«È una grande soddisfazione, la riprova di quanto si percepiva, del reciproco amore tra me e la comunità». Paolo Mascaro a poche ore dall’esito delle urne ha già rimesso piede a via Perugini, seppur per una visita informale. A giorni è attesa la proclamazione e, promette, i tempi per la composizione della giunta saranno serrati. Se non fosse per la percentuale estremamente bassa di elettori, neanche il trenta per cento, si potrebbe dire che è stato un plebiscito. 69,9 per cento la quota di voti che si sono riversati sull’avvocato, 31,1 per cento quelli destinati al competitor Ruggero Pegna.

 

Un momento importante per Mascaro, defenestrato dallo scioglimento del consiglio comunale, dichiarato candidabile in primo grado e in appello (ma ci sono alcuni ricorsi pendenti) e che ha visto la città rivolerlo a via Perugini al termine di una campagna lacrime e sangueDa un lato povera di contenuti, dall’altro con toni esasperati, illazioni e sospetti. E non sono mancate le querele: «Avendo fatta campagna elettorale tra la gente mi aspettavo consenso ma non così tanto – ammette Mascaro - il momento più brutto di questa campagna sono stati gli attacchi personali continui e ripetuti, sembrava in certi momenti una caccia all’uomo». «Come primo atto - ha aggiunto - cercherò di ridare fiducia a tutti i dipendenti comunali. Perché credo che troverò un ambiente molto demotivato». E non è solo la demotivazione a dovere allarmare ma anche il calo vertiginoso di presenze, effetto di quota cento. I dipendenti di via Perugini erano già in numero decisamente inferiore rispetto al fabbisogno stabilito dalle norme ed ora a causa dei pensionamenti gli uffici si sono svuotati.

 

 

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