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Mentre il centrosinistra naviga a vista, con un commissario del Pd appena rientrato da Roma e che in queste ore cercherà di fare sparire qualche pedina da una scacchiera decisamente troppo affollata, il centrodestra lametino gioca la propria partita sul concetto di politica e dei partiti. Una riflessione ampia, più volte riproposta da due dei candidati, Pasqualino Ruberto e Paolo Mascaro, che ha stupito e continua a stupire l’elettorato, ma che trova fondamento, non solo nel passato personale dei due concorrenti, ma anche nella storia recente della città.
Da un lato Pasqualino Ruberto, fuoriuscito dal Nuovo Centro Destra, non ha paura di attaccare il concetto stesso di partiti, definendoli feudi chiusi, in cui vengono prese decisioni da imporre agli altri. Dall’altro Paolo Mascaro, avvocato, ex dirigente della Vigor Lamezia, che, al suo debutto in politica, spiega che il mondo civile senza il sostegno dei partiti non può andare oltre un certo limite.
Dalla sua Mascaro ha Forza Italia e Udc, oltre a l’Unione di Centro, i Cristiani Democratici Uniti, i Repubblicani ed il Nuovo Psi. Una compagine che secondo Mascaro avrebbe decretato un plebiscito nei suoi confronti, portandolo a dire che in realtà Ruberto non è un candidato del centrodestra. Affermazione a cui l’ex presidente di Calabria Etica ha recentemente risposto invitando l’avversario a riflettere sulla totale assenza di alcuni dei suoi sostenitori dalla scena politica lametina. Dall’altro Ruberto accusa proprio Forza Italia, principale sponsor di Mascaro, di avere portato, tramite gli accordi con il sindaco Speranza, Lamezia alla sua attuale situazione.
di Tiziana Bagnato