata di simpatia dei miei cittadini verso la mia persona e, nello stesso tempo, la difficoltà del centrosinistra a trovare una sintesi. Per questo ho dato la mia disponibilità, ma senza mai pretendere candidature a tutti i costi, solo con lo spirito di dare una mano».

Questo lo dicono tutti…
«Io lo penso davvero. Sono per il ricambio generazionale, nel senso che è venuta avanti una istanza da parte dei giovani democratici, da parte di altre forze del centro-sinistra, di  Lamezia Benecomune. Adesso ho visto proprio sul LaC una intervista della Orrico e io faccio mia questa idea del ricambio generazionale. Naturalmente se uno dice questa cosa vuol dire che è disponibile a fare, non uno, ma tre passi indietro».

Che significa ricambio generazionale?
«Ricambio generazionale significa una persona molto più giovane di me, competente... magari un team, un giovane uomo, una giovane donna, rispetto a me e quindi vuol dire fare un passo indietro».

Anche lei è affascinato dal giovanilismo?
«Non necessariamente. Adesso dico una proposta giovane, ma se vogliono possono scegliere una persona che ha la mia età, maschio o donna che sia, o anche più anziano di me. Io non sono uno di quelli che decide, sono una persona indipendente che è fuori dal giro. Ho fatto questo discorso perché ho un rapporto forte con la città, con le persone che mi hanno in qualche modo spinto a dare la mia disponibilità, è una cosa che ho fatto».

E poi che è successo?
«Allora, io mi sono soltanto sottoposto, quando ho detto che potevo essere disponibile, alla valutazione della coalizione e ho partecipato anche, perché mi hanno coinvolto, al sondaggio che ha fatto il Partito Democratico su alcuni nomi. Rispetto a questo sondaggio mi è stato comunicato che sono andato benissimo».

Chi gliel’ha detto visto che il sondaggio è segreto?

«Questo sondaggio è stato fatto tra ottobre e i primi di novembre e mi è stato comunicato autorevolmente da chi doveva comunicarmelo, dal responsabile ufficiale del Partito Democratico che era andato così e che naturalmente doveva seguire una discussione. Quindi io ho detto che mi sottoponevo alla valutazione della coalizione, che poteva benissimo scegliere una proposta che non fossi io. È ovvio che se ci fossero state proposte più condivise di me, giovani o meno giovani, potevano benissimo essere fatte. Io non mi sarei opposto, l'avrei accettato. Così come ho proposto, quando ho visto che c'era una difficoltà a scegliere, le primarie di coalizione, ma fatte bene, con uno spirito di collaborazione. Non solo le primarie si devono fare senza coltello fra i denti, senza guerre, ma anche con uno spirito di collaborazione. Chi partecipa in qualche modo viene valorizzato, non solo chi vinceva. Le primarie per includere, ho proposto anche questo».

Come mai le primarie poi non si sono fatte e nemmeno si è reso pubblico l’esito del sondaggio?
«Perché non si sono volute fare le primarie non mi è stato mai spiegato. Così come non ho idea del perché il sondaggio sia stato tenuto riservato».

A questo punto si è chiamato fuori. Ma si è chiamato fuori dal centrosinistra o proprio dalla partita elettorale?
«Io mi sono dissociato totalmente da questa situazione, che non si capisce come andrà a finire, ma nel momento in cui dico facciamo una nuova generazione, è evidente che propongo una cosa che non sono io. Che devo fare? Se uno dice, e l'ho già fatto un mese fa, e poi l'ho ribadito, e se poi addirittura la risposta che a questo argomento forte si dà è quella, diciamo così, che si devono evitare i personalismi, ma insomma è chiaro che non c'è dialogo, no? Ma quale personalismo?».

Insomma non è questione di nomi, ma perché pensa che il tempo sia scaduto?

«Lei avrà certamente notato che in questo mese e mezzo, da dicembre ad oggi, da quando il PD è commissariato, non si sono fatte iniziative pubbliche su temi politici… ha notizie di seminari e di riflessioni sui problemi della città? No. E allora di che cosa stiamo parlando? Io penso invece che a quest'ora ci doveva essere già un programma elettorale vero, elaborato, eccetera, eccetera; invece non si riuniscono da due mesi! E se io dico che mi dissocio da questo andazzo, mi si dice che non capisco l'importanza dei programmi. Mi pare paradossale».

Ma, a questo punto, un suo impegno autonomo è possibile prevederlo, oppure no, lo esclude?
«Ma è evidente che io, col discorso che ho fatto ieri, ho cercato di dare una mano al centrosinistra della città. Non ho lavorato, e non sto lavorando, per una balcanizzazione. Io non lavoro per la frantumazione, per mettere tutti contro tutti. Io sono intervenuto ieri con alcuni scopi precisi e utili per la città e soprattutto per impedire che si continui con questa logica della melina e dei ritardi. Perché il centrosinistra già in passato ha fatto così.La scorsa volta è andato con tre candidature quella del Pd, quella civica di Rosario Piccioni e quella del M5s. E la candidatura del PD si è decisa all'ultimo momento, per sfinimento».

Senta qualcuno dice che lo stallo nel centrosinistra è dovuto ad una contrapposizione fra lei e Doris Lo Moro
«Anche questa è bella. Dov'è questa contrapposizione? Ho detto mai una parola contro la Lo Moro o qualcosa che possa far pensare a una contrapposizione? Quando mai? Perché si devono inventare cose che non esistono, contrapposizioni, eccetera. Io ho detto che poteva essere, se la coalizione l'avesse valutato, una delle persone che poteva essere candidata, punto. Ribadisco per l’ennesima volta che non ho ansia da poltrone. Ho detto si scelga un candidato giovane. Non va bene nemmeno questa opzione? Se ne faccia un’altra, ma si faccia in fretta perché altrimenti poi come si combattono fenomeni come l’astensionismo? Bisogna anche fare in modo che la gente non sia sconcertata. A quest'ora, prima ancora dei candidati, si sarebbe già dovuto fare un programma, ma come si fa un programma se non si riuniscono da due mesi? Chi lo fa il programma? Quale discussione c'è stata con i cittadini, in quale zona della città, sul programma da portare avanti rispetto alla situazione drammatica della città oggi?».

Per questo ha deciso di dissociarsi dal centrosinistra?
«Non mi dissocio dal centrosinistra nel quale vanto una militanza di 40 anni a livello locale e nazionale. Non mi voglio rendere responsabile e coinvolto in un andazzo che non condivido. In una logica che non è la mia, che è quella appunto degli equilibri che si compongono e si scompongono a seconda degli interessi delle persone. Delle cose che si scelgono alla fine, si scelgono in conventicole. Lo spirito con cui ho parlato e con cui sto facendo l'intervista, è uno spirito col quale spero che si smuovano le acque e si decida presto e bene. Ma è questo lo spirito, non ci sono altre cose».