Se l’Italia ha un merito è quello di aver salvato tantissimi migranti in mare. Se l’Italia, invece, ha un demerito è quello di procedere a rilento nella digitalizzazione delle impronte. Un aspetto troppo spesso sottovalutato, per nolo o dolo, che adesso è stato messo sotto la lenta d’ingrandimento dall’Unione Europea, che ha così bacchettato l’Italia rea di non fare abbastanza per identificare la maggiorparte dei profughi. Molti migranti, infatti, sfuggono a questo genere di procedure per un fatto meramente politico. Ovvero, in base alle regole imposte dalla cosiddetta “convenzione Dublino” la richiesta di asilo dev’essere chiesta e attesa nel primo paese dello sbarco. Che non necessariamente dev’essere l’Italia, perché per sbarco viene inteso il primo paese dove appunto vengono prese le impronte digitali.

 

Su 140mila stranieri sbarcati nei primi dieci mesi del 2015, 40mila hanno rifiutato di sottoporsi alle procedure, soprattutto siriani ed eritrei che vogliono richiedere asilo in altri Paesi dell’Unione, come Germania e Svezia. Succede così che rifiutano foto e impronte e gli agenti non hanno – allo stato della normativa attuale – mezzi per forzarli all’identificazione. Sono dati del Viminale, quindi i più attendibili possibile.

 

La Ue, pare, inizierà nei prossimi giorni una procedura di infrazione, con l’invio di una lettera di messa in mora nei confronti dell’Italia. Un “atto dovuto” a causa del “mancato rispetto” di alcune delle disposizioni di Eurodac, ovvero il date base utilizzato per scongiurare ad esempio il pericolo che un soggetto possa chiedere in più paesi l'asilo politico, o che lo richieda in un altro a seguito di diniego, oltre al pericolo che potenziali clandestini possano spostarsi liberamente nel territorio dell'Unione. Una bocciatura pesante, se così sarà, soprattutto per il ministro degli Interni Angelino Alfano, il quale – evidentemente – non riesce proprio a gestire tecnicamente il continui flusso di arrivi sulle coste italiane. “Meritiamo solo un grazie”, ha commentato Alfano alla notizia della possibile e paventata multa della Ue, auspicando la retromarcia da parte di Bruxelles. 

 

Ma i patti erano chiari. E se i dati dicono che ben 40 mila migranti hanno rifiutato la digitalizzazione significa che qualche falla nel sistema c’è. Il rischio, specialmente in questo momento, è quello di veder aumentato il numero di clandestini e gente senza nome e cognome in giro per l’Italia, in attesa di varcare una frontiera ad oggi insuperabile.